Anche a Pasqua riproposti i problemi dei cristiani in Terra Santa

Anche a Pasqua riproposti i problemi dei cristiani in Terra Santa

Anche in occasione della Pasqua ortodossa, i cristiani hanno riempito la Chiesa del Santo Sepolcro che si trova nella Gerusalemme Est occupata dagli israeliani. Non sono mancate le tensioni con la polizia israeliana. Per il secondo anno di fila le autorità hanno imposto una riduzione delle presenze dei fedeli per ragioni di sicurezza a poco più di un migliaio di fedeli a fronte della media di circa 10.000 degli anni precedenti. Una decisione in realtà che alimenta il sospetto da parte delle chiese cristiane che, in realtà, si tratti di una precisa strategia che tende a modificare lo status della città sacra di tutte le religioni monoteiste.

Così il Patriarcato greco-ortodosso ha fortemente criticato le restrizioni bollate come un ostacolo alla libertà religiosa ed ha di fatto ignorato la linea del Governo israeliano e ha invitato tutti i fedeli a partecipare alle cerimonie religiose pasquali. La polizia ha dispiegato oltre due mila agenti per cercare di far rispettare il numero delle presenze previste ed è intervenuta per respingere molti fedeli ed impedire loro l’accesso alla Città Vecchia.

Questo clima di tensione s’inserisce in una diffidenza diffusa tra i cristiani nei confronti del Governo Netanyahu che non nasconde di certo la manifesta simpatia per i settori più ortodossi ebraici che, del resto, hanno garantito un supporto determinante all’operazione di ritorno al potere dell’attuale Primo Ministro.

Le autorità religiose cristiane da tempo sottolineano la crescita preoccupante di azioni vandaliche ai danni di proprietà e luoghi religiosi cristiani, oltre che delle molestie contro fedeli e componenti del clero cristiani ad opera di estremisti ebrei. Ed è evidente come non siano state finora considerate sufficienti le dichiarazioni ufficiali con cui le autorità israeliane ribadiscono la loro intenzione di garantire la libertà di culto a ebrei, cristiani e musulmani.

Nonostante quelle dichiarazioni, si continuano a verificare continui incidenti provocati dai coloni israeliani nei confronti dei quali i cristiani locali contestano una sostanziale inazione da parte delle autorità e delle forze di polizia dello Stato ebraico. Tra le cose più eclatanti vengono ricordate un tentativo di assalto al convento degli armeni, oltre che di luoghi, in particolare ristoranti, dove si riuniscono i cristiani e i musulmani. Denunciata anche la continua comparsa di scritte del tipo “Morte agli arabi, ai cristiani e agli armeni”. Inoltre, la stampa internazionale ha dato notizie di un attacco a colpi di martello di una statua di Gesù nella chiesa della Flagellazione mentre in quella del Getsemani vi è stato il tentativo di aggredire un sacerdote con una spranga di ferro. Così, tra i luterani, i cattolici, gli ortodossi e tra i componenti di tutte le altre minoranze cristiane si lamenta il fatto che la polizia faccia ben poco per proteggerle.

Per fare fronte a questa situazione, i francescani hanno dovuto istallare telecamere di sorveglianza in molti dei loro 80 siti presenti in Gerusalemme. Padre Francesco Patton ha commentato ad al Jazeera: “Questa non è la spiritualità francescana… dell’accoglienza. Ma dobbiamo prenderci cura dei luoghi [santi] e delle persone che vengono a pregare e ad adorare”. Lo stesso quotidiano ha riportato la seguente dichiarazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme: “Quello che chiamiamo lo status quo, l’equilibrio tra le diverse comunità ora non è più rispettato”.