Taglio alla produzione del petrolio: brutto colpo all’Occidente – di Guido Puccio

Taglio alla produzione del petrolio: brutto colpo all’Occidente – di Guido Puccio

Nel bel mezzo nella crisi energetica mondiale, che sta rischiando di farci tornare alle paure degli anni ‘Settanta, l’OPEC ovvero il cartello dei Paesi produttori di petrolio, ha deciso di tagliare la produzione di due milioni di barili al giorno: un taglio rilevante che rappresenta il due per cento dell’intera produzione mondiale.

La decisione è stata presa su iniziativa di Arabia Saudita e Russia, i due più importanti produttori, e colpisce in particolare USA, Regno Unito e Comunità Europea: “Una coltellata all’Occidente” titola in prima pagina il New York Times.

Gli americani sono autosufficienti per l’energia ma preoccupati dei prezzi già in tensione per l’inflazione e delle conseguenze globali; gli inglesi sono messi male e noi europei fatichiamo a trovare un accordo per una politica di acquisti unitaria, che pure aveva avuto successo per i vaccini anti Covid.

Le ragioni del taglio della produzione sono tutte mercantili anche se venate da un filo di ipocrisia.

Le ragioni mercantili riguardano il prezzo da lucrare in ogni caso, anche se la recessione provocasse minori  consumi di petrolio, come già era avvenuto durante la pandemia.

Le ragioni più tartufesche sono quelle sostenute da protagonisti del cartello che hanno dichiarato essere interesse di tutti poter contare su un prezzo stabile e che in ogni caso-tanto per cambiare- la colpa sarebbe ancora una volta degli americani che hanno aumentato la loro produzione e rilanciato con vigore il dollaro.

Vero è che il prezzo del petrolio era crollato a livelli mai visti durante la pandemia, per poi schizzare sino ad oltre centoventi dollari al barile (attualmente è intorno ai novanta) ma anche il mio verduraio sa che quando la merce sul mercato diminuisce il prezzo sale.

Le Cancellerie hanno lavorato nelle ultime settimane per evitare questo shock, o quanto meno per rinviare la decisione a dopo l’inverno, essendo già acuta la crisi del gas. Ma alla fine ha prevalso ancora il “particulare” come lo chiama Guicciardini: i sauditi, pure alleati strategici dell’Occidente, non rinunciano alla cassa per non dire dei russi che già vendono petrolio a Cina e India a prezzi fortemente scontati.

Le conseguenze dei tagli decisi dall’OPEC sono facilmente immaginabili, tenuto conto di quanto sta accadendo per il gas.

A Londra  il “Times” di ieri parlava già di un progetto pronto per la sospensione della somministrazione di energia elettrica per tre ore al giorno, secondo la società National Grid, una multinazionale che distribuisce elettricità e gas ed è quotata al FTSE. A Parigi “Le Monde” parla di un piano del governo francese per ridurre i consumi di energia elettrica del dieci per cento da qui al 2024. Da noi “Il Sole24Ore” è sempre più allarmato delle conseguenze a breve termine per il sistema produttivo. Per non dire in Germania, dove a costo di sfondare il debito (il che per i tedeschi è quasi incredibile) sono pronti a contenere gli effetti della crisi energetica con uno scudo di duecento miliardi di euro.

Ci mancava quindi solo il taglio nella produzione di petrolio oltre alla crisi del gas, alla guerra con i suoi orrendi imprevisti, all’inflazione che non demorde, all’aumento dei tassi di interesse, alle materie prime che cominciano a scarseggiare, ai salari fermi, ai “bonus” a debito che tutti i governi sono costretti ad erogare.

“Corrono brutti tempi, e altri peggiori si profilano” diceva Cicerone ai romani. Ma poi hanno fatto l’impero. A noi basterebbe tornare ai tempi normali.

Guido Puccio