Il “governicchio” – di Giancarlo Infante

Il “governicchio” – di Giancarlo Infante

Il Governo Meloni nasce con la clamorosa  correzione delle responsabilità ministeriale di due dicasteri. Quelli di non poco conto dell’Ambiente e della Pubblica Amministrazione. Giorgia Meloni legge la lista dei ministri al Quirinale e un paio d’ore dopo l’Ufficio stampa di Palazzo Chigi  è costretto ad emettere il primo comunicato stampa per correggere la lista presentata dalla neo Presidente del Consiglio. Una cosa mai successa finora. Probabilmente frutto di frenetiche telefonate e, sempre probabilmente, dopo un’imbarazzata conversazione con il Presidente della Repubblica.

Di “alto profilo”, nel Governo presentato da Giorgia Meloni vediamo solamente la stazza del simpatico “gigante buono”, Guido Crosetto, la cui nomina alla Difesa ha già fatto storcere la bocca a chi constata il suo prelevamento  dalla Leonardo, la principale azienda italiana del settore. Tutto il resto è tutto frutto della ricerca di equilibri in quella che, da subito, è apparsa la non proprio ferma sulle gambe coalizione della destra.

La presentazione del nuovo dicastero non ci ha fatto una certa retorica. Che vuole dire ad esempio “sovranità alimentare”? Che torneremo all’autarchia? Ma anche alcuni tocchi di “familismo”, con il cognato della Meloni all’Agricoltura e il fratello del medico personale di Berlusconi alla Pubblica Amministrazione.

Possiamo già dire d’intravedere un quadro poco chiaro sulle competenze. Bisognerà vedere come si eviteranno conflitti e sovrapposizioni tra taluni dicasteri. La lista letta, e poi corretta dalla Meloni, pone domande sul significato di talune scelte. Quella ad esempio del Ministero del Mare e del Sud. Non era forse meglio la dicitura contraria? Oppure siamo autorizzati a leggere tra le pieghe che l’intenzione è quella di occuparsi del Mezzogiorno considerato solamente come la porta d’ingresso dei migranti? E Salvini, come prenderà le inevitabili limitazioni alle proprie competenze per le infrastrutture? Se ciò viene messo in relazione alla concessione alla Lega, con Calderoli, della responsabilità alle Autonomie regionali, c’è proprio da riflettere sul fatto che forse il Dicastero affidato a Musumeci poteva chiamarsi solamente del Mare e lasciar perdere il Mezzogiorno! Poi, vedremo le tensioni che una eventuale disattenzione verso metà Italia comporterà. O forse con la parola mare si intendono le spiagge e la concessioni balneari, debitamente rappresentate dalla Ministra del Turismo?

E’ un governo davvero “politico”. Questo è vero. Evidentemente, frutto esclusivo dell’uso del bilancino dei rapporti di forza interni alla coalizione. Lo dimostra la conferma delle due vicepresidenze a Tajani e a Salvini. Ma, oltre al già citato incarico per Calderoli anche quello per la Roccella alla Famiglia. La cosa fa piacere, ma, detto per inciso, l’esponente del mondo cattolico, da tempo trasmigrata in Fratelli d’Italia, dovrà dimostrare di essere capace di fare quello che, ad esempio, non riuscì a concludere Fontana nonostante la ridondanza con cui il leghista venne incaricato ai vertici di quel ministero. Visto che, alla fine, della famiglia parlano tutti, ma poi si conclude sempre poco.

L’impressione è che Fratelli d’Italia abbia raccolto molto più degli alleati e non si sa quanto la cosa influirà sull’equilibrio e sulla vita dell’Esecutivo. Questo ce lo diranno le vicende parlamentari a seconda dei provvedimenti che saranno portati alla Camere e al Senato dove i voti della Lega e di Berlusconi, in qualche modo, Giorgia Meloni li dovrà recuperare quasi giorno dopo giorno.

Debolissimo appare  tutto l’impianto che riguarda il fronte dell’economia. Giorgetti avrà una grande esperienza politica, ma certo non ha quelle competenze oggi necessarie se si è alla guida dal Palazzo di Via XX Settembre.

Completamente trascurata appare in questo caso la valutazione, che è tradizionale, e politicamente doverosa in questo tipo di negoziati , della rappresentatività da parte della compagine governativa delle differenti regioni e aree economico sociali del paese.  Da questo punto di vista qualche perplessità e qualche problema l’ipotesi Giorgetti li pone, dato che egli appartiene in alla Lega tradizionale, ed intrattiene una consonanza di visioni,  più ampia probabilmente di quella Matteo Salvini,  con i governatori leghisti del Nord. Quella componente della Lega che si è sempre fregiata, e pari si fregi tuttora, di essere “per l’indipendenza della Padania”, e la cui sfumatura di diversità rispetto alla “Lega per Salvini premier” è stata una certa misura rafforzata dalla  recente iniziativa dell’anziano leader Umberto Bossi di creare un gruppo “nordista” all’interno del partito oggi sotto la guida di Matteo Salvini. Finirà allora Giorgetti vittima , da un lato, delle pressioni del suo capo partito Salvini e, dall’altro, dell’apparato burocratico del Tesoro?

In questo quadro, non si può non esprimere la soddisfazione di molte persone a noi vicine  di vedere chiamato alla responsabilità di Sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, persona competente e pacata. Certo, a molti dispiacerà che faccia mancare al Centro Studi Livatino il suo contributo di cui noi di Politica Insieme abbiamo spesso approfittato.

Ci sarebbe da commentare ancora nomina per nomina, ma non abbiamo il compito di fare le pulci a nessuno, anche se non mancheranno giudizi e valutazioni sulle cose concrete che i ministri saranno o meno in grado di portare avanti. In alcuni casi è meglio stendere un velo pietoso e non accendere inutile polemiche. Nel complesso, il Governo Meloni è una delusione e, purtroppo, non all’altezza delle promesse ascoltate negli ultimi mesi e delle grandi cose che la destra ha sbandierato negli anni passati.

Non vediamo grandi spazi concessi ad effettive competenze e alla società civile. Colpisce che manchino i grandi nomi di prestigio che, pure, erano circolati soprattutto per i dicasteri economici.

Per il bene dell’Italia, però, ci affidiamo alla cosiddetta “grazia di Stato” con l’auspico che, appunto, la responsabilità dell’arte di governo supplisca dove tanto è evidente la mancanza di basi adeguate e all’altezza della dura situazione del momento.

Giancarlo Infante