Proprio sicuri che gli italiani apprezzino l’andamento dell’economia?

Proprio sicuri che gli italiani apprezzino l’andamento dell’economia?

Grande battage per il Pil italiano che cresce. Ovviamente, si è obbligati a chiedersi per chi e, ci si riflette da tempo, se questo dato di per sé definisce il benessere di una intera Nazione? E chi ne trae i vantaggi più importanti e più duraturi? Al momento non se ne vede la ricaduta per gran parte degli italiani. Che, anzi, constatano come siano costretti a chiedersi a quale settimana devono porsi il traguardo del “fine mese”. In ogni caso, parliamo dello 0,5%. Tanto per chiarire.

“Il clima di fiducia delle imprese torna ad aumentare dopo la stabilità registrata lo scorso mese. L’aumento dell’indice è trainato dall’industria e, in misura minore, dai servizi. Il clima di fiducia dei consumatori cresce per il secondo mese consecutivo. La dinamica positiva dell’indice di fiducia è la sintesi di valutazioni in deciso miglioramento sulla situazione economica generale e su quella corrente e di opinioni improntate alla cautela sul quadro personale e futuro”. Così recita il Commento sintetico con cui l’Istat presenta l’Indice di fiducia delle imprese e dei consumatori di marzo 2023(CLICCA QUI).

Ora nessuno mette in dubbio la serietà e le capacità tecniche degli operatori dell’Istat, così come quelle dei sondaggisti che periodicamente c’informano sul sentimento degli italiani nei confronti dei partiti e dei leader politici. Ma è certo che a noi, modesti dilettanti nel settore, non possiamo che restare alquanto perplessi su quanto leggiamo.

Di fronte agli scaffali dei supermercati non cogliamo proprio tutta questa fiducia. Almeno, da parte dei consumatori che, ignoranti come noi in rilevazioni e sondaggi, sono però in grado di vedere come l’aumento dei prezzi sia vicino al 30% medio rispetto a quelli degli stessi prodotti dell’anno scorso. E a poco servono le promozioni, per cui ci si ingegna a passare da un supermercato all’altro a seconda delle cosiddette offerte, per poi ritrovare latte, pasta e pomodoro, tanto per parlare solamente dei prodotti base, aumentati di molto all’indomani della fine dello sconto.

Si tratta allora di capire quale sia il bacino utilizzato per queste rilevazioni che servono solo, ma con un divario davvero ampio rispetto alla realtà delle cose, a sentire dire che “tutto va bene madama la marchesa”. Se gli intervistatori sentissero la gente, soprattutto i pensionati e i consumatori a più basso reddito, una volta oltrepassate le casse dei supermercati, forse, avrebbero un’idea più chiara di qual è la reale condizione del Paese.

E di come si vive il peso dell’inflazione, della quale godono in pochi e soffrono in moltitudini. E a questo riguardo bisognerebbe davvero definire un paniere reale e non fare, come accadeva negli anni ’60 e ’70 quando si giungeva ad autentiche manipolazioni per far quadrare conti che non quadravano. Secondo quanto si raccontava in quei tempi, si giunse persino a far sparire le sigarette Nazionali senza filtro dalle comuni tabaccherie (le si trovavano solo in quella della Camera dei deputati) perché, per quanto riguardava il fumo, quel tipo di sigarette erano le uniche a far parte delle rilevazioni Istat. Meno se ne vendevano e meno facevano pendere la bilancia da un parte. Sarà così anche oggi?