Il Pil in calo … dopo le esaltazioni

Il Pil in calo … dopo le esaltazioni

Si fa presto ad esaltarsi per la crescita del Pil. Un grave errore guardare alle cose sempre e solamente sul medio termine. Questo distingue i politici qualunque da solide figure cui affidare la guida di un paese. Dopo mesi di celebrazioni che le cose per noi stavano andando meglio di quanto non accada a Francia e Germania, arriva una sorta di doccia fredda.

I dati resi noti dal Centro Studi di Confindustria, che non si può certo inserire tra i contrari all’attuale Governo, sono chiari: pure quello dell’economia italiana è un “andamento lento” , e certo non aiuta il continuo innalzamenti dei tassi d’interesse decisi dalla Bce che non si muove in maniera dissimile dalla Fed americana, entrambe preoccupate di contenere l’inflazione che non è affatto tornata in parametri accettabili.

Il Pil del secondo trimestre è praticamente fermo per la flessione dell’industria e delle costruzioni che non viene sufficientemente compensata dalla crescita nel settore dei servizi.
Mentre resta alto l’andamento dell’inflazione dei prezzi alimentari con un +10,7%,  si registra un’incertezza per i consumi, anche se il numero degli occupati nel secondo trimestre registra un +0,4%.
Se il turismo traina, l’industria è segnalata in una fase di debolezza con i principali indicatori che confermano una frenata. Nonostante un rimbalzo positivo della produzione registrata a maggio, c’è da considerare l’arrivo di una contrazione di quasi il 2%, la riduzione del manifatturieri delle Pmi e flessioni del fatturato. Le costruzioni non stanno più trainando l’industria perché hanno registrato addirittura un secondo calo consecutivo e, dunque, si sono attestate al  -4,3% da inizio anno.

Anche gli investimenti delle imprese sono in frenata. Sono considerate deteriorate le condizioni per investire mentre restano basse le attese delle imprese sulla spesa per investimenti nei prossimi sei mesi soprattutto a causa del credito diventato più caro e difficile da ottenere.

A quanti si sono esaltati per le difficoltà registrate in altri paesi europei, segnatamente Francia e Germania, è il caso di sottolineare che questo ha portato ad una riduzione dello 0,3% del nostro export italiano. Perché è soprattutto il calo della domanda dei nostri prodotti sul mercato della Ue a farsi sentire.  Recupera, solo in parte, il commercio mondiale a maggio (+0,3%).