La guerra in Ucraina e i profitti dei fondi speculativi

La guerra in Ucraina e i profitti dei fondi speculativi

Gli “hedge fund”, i fondi speculativi, sono quelli che più hanno approfittato dell’impennata dei prezzi alimentari verificatasi a seguito della guerra in Ucraina pur non avendo niente a che fare con la produzione e la distribuzione di cibo. Secondo le analisi condotta da Unearthed, l’unità di giornalismo investigativo di Greenpeace, e l’organizzazione giornalistica senza scopo di lucro Lighthouse Reports, e resa nota da The Guardian (CLICCA QUI), i dieci fondi più importanti del genere avrebbero realizzato profitti per quasi due miliardi di dollari. Quasi tutti sulla base del commercio di cereali e semi di soia.

Come riporta The Guardia, Olivier De Schutter, copresidente del gruppo internazionale di esperti sui sistemi alimentari sostenibili, e relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, ha dichiarato: “Gli hedge fund e gli speculatori finanziari hanno realizzato profitti osceni scommettendo sulla fame e aggravandola. Non può essere giusto. All’inizio della guerra in Ucraina, gli investitori finanziari si sono accumulati in gran numero in cereali e materie prime, cercando di capitalizzare l’incertezza e l’aumento dei prezzi del cibo, e hanno vinto il jackpot.

De Schutter ha denunciato la responsabilità dei gruppi finanziari nel provocare la creazione di una vera e propria
“bolla dei prezzi” contribuendo al rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari giudicati non proporzionati all’andamento del mercato agricolo e all’effettiva offerta di cibo.

The Guardian ha raccolto anche la dichiarazione di Doug Parr, a capo del gruppo degli  scienziati di Greenpeace UK, secondo il quale ” i profitti inaspettati che causano miseria a milioni di persone non si limitano ai picchi di prezzo dei combustibili fossili” e che “ i prodotti alimentari mal regolamentati e il loro commercio sono anche motori di distruzione economica, sociale e ambientale. Sono passati 14 anni da quando i governi del G20 si sono impegnati a migliorare la regolamentazione e la trasparenza dei mercati delle materie prime, eppure abbiamo ancora un sistema commerciale guidato dal profitto piuttosto che dallo scopo, e un mercato internazionale essenzialmente senza regole”.

Greenpeace ha calcolato che le 20 più grandi aziende alimentari del mondo hanno distribuito agli azionisti 53,5 miliardi di dollari negli ultimi due anni finanziari, con profitti inaspettatamente alti dovuti all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari durante la pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina.

Così Davi Martins, di Greenpeace International, ha dichiarato: “Quello a cui stiamo assistendo è un enorme trasferimento di ricchezza a poche famiglie ricche, che sostanzialmente possiedono il sistema alimentare globale, in un momento in cui la maggioranza della popolazione mondiale sta lottando per sbarcare il lunario. Queste 20 aziende potrebbero letteralmente salvare i 230 milioni di persone più vulnerabili del mondo e continuare a realizzare miliardi di profitti. Pagare di più agli azionisti di poche aziende alimentari è semplicemente oltraggioso e immorale”.

CV