La guerra e le promesse mancate

La guerra e le promesse mancate

Un quarto o poco meno del nuovo secolo se n’è andato. Senza mantenere le promesse di vita nuova che, di rito, accompagnano passaggi temporali significativi. O addirittura memorabili, come nel nostro caso, dato che siamo transitati dal secondo al terzo millennio dell’era cristiana. Abbiamo preso congedo dal ventesimo secolo con sentimenti contrastanti.

Consapevoli di lasciarci alle spalle l’orrore di due guerre in cui l’Europa ha trascinato il mondo intero.
Guerre civili del vecchio continente che, combattute sul suo suolo, lo hanno intriso di sangue nel breve volgere di tre decenni. Un secolo di genocidi che hanno precipitato l’umanità nel pozzo senza fondo di una barbarie morale inconcepibile. Alimentata dall’affermazione di ideologie, che, pur sotto il segno di culture diverse, sono state accomunate dalla pretesa di costruire una nuova umanità, come se l’uomo potesse essere il prodotto della propria hybris. Abisso, quest’ultimo, in fondo – e sia pure in altre forme, apparentemente più nascoste o meno clamorose – sempre incombente, da cui tuttora, anche nei giorni nostri, dobbiamo guardarci.

Che la nostra libertà’ non appena scordi o smarrisca la verità che la nutre, si rivolga contro sé stessa con la straordinaria potenza della sua forza originaria, non è solo questione di ordine morale e nemmeno il portato di una riflessione filosofica, ma anzitutto la nuda constatazione che possiamo trarre da eventi storici che la generazione, appena precedente le nostre, ha vissuto in prima persona.

I lunghi decenni di convivenza pacifica di cui, almeno in Europa, abbiamo goduto, per quanto perennemente giocati sul crinale scivoloso della deterrenza atomica, ci hanno illuso – malgrado la miriade di conflitti regionali che, nel mondo intero, si sono costantemente accavallati l’uno sull’altro, senza posa – di poter davvero virare verso nuovi e maggiormente stabili equilibri di convivenza pacifica. Pensavamo che, dopo la sconfitta del nazismo e del fascismo, con l’89 e la caduta del Muro di Berlino e poi il crollo dell’ Unione Sovietica, il ventesimo secolo si fosse rappacificato con sé stesse e ci desse davvero via libera verso un tempo nuovo.

Il ‘900 è stato anche un secolo di grandi conquiste sociali, percorso sì da immani tensioni, ma anche da grandi speranze, da momenti di crisi e di rinnovamento, dalla ricerca, comune a credenti e non credenti, di un sentimento più profondo, più consapevole del valore incomparabile della vita. Si annunciavamo quei “tempi nuovi”, come ebbe a definirli Aldo Moro, che giungono ora ad un momento di maturazione irreversibile che spetta a noi saper guidare o meno, secondo un ordine di valori che dicano il senso ultimo della nostra vita.

Forse non ci siamo accorti che, in effetti, il cosiddetto Secolo breve si prolungava al di là del suo termine temporale ed una coda della sua storia tormentata si proiettava fin dentro i nostri giorni di ingenua speranza. Siamo talmente assediati dal tempo presente, da non saper più percepire o sopportare la “durata” di processi storici che non cedono all’ illusione di un “nuovismo” inconsistente. Appena ci siamo inoltrati nel nuovo millennio, una catena quasi ininterrotta di eventi drammatici ha costellato la vicenda dei nostri giorni e ci costringe a una riflessione preoccupata e seria delle prospettive verso cui siamo trascinati da una somma di eventi che sfuggono al nostro controllo.

Dalle Torri Gemelle – ed eravamo agli esordi, settembre 2001 – alla stagione del terrorismo islamico, alla crisi economico-finanziaria che data dal 2008, alla crisi ambientale, all’ esplosione di abnormi disparità sociali, mediate dai processi di globalizzazione, alla pandemia, siamo passati attraverso rovesci che travalicano le nostre previsioni e le nostre capacità di governare processi di così vasta scala, senza istituzioni che ne pareggino l’ area di impatto.

Ed ora la guerra. Da 100 giorni. Una guerra, ancora una volta fratricida, nel cuore dell’ Europa. Concepita secondo la logica del massacro e della distruzione deliberata. Condotta in spregio alla vita della stessa popolazione civile, per minacciare e per uccidete, contro ogni regola del diritto internazionale. Insomma, non abbiamo goduto di un buon inizio ed il secolo che siamo chiamati a percorrere è pervaso da domande cui ancora non immaginiamo come poter rispondere.

Domenico Galbiati