Non abbiamo risolto nulla sui migranti con la Tunisia

Non abbiamo risolto nulla sui migranti con la Tunisia

Human Rights Watch (HRW), un associazione internazionale che si batte per la difesa dei diritti umani denuncia il forzato trasferimento da parte delle autorità tunisine di numerosi rifugiati, in gran parte provenienti dall’Africa sub sahariana,  ai confini con la Libia dove sono lasciati neppure senz’acqua e cibo. Il trasferimento riguarderebbe centinaia di migranti dalla città costiera di Sfax in una zona desertica militarizzata, ma sprovvista delle più elementari strutture d’accoglienza.

Il numeroso gruppo, tra cui vi sono decine di bambini, donne in avanzato stato di gravidanza e feriti, non possono andare da nessuna parte visto che le autorità libiche hanno il varco del confine.

Le autorità di Tunisi hanno adottato il provvedimento dopo che nei giorni scorsi si sono verificati degli scontri a Sfax, dove i migranti coinvolti nel trasferimento sostengono di aver subito degli attacchi d’odio razziali.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) presente in Libia sostiene di essere in grado di fornire assistenza medica ai malcapitati, ma che è necessaria l’autorizzazione al loro ingresso nel paese confinante superando la “terra di nessuno” in cui sono stati reclusi.

Tutto ciò avviene mentre s’intensificano le pressioni dell’Unione europea sul governo tunisino perché organizzi l’adeguata accoglienza dei migranti e per questo si è detta disposta a fornire un pacchetto di aiuti del valore di un miliardo di euro. Ma finora non vi è stata alcuna adesione alla proposta da parte di Tunisi cui si era recata in visita anche la Presidente del consiglio italiana, Giorgia Meloni. In realtà, la risposta del Presidente tunisino Kais Saied è stata sintetizzata dalla sua dichiarazione che il suo paese non farà la “guardia di frontiera dell’Europa”.

Secondo molti commentatori, sarebbero state proprio le ulteriori dichiarazioni di Kais Saied contro l’arrivo dei rifugiati a favorire le aggressioni razzistiche denunciate dai migranti. Saied ha parlato senza mezzi termini di “orde di migranti irregolari dall’Africa sub-sahariana” che portano in Tunisia  “violenza e criminalità”. Gli stessi commentatori considerano l’atteggiamento delle autorità tunisine un diversivo che distogliere l’opinione pubblica dalla grave crisi economica che sta attanagliando il paese nord africano.

Sulle vicende in generale che riguardano profughi, rifugiati e migranti che da varie regioni dell’Africa si spostano in Libia e Tunisia nel tentativo di provare a raggiungere l’Europa, ha concesso un’intervista a Città Nuova il cardinale (CLICCA QUI)  il quale ha, tra l’altro detto:

“Ci meravigliamo quando succedono i naufragi: per giorni un tappeto di telecamere e trasmissioni, commemorazioni e cerimonie, ma intanto paghiamo la Libia o la Tunisia per fare il lavoro sporco e ci sentiamo a posto. Se questa è politica qualcuno mi dovrebbe spiegare cos’è la politica. Ho la documentazione delle torture in Libia. E non credo di essere il solo ad avere evidenza di quello che accade. Non sono carezze, sono gravi violazioni dei diritti umani, sono violenze. Finiamola di fingere e di meravigliarci. Piangiamo per una strage quando sappiamo che tra mezz’ora un’altra barca va a fondo. Il vescovo di Algeri mi diceva poi che quelli che noi rimandiamo indietro con i respingimenti sono uomini già morti: alcuni si mettono a mendicare, altri finiscono in prigione o prendono la via del deserto, ma per loro non c’è futuro. Chi sta lavorando veramente per fermare tutto questo?”.

Per poi aggiungere: “Il problema è che oggi ci vorrebbero delle autostrade umanitarie, non dei corridoi. Ci sono 269milioni di migranti nel mondo, c’è chi lo chiama il sesto continente. Se dovessi regalare un mappamondo dove manca un continente me lo restituirebbero perché inutile e monco. Noi pensiamo noi stessi e il nostro futuro senza tenere conto di questo nuovo continente e del fatto che il mondo sta cambiando e dunque le risposte che pensiamo sono inadeguate o soltanto buone intenzioni per le dichiarazioni pubbliche”.

CV