Puglia: ci vuole una ribellione – di Michele Marino

Puglia: ci vuole una ribellione – di Michele Marino

Non poche ragioni m’inducono a scrivere la seguente protesta (dopo una serie di atti e iniziative volte, insieme a Italia nostra e LIPU Puglia, contro il “mostro eolico”) e di provocazione verso un sistema inaccettabile e anacronistico, particolarmente perché: a) l’inadeguatezza delle infrastrutture dei trasporti,   b) gli incendi boschivi e nelle campagne, c) la mancanza o arretratezza economica a nord di Bari.

Il primo motivo fa riferimento allo stanziamento di una cospicua dotazione finanziaria per la modernizzazione del collegamento ferroviario Roma – Bari, la qual cosa esclude del tutto e fino al 2027 (!) il nostro Salento, area notoriamente di interesse turistico, in buona parte dell’anno solare, sia a livello nazionale, che europeo e internazionale. Forse tale, ottusa visione che è assenza di una strategia di mobilità può dipendere dal fatto che attualmente la materia del turismo è posizionata in una sorta di limbo istituzionale, priva di un diretto responsabile a metà tra il ministero e le regioni; per non dire del ministero dei trasporti e delle infrastrutture, decisamente scarso in tema di valorizzazione del sud.

Tuttavia, va sottolineato che il Consiglio regionale della Puglia ha approvato di recente una mozione che impegna a prolungare il tragitto della TAV fino a Lecce. E allora il presidente Emiliano non aspetti tempo, dovendo dare attuazione a questa, legittima delibera assembleare, magari supportato dal sindaco Decaro nella veste di presidente ANCI, contro un provvedimento improvvido, adottato da “marziani” politicanti, sprovveduti e illogici, scollegati dal mondo reale.

Parimenti sarebbe ora che l’autorità politica di Governo, regionale e provinciale si decida(no) a pianificare efficacemente la riapertura e il rilancio dell’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia nell’ambito di un programma di sviluppo territoriale che vada ben oltre quello contenuto nel C.I.S. Capitanata, ufficializzato, finanziato e soltanto in minima parte realizzato dai Governi Conte e dagli organismi preposti.

Quanto agli incendi boschivi la ribellione dei miei conterranei, coscienti e onesti, dev’esser rivolta verso il dipartimento della Protezione civile regionale, già investito nei mesi scorsi da pesanti indagini giudiziarie, risultando tra l’altro inadatto ad affrontare eventi climatici e non, talvolta impreviti, tal’altra dolosi dal Gargano al Salento passando per le Murge baresi. Occorre capacità di coordinamento con le strutture statali presso le sei Prefetture, nonché presso gli enti locali alla luce della circostanza per cui appare evidente che ognuno si muove e opera singolarmente, perciò improduttivamente.

Inoltre uno scandalo vergognoso e incivile, assolutamente da cancellare son gli incendi nelle baraccopoli di Rignano G. e San Severo che continuano da lunghi anni a mietere vittime innocenti tra i giovanissimi, lavoratori extracomunitari, prima sfruttati poi non tutelati nei loro diritti primari ed essenziali.

L’ultima, dolente nota é quella del sottosviluppo della Puglia settentrionale, tanto amata dall’imperatore Federico II, appunto il Puer Apuliae e stupor mundi . Tra la provincia di Foggia e la BAT regna, oltre alla “IV mafia”, l’arte di arrangiarsi e mettersi in proprio in costanza di un diaframma che spacca la regione in due tronchi in via di accentuazione per le differenze socio-economiche con zone come la Valle d’Itria, la Selva di Fasano, Monopoli e Polignano a mare, il Salento leccese.

La “questione meridionale” che storicamente vede svantaggiato il territorio foggiano e lucano non può attendere ancora tra le promesse vaghe di un ministro per il Sud che, probabilmente, non interviene perché si adegua alla radicata rassegnazione della nostra gente e/o perché neanche conosce le effettive carenze e le vere necessità, prioritarie o meno, del mezzogiorno d’Italia, dell’imprenditoria e dell’artigianato, dei giovani disoccupati e di un  sistema produttivo che necessita di essere modernizzato, semplificato e reso sostenibile.

Tutto ciò premesso e considerato, ribadisco: c’è da ribellarsi, presidente Emiliano, politici foggiani, barlettani e potentini, associazioni di categoria e sindacali, istituti di ricerca e universitari. Solo reagendo, collettivamente e sinergicamente, si potrà collaborare per il progresso, uscendo dal tunnel dell’indifferenza nazionale o peggio dell’U. E., restituendo opportunità ai giovani laureati che, oggidì, non vedono davanti a sé sbocchi lavorativi decorosi, puntando verso Milano, Roma o all’estero.

Michele Marino