Il condizionamento oscuro del web (2) – di Massimo Molteni

Il condizionamento oscuro del web (2) – di Massimo Molteni

Segue l’intervento pubblicato ieri (CLICCA QUI)  sempre a firma di Massimo Molteni

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. E dopo Sagunto, Annibale attraversò le alpi e sconfisse i romani ripetutamente.

L’evoluzione digitale, icasticamente descritta dal prof Floridi con il termine ON-LIFE, ci sta inesorabilmente cambiando la vita: portando, come tutti i cambiamenti, grandi vantaggi, ma anche grandi rischi, se non si capisce la profondità del cambiamento che sta avvenendo.

Citando sempre Floridi, le Mangrovie hanno sviluppato un bioma specifico grazie alla loro capacità di vivere sia nell’acqua dolce che nell’acqua salata contemporaneamente, ossia nell’analogico e nel digitale, come siamo chiamati a fare in questa epoca storica: altre specie vegetali non si sono adattate e sono state sopraffatte.

In ogni importante cambiamento biologico e sociale, è necessario disporre di tempo per adattarsi e trovare soluzioni nuove e a volte ardite: o scommettere che il cambiamento – ossia l’intruso – sarà sconfitto e tutto tornerà come prima.

La rivoluzione digitale sarà effimera? Difficile anche solo immaginarlo.

Le maggiori criticità che sta suscitando sono legate alla incredibile velocità con la quale questa rivoluzione si è imposta e al fatto che è in grado di influenzare fino a modulare il funzionamento – non tanto come obiettivo principale –  di alcuni network cerebrali e di conseguenza influenzare le modalità di sviluppo di alcuni schemi mentali di giudizio cui eravamo abituati da secoli.

Ogni rivoluzione va gestita partendo da principi fondanti che caratterizzano l’essere umano sui quali poggiare la ricerca di aggiustamenti o correttivi: principio basilare è la libertà della persona. Meglio ancora il primato della persona nella sua unicità da difendere da ogni pretesa di controllo statale o tecnologico.

E anche da influenze subdole, in quanto invisibili: cercando di evitare sia reazioni eccessive e quindi di per se stesse liberticide, sia sonnacchiose indolenze che poggiano su un improbabile (in questo caso) aggiustamento spontaneo.

Proprio per evitare interventi normativi o proibizionistici nei confronti dei tanti “tools” che il digitale ci ha reso disponibili, è necessario individuare modalità che non scalfiscano la libertà della Persona e delle sue legittime iniziative, attraverso modelli che però liberino la libertà della Persona dai condizionamenti subdoli e occulti, da cui non  è in grado di difendersi e che minano lo stesso concetto di Libertà. A meno di accettare il concetto, caro al Transumanesimo, di modificare, superandola, la stessa struttura umana e dare vita ad un nuovo essere che nasce dalle ceneri dell’homo sapiens.

Gli interventi regolatori dello Stato spesso oscillano tra due polarità: o sono pervasivi e liberticidi o sono goffi e inefficaci.

In una società compiutamente liberale, la libertà di scelta e la libertà di impresa sono due importanti capisaldi, anche se non gli unici, e che si devono comporre con altri tipi di libertà.

In un contesto sociale come l’attuale che per diversificate ragioni sta smarrendo la capacità dialettica e di confronto, anche per le trasformazioni che la rivoluzione digitale sta introducendo, è necessario utilizzare strumenti che – nel rispetto delle libertà prima richiamate – consentano la possibilità di modulare meglio comportamenti che potrebbero portare fino a fenomeni di dipendenza (che non sono mai – nello stadio finale – espressione della liberà volontà individuale).

Lo strumento principe è quello della leva economica, non tanto come leva punitiva o moralistica, ma come strumento ordinario che già regola i comportamenti delle persone: non è forse il libero mercato in grado di regolare i comportamenti? Se la domanda è alta, i prezzi crescono e il bene viene consumato in maniera più consona e viceversa. Così come, se si vuole dominare il mercato, si sviluppano grandi trust che una volta acquisite posizioni dominanti si suddividono di fatto le sfere di influenza fino a quando spontanee evoluzioni del sistema, mutando gli equilibri, producono ri-arrangiamenti interni al sistema stesso.

Una altra tecnica, ben nota anche alle mafie per penetrare nei territori, è quella di rendere disponibile grandi quantità del bene (che poi genererà dipendenza), anche sottocosto o addirittura gratis.

Da qualche anno, il web è dominato da alcuni grandi trust economici, in grado di dosare sapientemente il “desiderio” e la disponibilità gratuita di ciò che può soddisfarlo: fosse solo questo, non ci sarebbero problemi.

Ma, proprio la struttura tecnologica del web, e in particolare del lato social della rivoluzione digitale, ha introdotto meccanismi – forse non voluti – in grado di modulare il funzionamento, inconsapevolmente, di alcuni network cerebrali: ben inteso, quando se ne fa un uso continuo, sistematico e altamente ripetuto.

Come quindi aiutare le persone a modulare l’uso del web, senza limitarne peraltro la loro libertà di utilizzo?

Agendo sul versante dei costi che devono spendere per godere di un bene, certo importante, ma non ancora indispensabile “quoad vitam”: l’acqua deve essere un bene disponibile per tutti (e quindi a costi accessibili per tutti), i tools digitali possono invece rientrare nelle logiche di mercato.

Con una variante: poiché – con un uso smodato – possono produrre cambiamenti anche strutturali, specie nei più deboli o fragili, è necessario correggere lievemente la naturale tendenza dell’obiettivo di impresa – ossia il legittimo incremento della catena del valore – che in questo caso specifico ha puntato tutto sulla enorme scalabilità del prodotto (azzerandone così i costi per l’utilizzatore), rendendo la cosa un po’ meno conveniente per tutti.

Questa minor convenienza dovrebbe produrre, nel rispetto della libertà di tutti, un utilizzo differente di questi “tools”:

  • Gli utilizzatori, essendo un po’ più costoso ricorrervi (e il costo deve essere tarato sulla frequenza d’uso specie se per periodi lunghi e consecutivi: essere attaccati al “gaming” per diverse ore consecutive per diversi giorni consecutivi, è ben diverso da un “gaming” ridotto nella durata e anche nella ripetitività d’uso: e l’IA saprebbe ben riconoscere se uno passa da un “gaming” all’altro o da un social all’altro per negarne il consumo continuativo…), saranno spinti a farne un uso un poco più parsimonioso dirigendosi su quei “tools” che sono più importanti nella loro vita di tutti i giorni: e se l’utilizzo si riduce e con esso i continui rinforzi neurobiologici indotti, il rischio di dipendenza si attenua (non si azzera, ma sarebbe un bel passo avanti).
  • I costruttori di “tools” anche i grandi trust che hanno acquisito una posizione di dominio assoluto grazie al digitale, sarebbero spinti, se gravati di costi legati al consumo e cioè all’utilizzo, a fare prodotti che non dovendo competere sulla scalabilità del prodotto, ma sulla qualità del vantaggio offerto all’utilizzatore, probabilmente saranno invogliati a sviluppare prodotti di maggiore qualità: è quanto succede nel mercato, quando diventa progressivamente più maturo.

E per finire, per gli stati avere qualche risorsa in più derivante da queste attività da reinvestire in programmi formativi e educativi, chiuderebbe virtuosamente il cerchio: con sapiente modulazione si genererebbero fondi da finanziare un nuovo Pnrr tutto destinato alla educazione!

Servono però economisti ricchi di talento e di visione  e politici innamorati della Persona Umana, per generare  proposte operative, che di certo saranno inizialmente avversate:  si tratta di sviluppare e introdurre un “enzima o catalizzatore” nel sistema del “libero mercato” per accelerarne i processi verso la maturità e sottrarci dal rischio di avere generazioni di futuri adulti con network cerebrali plasmati da una condizione certamente “non naturale”: e proprio il sacrosanto principio ecologico del rispetto integrale dell’ambiente, deve portarci a rispettare tutto l’ambiente naturale dove il nostro organismo vive (non solo l’aria o la CO2)

Umanesimo e ecologismo integrale: nel rispetto della Libertà e della Persona. Non è impossibile.

Nel mentre Sagunto brucia assediata, io non manderei contro gli elefanti di Annibale schierati e addestrati, alcune decine di impavidi vecchietti che cercano di insegnare agli elefanti a non calpestare le aiuole…: come di sicuro si augurano i… ”Cartaginesi”. Abbiamo risorse e competenze per fare meglio.

Massimo Molteni