La stazione luogo della memoria. Una mostra a Roma – di Giuseppe Careri

La stazione  luogo della memoria. Una mostra a Roma – di Giuseppe Careri

Un arrivo, un saluto da lontano, un abbraccio, un bacio, la gioia di ritrovarsi in una stazione ferroviaria dopo un lungo viaggio di ritorno. E’ questa l’immagine che si riceve visitando la mostra dal titolo “La memoria delle stazioni” inaugurata nei giorni scorsi all’Auditorium parco della musica di Roma e visibile fino al 1 novembre.

La mostra, curata dalla Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, racconta la storia di otto stazioni ferroviarie italiane attraverso gli scatti di fotografi, spesso improvvisati, di passeggeri e gente comune in arrivo o in partenza da ogni parte di’Italia. Tra i novanta scatti della mostra riconosciamo uomini politici, capi di stato, attori e attrici, registi, gente comune, linee ferroviarie e architetture.

Nel percorso della mostra risaltano i volti di personaggi che hanno fatto la storia del loro paese. A bordo di un treno in arrivo alla stazione termini nel lontano 1931, si vede il Mahatma Gandhi che saluta la folla festosa.

E poi l’arrivo, sempre alla stazione termini nel 1963, Sean Connery protagonista del film dell’epoca 007 dalla Russia con amore.

Tanti gli scatti che riguardano la gente comune, gli emigranti in cerca di fortuna, con le loro valigie piene di speranze e di sogni spesso infranti dalla realtà. Treni strapieni di seconda classe, con i parenti che passano le valigie ai loro congiunti  attraverso i finestrini. Qualche lacrima, un abbraccio, un saluto veloce mentre il treno inizia la sua corsa verso l’ignoto.

Risalta lo scatto a una bellissima attrice di 27 anni, Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, in arte Sophia Loren, che nel 1961 parte per Lugo di Romagna con il marito Carlo Ponti. Oggi la nostra attrice compie l’età di 88 anni! Auguri!

Molte le curiosità e le sorprese, ad esempio di vedere all’improvviso il famoso regista Alfred Hichcok alla stazione termini di Roma a bordo di un calesse nel lontano 1960, il periodo delle olimpiadi di Roma.

Il periodo degli anni sessanta è anche il periodo del miracolo economico, della rinascita di una nazione da poco uscita da una guerra scellerata. Questo periodo lo si intuisce anche dalle persone che partono e arrivano nel nostro paese. Infatti è il periodo della Dolce Vita di Federico Fellini con Anita Ekberg che scende dal treno accolta da  Antony Steel. E poi l’immagine di Marcello Mastroianni nel camerino con una parrucchiera durante la lavorazione del film i fidanzati.

Un passo indietro e c’è l’arrivo degli avanguardisti a piazza dei cinquecento reduci dalla crociera mediterranea nel 1929, in pieno regime fascista.

Il treno popolare in arrivo alla stazione di Venezia sotto lo sguardo di alcuni ferrovieri. E’ il 1932.

Non ci si può dimenticare di uno scorcio della stazione di Romagna dove il piazzale è gremito da una folla in attesa dell’arrivo del Duce. E’ il 1941 e le ragazze sono soprattutto dei fasci femminili.

E ancora, un treno in partenza al binario della stazione di Messina con viaggiatori che salutano attraverso il finestrino. Infine la nuova stazione centrale di Milano, nel momento della costruzione e del riassetto ferroviario della città. E’ il 1931.

Ma le stazioni non raccontano solo gli arrivi e le partenze, i saluti, i sorrisi, le lacrime, le speranze, i sogni. Sarebbe bello che fosse solo così. Ma c’è una foto straziante che ci riporta alla cronaca dei nostri giorni. Riguarda il nodo strategico di Bologna, una stazione importante che collega il nord al sud, con un traffico ferroviario difficile da immaginare con i loro numerosi scambi fatti, a volte, dal ferroviere con una bandierina ai margini della banchina.

La foto della stazione di Bologna dopo l’attentato è del  2 agosto del 1980, un sabato, giorno di partenze per le vacanze dopo un anno di faticoso lavoro. Il grande orologio all’esterno della stazione segna le 10.25.

Un terribile boato sconquassa la stazione riducendola in macerie. 85 i morti e oltre 200 i feriti tra la gente che partiva, arrivava, o era in attesa in sala d’aspetto. Uno spettacolo impressionante, tra le ambulanze, le sirene, le urla, la disperazione.

La mostra sulla memoria delle stazioni ci ha mostrato uno spaccato dell’Italia, dell’operosità dei suoi operai, architetti, ingegneri e di tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione di strutture per migliorare gli spostamenti e la vita sociale di tutti gli italiani.

Giuseppe Careri