L’autonomia differenziata che spacca l’Italia e l’altra idea dei Sindaci – di Antonio Troisi

L’autonomia differenziata che spacca l’Italia e l’altra idea dei Sindaci – di Antonio Troisi

Il progetto di Autonomia differenziata del ministro Calderoli ha determinato fortissime reazioni che minacciano di spaccare in due il Paese, mentre gli emendamenti proposti da Antonio De Caro, Presidente nazionale ANCI, sono stati  approvati all’unanimità da tutti i sindaci.  La spiegazione di questa clamorosa differenza è da individuare nella decisione unanime dell’Assemblea nazionale ANCI( Parma20121) di respingere  come  criterio di gestione la spesa storica (più spendi più ottieni ),a causa  della fine dell’impermeabilità alla Scienza Economica della Pubblica amministrazione (Bernardo Mattarella 2017). In precedenza, la vecchia P.A. concepita “per Procedure”, avendo come unico criterio di efficienza l’osservanza della legge, non aveva  potuto imporre come metodo di gestione un obiettivo criterio di virtuosità finanziaria.

Di conseguenza,  le maggiori risorse finanziarie erano assegnata ai comuni più grandi e più ricchi  ai danni di quelli più  piccoli e più poveri. In seguito, l’europeizzazione della finanza pubblica, conseguente ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, ha determinato la riforma costituzionale del 2012, tradotta  in norme ordinarie dalla legge Delrio n(n.56/2014) che ha sostituito il concetto della vecchia P.A. “per Procedure”  con la nuova P.A. “per Risultati”. Pertanto, dal 1/01/2016  la  funzione amministrativa “ va gestita con l’osservanza della legge, ma anche  con  la sostenibilità finanziaria”, cioè nel rispetto dell’equilibrio di bilancio e del  concorso alla sostenibilità del Debito pubblico.

L’individuazione di un criterio di oggettiva virtuosità finanziaria nella sostenibilità ha comportato  l’unita tra i comuni, essendo essi tutti obbligati a rispettare lo stesso principio, il quale non trascura la non uniforme articolazione territoriale del reddito. A tal fine, l’ANCI ha costituito il Fondo di solidarietà comunale, alimentato con una quota del gettito IMU di spettanza dei comuni stessi, le cui risorse vengono distribuite con funzioni sia di compensazione delle risorse attribuite in passato, sia di perequazione in un’ottica di progressivo abbandono della cosiddetta spesa storica. Per il 2022, la percentuale delle risorse del Fondo da distribuire con i criteri perequativi è del 60%.

Pertanto,  Calderoli, ignorando l’evoluzione normativa che regolamenta l’art 116 con il criterio della sostenibilità, ritiene che l’attribuzione di nuove competenze  possa avvenire  solo con un procedimento  burocratico/ autorizzatorio, al quale dedica massima attenzione.

Da questa carenza deriva la determinazione (art.9) delle misure perequative necessarie per l’esercizio effettivo dei LEP, articolate in  meccanismi perequativi ancora vincolati alla spesa storica, superati dal comma 791 (Legge n.1372022 )per il quale la  determinazione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) deve assicurare l’equa ed efficiente  allocazione delle risorse finanziarie del PNRR, basata sui  vincoli UE (cito sempre Bernardo Mattarella 2021). Proprio l’UE ha raccomandato all’Italia di ridurre il suo debito pubblico, il più alto dei  Paesi UE, determinato dall’eccesso di spesa per il superamento degli squilibri regionali. Trattasi di un’elefantiasi, causata da meccanismi perequatori ancora legati al vincolo della spesa storica che ha determinato la moltiplicazione di una spesa improduttiva oltre che il concorso alla crescita del Debito Pubblico.

Poiché il PNRR riconosce che  gli squilibri territoriali non riguardano solo il Mezzogiorno, ma l’intero Paese, l’eliminazione diventa l’obiettivo al quale l’autonomia differenziata deve dare la massima precedenza. A tal fine, va fatto riferimento al meccanismo compensativo  del Fondo di solidarietà comunale dal quale deriva un federalismo   municipale solidale ma responsabile, atto a determinare la riduzione dei divari territoriali, verificabile  sulla base di riscontri oggettivi.

Infine, la mancanza di  risorse  aggiuntive, cosa trascurata dal progetto Calderoli, rende necessario il ricorso ai fondi del PNRR (122,6  miliardi di euro) contratti a debito con UE. Tuttavia, se al basso costo, che l’Italia non avrebbe mai potuto ottenere da sola, si aggiunge il rinvio al 2028 per la restituzione, il maggior aumento di produttività della P.A, a seguito  dell’attuazione del Modello ANCI di Autonomia differenziata,  genererà, nel giro dei tre anni disponibili, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il  contenuto costo del debito con l’UE. Ne deriveranno, così, i   margini per l’attribuzione di nuove competenze alle regioni, sempre in base al criterio della sostenibilità. Inoltre,  l’Italia potrà  alleggerire  il pesante fardello del Debito pubblico evitando di  presentarsi all’appuntamento del rinnovo del trattato di Maastricht nelle peggiori condizioni rispetto agli altri paesi UE. Questo risultato è confermato dalla verifica empirica compiuta, resa obbligatoria dalla P.A. “per Risultati”, invece ignorata dal progetto Calderoli,

In conclusione,  il Modello ANCI  di Autonomia differenziata, rimediando alla strutturale asimmetria informativa  del progetto Calderoli, realizza la Riforma Abilitante richiesta dal PNRR per attuare la pianificazione delle riforme in una prospettiva di ripresa  e di resilienza del sistema-paese.

Antonio Troisi