L’Africa e la necessità di muoverci bene – di Guido Puccio

L’Africa e la necessità di muoverci bene – di Guido Puccio

Basta un minimo di attenzione per notare che la visita di questi giorni di Giorgia Meloni in Etiopia è il terzo viaggio nel continente africano della nostra Presidente del Consiglio. In effetti le coste meridionali del Mediterraneo e l’Africa sub equatoriale sono oggetto di una penetrazione senza precedenti da parte delle potenze orientali.

Per noi i problemi sembrano solo due: le risorse energetiche e le migrazioni. Basterebbe ricordare come abbiamo provveduto a rifornirci di fonti di energia che prima si acquistavano per il sessanta per cento (gas) dalla Russia  ed ora il primo fornitore è l’Algeria, tramite il gasdotto Transud sud, con terminale in Sicilia, oltre che da altri paesi tramite il TAP, a suo tempo contestato dai soliti noti, con il terminale in Puglia. Come basterebbe ricordare che i flussi migratori che muovono dalle coste libiche e tunisine quest’anno sono triplicati rispetto all’anno precedente. E ancora: che le importazioni di minerali da Nigeria e Congo sono triplicati nell’ultimo biennio rispetto a quello precedente.

Ce ne sarebbe a sufficienza per chiederci quali sono le politiche attive che vanno oltre problemi pure vitali come quelli degli approvvigionamenti e dei flussi migratori. In  pratica, per chiederci se abbiamo una strategia  per il Mediterraneo e per l’Africa. A vedere i recenti viaggi, certamente ben preparati dalla nostra diplomazia, della presidente Meloni in Libia, Tunisia ed ora Eritrea si direbbe che qualcosa si muove. Ma è pur sempre una strategia di corto respiro in quanto basata su rapporti bilaterali con i singoli Paesi. Per noi, come per francesi, tedeschi, olandesi e spagnoli.

Quella che non si verde è una iniziativa ben più ampia e rilevante che dovrebbe mettere in campo l’Europa con tutte le sue strutture: Commissione, Parlamento, istituzioni finanziarie. Di fatto l’ultimo incontro della Commissione Europea con la Conferenza dell’Unione Africana ha visto sul tavolo due argomenti come i vaccini e il contenimento dei flussi migratori: non a caso due questioni che riguardavano più propriamente interessi a breve, con aiuti comunitari per alcune centinaia di milioni di euro. Nel contempo, la Cina, senza grandi conferenze, ha messo a disposizione decine di miliardi da impiegare in infrastrutture e investimenti “privati”: vale a dire porti, miniere, petrolio, coltivazioni.

Così come la Russia ha insediato basi militari, ufficialmente di” mercenari”, in Libia, Ciad e Somalia, integrando quelle navali ben sicure in Siria. Per non parlare di una potenza regionale, ma ambiziosa, come la Turchia che ha quadruplicato la presenza diplomatica e gli interventi economici, ha organizzato scuole ed ha insediato a sua volta contingenti militari In Libia, Somalia, Mali, Repubblica Centro Africana.

L’Europa non c’è. Se c’è, lo è per poco se confrontato con queste grandi correnti di nuove presenze, perché non ha una politica estera comune e tantomeno strutture militari proprie. La cooperazione è importante ma non basta se manca una strategia per la crescita con investimenti, opportunità di lavoro, istruzione, sanità, sviluppo economico.

Tenuto conto che è in corso una competizione epocale tra Occidente e i regimi autoritari; tra le liberal democrazie e gli autoritarismi; tra lo Stato di diritto e il dispotismo. Proprio perché è cominciata “l’era della non pace”  l’Europa dovrebbe essere chiamata a svolgere un ruolo decisivo.

Guido Puccio