La battaglia contro i foriesterismi

La battaglia contro i foriesterismi

Giorgia Meloni penserà che è proprio vero il detto: dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. E sarà proprio il caso che si cominci a preoccupare di Rampelli. Il Vicepresidente della Camera, suo antico mentore e collega di partito, se n’è uscito con una proposta di legge per multare da 5 mila a 100 mila euro l’uso dei “forestierismi”. Ma se la Meloni e i suoi giornalisti cortigiani ci tengono tanto a far sentire come la Presidente del consiglio parla in inglese e spagnolo. Altro che uso di “forestierismi”, lei fa proprio degli interi discorsi in lingua forestiera.

A che direbbe Rampelli se sapesse che Lord Dick YouBrokeMe (ovviamente un baronetto immaginario!) a Westminster ha chiesto di far sparire dai libri di medicina tutti i termini latini e greci o dagli spartiti musicali tutti quelli in italiano, visto che la terminologia musicale viene dal Bel Paese.

Siamo alla solita distrazione di massa e alla banalizzazione di  un problema serio. Perché una lingua non si difende mettendo delle multe e abbandonandosi ai nostalgici sentimenti del bel tempo andato. Ovviamente bello solo per i tanti nostalgici di un insieme mentale e culturale che ancora resiste a dispetto della Storia. Quella, ad esempio, vissute dalle nostre minoranze linguistiche, in Italia sono tante, cui si è dato l’adeguato risarcimento solo dopo la fine del ventennio fascista.

La lingua italiana la si deve cominciare a sostenere con una scuola che faccia riscoprire ad insegnanti e studenti, e magari anche a tante famiglie, il gusto per la conoscenza e l’uso appropriato del linguaggio che costituisce uno dei fondamenti di una comunità intenzionata ad essere tale. Altro che introdurre delle multe che, poi, non si capisce chi dovrebbe comminarle? Forse quei politici che nei “talk-show” confermano quasi tutti i giorni di avere davvero un’idea vaga sulla ricchezza, la duttilità e, diciamolo, pure la signorilità del nostro idioma? Un idioma che, invece, troppo spesso dimostra la pochezza dell’apparato cerebrale che sempre dovrebbe essere collegato alla parola.

In ogni caso, forse Rampelli in questo non c’entra niente, questo Governo ha cambiato il nome del Ministero per lo sviluppo economico in Ministero delle imprese e del Made in Itali: lo chiameremo del “prodotto in Italia”?