Attenzione alle truffe – di Giuseppe Careri

Attenzione alle truffe – di Giuseppe Careri

Da diversi mesi i cittadini italiani sono alle prese con gli infiniti problemi politici e sociali del paese a partire dall’aumento dei prezzi, dall’inflazione, agli sbarchi degli emigranti sempre più numerosi, ai femminicidi, alle continue morti sul lavoro, alle polemiche continue sul salario minimo.

Polemiche che investono ognuno di noi, aggravati dagli aumenti delle accise caricate sui carburanti, diesel e benzina, ormai oltre due euro al litro.

La gente è infatti esasperata dai tanti problemi, soprattutto quando riguardano il proprio portafoglio e la propria sicurezza personale.

Da tempo, una delle maggiori preoccupazioni dei cittadini riguarda appunto il costo della vita sempre più alto, ma anche la paura di borseggi effettuati quasi sempre per strada, o a bordo di autobus e metropolitane.

Ma la sorpresa di un furto del portafoglio, o di altro può avvenire anche incidentalmente dal cielo a causa, sembra incredibile, di possibili escrementi “sganciati” da qualche piccione viaggiatore o da un pattugliamento di uccelli di vario genere e grandezza.

Per sapere di più sul furto causato involontariamente dagli uccelli, sentiamo il racconto di un signore colpito alla testa e sulle spalle da una scarica di cacca proveniente dal cielo.

“Stavo rientrando a casa dopo aver fatto la spesa al supermercato. Ero sul marciapiede e camminavo soprappensiero. A dieci metri dalla meta, mi sento cadere sulla testa e sulle spalle, perfino sui calzini, una scarica improvvisa che immediatamente ho pensato fosse solo dell’acqua proveniente da qualche giardiniere che annaffiava le piante del suo giardino. Istintivamente metto la mano sui capelli e con mia grande sorpresa mi accorgo, invece, di essere stato “centrato” da qualche uccello affetto magari da dissenteria. Immaginate lo schifo e la fretta di correre a casa per pulirmi le mani e farmi la doccia.

Malgrado lo schifo della mano sporca di cacca, e soprattutto in testa, penso tra me di essere fortunato. Compare infatti all’improvviso, un signore sui trent’anni, con un cappellone da cow boy, dal viso olivastro, forse di origine messicana o colombiana.

Questo giovane signore. come se fosse la provvidenza, tira fuori dalla tasca dei fazzolettini e me li mi porge immediatamente. Che fortuna, penso tra me. Lo ringrazio e comincio a pulirmi la mano; nel frattempo il messicano/colombiano tira fuori dal borsello altri fazzolettini. Si mette poi alle mie spalle e comincia a togliermi la cacca dalla testa. Lo ringrazio per tanta cortesia spontanea.

Continuando l’opera di pulizia alle mie spalle, il messicano/colombiano mi spinge all’angolo del marciapiede dove non è visibile dalla strada. Continua quindi a pulirmi la maglia con una certa lena. Poi mi dice di allacciarmi il colletto. Mi tranquillizza e mi dice in italiano: così evito di sporcare ulteriormente la maglia. Terminata l’operazione di pulitura, il messicano/colombiano mi saluta accompagnato dai miei ringraziamenti calorosi per la cortesia e l’aiuto che mi ha dato.

Mi affretto quindi verso casa per lavarmi e togliermi di dosso questa cacca piovuta dal cielo probabilmente da uno stormo di uccelli. A casa tento di lavare la maglia e i calzini ma lo sporco della cacca non va via. Decido quindi di gettarli nei cassonetti.

Finalmente di nuovo pulito e profumato racconto l’episodio agli amici del circolo che in coro dicono tutti: sei stato proprio fortunato!!! Io sorrido compiaciuto anche per la presunta fortuna che ha attraversato per una volta la mia strada.

Il giorno dopo racconto a mia figlia la fortuna che mi aveva colpito. Lei ascolta in silenzio il mio racconto e poi mi chiede: Pà, hai visto se hai la catenina con la madonna che ti ha regalato mamma?… Io, un po’ sorpreso dalla curiosa domanda  rispondo dopo una pausa di alcuni secondi. Mi accorgo solo a quel punto che il messicano/colombiano mi aveva rubato la collana d’oro a cui tenevo tanto, soprattutto per la bella medaglia della Madonna che mi aveva regalato mia moglie prima di morire.

Ai carabinieri racconto l’episodio del furto della collana con il trucco escogitato dal messicano/colombiano della pistola con la quale ha sparato il liquido finito sulla mia testa e sulle spalle.

Avverto quasi una sensazione di inutilità della denuncia per i tanti furti quotidiani rimasti spesso impuniti. Succede così di vedere un bel giorno un gruppo di sette ragazzi che colpiscono con calci e pugni un indiano di 26 anni che poco prima a una periferia di Roma al Quarticciolo aveva rubato la borsetta a una vecchietta di novant’anni. Una reazione violenta da condannare, ma frutto della rabbia dei cittadini causata non solo dei tanti furti rimasti impuniti, ma anche e soprattutto per i tanti problemi quotidiani difficili da superare.

Giuseppe Careri