Qualche verità sulle stragi mafiose … e non solo?

Qualche verità sulle stragi mafiose … e non solo?

La Notte della Repubblica fu una poderosa e coraggiosa opera di Sergio Zavoli che meriterebbe oggi un’altra serie di trasmissioni da dedicare a quegli anni che segnarono la fine della cosiddetta Prima Repubblica. Meglio sarebbe addirittura che la pratica delle commissioni d’inchiesta parlamentari si applicasse anche in questa direzione perché troppo c’è da approfondire e chiarire, anche portando a sintesi tanto lavoro giudiziario che deve essere messo ulteriormente in luce in modo da dipanare una parte importante della nostra storia contemporanea.

Lo stimolo in questo senso è venuto ieri dalla diffusione dei contenuti di una sentenza del Tribunale di Caltanissetta per l’attentato di Via D’Amelio del 1992 in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e dalle pressioni che i giornalisti italiani affinché si valutino i nuovi elementi emersi in relazione all’uccisione in Somalia di Ilaria Alpi e dell’operatore del Tg1 Miran Hrovatin, avvenuta nel 1994.

In entrambi i casi sono confermate le certezze che vi è stata una sistematica azione di depistaggio in cui sono stati coinvolti uomini delle istituzioni.

Parliamo di fatti accaduti nel biennio in cui si scatenò in forme varie il disegno di sovvertimento del quadro politico del Paese diretto principalmente contro quell’assetto istituzionale che aveva accompagnato l’Italia dal dopoguerra. Fu la stagione delle stragi mafiose, ma che con il passare del tempo, e grazie a numerosi processi, hanno finito per rivelare l’esistenza di un qualcosa che non poteva essere esclusivamente ricondotto alla logica dei capimafia.

Non è da oggi che dettagliate indagini giornalistiche hanno fatto emergere lo scellerato connubio tra mafia, destra eversiva e quelli che vengono chiamati “servizi deviati” e di cui anche noi abbiamo dato recentemente conto (CLICCA QUI). C’è in ogni caso che la definizione “servizi deviati” rischia di gettare immeritatamente un’ombra su tanti servitori dello Stato che, invece, non hanno tradito il loro giuramento di fedeltà alla Repubblica e ai suoi fondamenti democratici. Ed è proprio per questo che è necessario definire precise responsabilità che vanno da quelle dei mafiosi, a quelle dei terroristi di destra o ad organizzazioni illegalmente messe in piedi all’interno di una zona d’ombra che è necessario illuminare.

La sentenza di Caltanissetta giunge ad escludere con decisione che la oramai famosa agenda rossa del giudice Borsellino sia stata prelevata dai mafiosi. Dicono infatti i giudici che per quanto riguarda colui o coloro che se ne sono impadroniti non può che essersi trattato “solo di chi, per funzioni ricoperte, poteva intervenire indisturbato in quel determinato contesto spazio-temporale e per conoscenze pregresse sapeva cosa era necessario e opportuno sottrarre”.

I giudici aggiungono:” un intervento così invasivo, tempestivo e purtroppo efficace nell’eliminazione di un elemento probatorio così importante per ricostruire – non oggi ma nel 1992 – il movente dell’eccidio di via D’Amelio certifica la necessità per soggetti esterni a Cosa nostra di intervenire per ‘alterare’ il quadro delle investigazioni evitando che si potesse indagare efficacemente sulle matrici non mafiose della strage e, in ultima analisi, disvelare il loro coinvolgimento nella strage di via d’Amelio”. E, pertanto, sottolineano l’esistenza di “plurimi elementi che inducono a ritenere prospettabile un ruolo, tanto nella fase ideativa, quando nella esecutiva, svolto da soggetti estranei a Cosa nostra nella strage, vero e proprio punto di svolta nella realizzazione della strategia stragista dei primi anni Novanta”.

Per quanto riguarda le novità relative all’uccisione di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, la Federazione della stampa ha ribadito ieri che i nuovi fatti emersi in relazione ai depistaggi che si verificarono anche nel caso di quelle indagini non giustificano l’archiviazione di una vicenda per la quale si è lontani da una verità piena ed incontrovertibili.