Ancora più astensionismo

Ancora più astensionismo

Neppure i ballottaggi per la scelta dei sindaci, si votava anche in importanti capoluoghi di provincia, oltre che a Catanzaro, capoluogo regionale della Calabria, hanno segnato l’inversione di tendenza dell’astensionismo.

A destra non ha funzionato il richiamo della coalizione. Vengono davvero ancora ascoltati i partiti? Oppure tutto è davvero giocato sulla base di altri richiami? In ogni caso, i candidati di una fazione, o dell’altra, hanno finito per prendere meno voti rispetto al primo turno. Giunge la conferma di quanto il tanto proclamato bipolarismo sia cosa in cui credono solamente quelli che lo vogliono tenere in piedi artificiosamente.

Adesso, qualcuno già si dice comunque vincitore. Non si sa bene di cosa. Se non solo per del fatto di essere riuscito a collocare in posizioni importanti a livello amministrativo i propri candidati. Si continua a sorvolare sull’esiguo numero dei votanti. E’ dunque preoccupante il grande silenzio sulla vera e propria crisi cui assistiamo del modello democratico che ci ha orientato per lunghi decenni. A loro non interessa. Convinti come sono che non arriverà mai l’appuntamento con lo spartiacque tra questa cosiddetta Seconda repubblica e un “nuovo”, inevitabilmente destinato a nascere sulle ceneri di un sistema politico – istituzionale che non funziona più. Con esso, non funziona più neppure il Paese. Come conferma una cruda e realistica ricognizione su quello che interessa veramente ai cittadini: meno burocrazia, efficacia ed efficienza dei servizi pubblici, sostegno allo sviluppo formativo, a quello economico e così via. Il che poi significa far vivere meglio tutti noialtri che oggi ci sentiamo solo dei sudditi presi in considerazione solamente per il codice fiscale utilizzato dall’Agenzia delle entrate.

Si continua a parlare di “campo largo” o di un centrodestra destinato a vincere le prossime elezioni. Vorremmo invece avere un’idea di cosa significherà la prossima legislatura. Il Paese, inascoltato continua a dirlo anche l’astensionismo, ha bisogno di una rigenerazione che non si può non avviare se non tornando a rivitalizzare la democrazia garantita dalla nostra Costituzione.

Che la destra punti di approfittare di questa situazione per rovesciare l’impostazione popolare e partecipativa che la Costituzione recepisce e rilancia è cosa scontata, come conferma il riprendere l’idea di dare vita al presidenzialismo e snaturare spirito e sostanza della nostra Carta. Ma che i cosiddetti progressisti continuino a non affrontare i veri nodi che ci riguardano potrebbe essere considerata cosa ancora più grave.