Calenda?

Calenda?

E’ mancata la dichiarazione di Carlo Calenda da cui ci si attendeva ieri lo scioglimento della riserva: va con il Pd o si colloca autonomamente al “centro”? (CLICCA QUI). Non si tratta di mancanza di rispetto verso i suoi interlocutori, gli elettori e i sostenitori di Azione. E’ lo stato di necessità che lo frena e vedremo se le difficoltà in cui si trova sarà in grado di superarle nella giornata di oggi.

Secondo alcuni esperti delle cose della politica, e sono tanti, quasi uguali al numero di quelli che saprebbero ben  fare i Commissari della nostra nazionale di calcio, l’impasse è creata dal sondaggio di Pagnoncelli che, a dispetto della grande presenza di Calenda su giornali e televisioni, attribuisce ad Azione il potenziale solamente del 3,6%. E questo sembrerebbe far pendere la bilancia ad un’intesa con il Pd che assicurerebbe forse meno seggi, ma su di una base più certa. In questa direzione, così, stando a ciò che si legge sui giornali, spingerebbe Emma Bonino con la sua area radicale. la quale, guarda caso, è l’unica titolata con +Europa ad esentare dalla raccolta delle firme. Cosa che per Calenda, ma come per tutte le forze che invece le dovrebbero raccogliere in pieno agosto, si presenta davvero come un’impresa di Sisifo.

Non sappiamo se davvero questo costituisca il motivo dirimente che porterebbe all’abbandono della linea di “centro” per cui Calenda si è speso da tanto tempo. La politica in Italia è fatta così. C’è sempre uno iato tra le grandi prospettive e la pratica concreta, frutto delle tante regole inique che regolano, o non regolano ad esempio le elezioni. Ne sanno qualcosa i democristiani che restano, magari in una pletora di sigle un po’ eccessiva, e in contrasto tra di loro, che pur vedendosi riconoscere dai tribunali italiani la continuità con la vecchia Dc, e quindi la possibilità teorica di utilizzare il famoso scudo crociato, al momento del dunque, quando cioè vengono presentate le liste, se ne vedono impedire l’uso perché nelle elezioni fin qui svolte è sempre stato usato dall’Udc.

Una delle tante stranezze che ci spiegano l’unicità italiana nel contesto delle democrazie occidentali. Un insieme di norme e di regole che, di fatto, costituiscono un impoverimento della democrazia formale e sostanziale. Come quella che INSIEME ha appena denunciato sulla questione delle firme per la presentazione delle liste e su cui davvero sarà necessario un impegno per superare una delle più indecorose forme di prepotenza politica consumata da chi è già in Parlamento e ci vuole restare a dispetto di tutto e di tutti.

La giornata di ieri ha offerto altri spunti interessanti, anche se curiosi. Luigi Di Maio ha rinunciato ad utilizzare la dicitura Insieme per il futuro sanando una querelle con INSIEME che aveva minacciato di portarlo in tribunale per l’uso arbitrario di una denominazione che creava solamente confusione. Lo ha fatto attaccandosi alla ciambella di salvataggio che gli è stata gettata da Bruno Tabacci non nuovo a simili operazioni generose. Lo fece già nel 2018 consentendo al Emma Bonino di utilizzare il simbolo di Centro democratico per entrare in Parlamento. Tabacci ha salvato il “soldato” Di Maio che, altrimenti, non avrebbe saputo dove andare a sbattere la testa.

E così per queste elezioni abbiamo a che fare con il partito dell’ex leader dei 5 Stelle in modo che si avventuri verso il “centro”. Cosa che potrebbe suonare un po’ strano a chi con la memoria non è costretto a tornare, poi, tanto indietro. E a poco serve ricordare la sua sgradevole richiesta di “impeachment” di Sergio Mattarella, ma anche tante altre occasioni in cui il “vaffa” è stata l’unica cifra a definirlo.

Ora, senza limitarsi all’esempio di Benito Mussolini che da, massimalista incendiario, inventò il fascismo, noi abbiamo ben presente un esempio più fulgido ed alto: San Paolo che divenne tale liberandosi dai panni di Saulo di Tarso dopo la rovinosa caduta da cavallo sulla via di Damasco. Perché non credere dunque nelle conversioni? Ma è pur vero che, impossibilitati ad entrare nella coscienza altrui, sono i percorsi scelti dopo la caduta a conferma o a smentire quella sofferenza interiore che porta alla rigenerazione.

CV