La difesa dell’Europa guarda fino al Pacifico

La difesa dell’Europa guarda fino al Pacifico

Liberamente tratto e tradotto da The Guardian (CLICCA QUI)

L’Unione Europea ha deciso di intensificare la propria strategia di difesa nella regione indo-pacifica alla luce dei timori per la crescente presenza della Cina e delle preoccupazioni per l’ordine internazionale innescato dall’invasione russa dell’Ucraina.

“Il nostro motto è sempre cooperare quando possibile, ma anche difendere quando necessario”, ha affermato Gabriele Visentin, inviato speciale dell’UE nell’Indo-Pacifico. “Non è diretto contro un Paese o un altro, è un modo per rafforzare la nostra capacità e la nostra credibilità in termini di difesa dei nostri interessi”.

Visentin ha affermato che non ci sono prove che suggeriscano che una guerra sia imminente nella regione – che copre una vasta estensione del globo dalla costa orientale dell’Africa ai paesi insulari del Pacifico – ma l’UE è preoccupata che “l’ordine multilaterale basato su regole non sia pienamente rispettato”.

“Il prezzo che è stato messo sulla violazione dell’ordine multilaterale basato su regole è piuttosto alto. È sicuramente un segnale per gli altri che potrebbero voler rompere l’ordine multilaterale in modo così violento, beh, allora sanno cosa possono incontrare”.

La Cina è vista come la più grande minaccia di questo tipo nella regione. Visentin ha affermato che la Cina è stata vista dall’UE come “un partner, un concorrente e un rivale”.

Le crescenti preoccupazioni per il suo potenziamento militare e le intenzioni strategiche sono esplose dopo che una bozza di patto di sicurezza tra Cina e Isole Salomone è emersa nel marzo scorso, prendendo alla sprovvista i partner tradizionali delle isole come Australia, Stati Uniti e Nuova Zelanda.

L’accordo in parole povere ha fatto scattare l’allarme sul fatto che la stabilità regionale possa essere messa a repentaglio, con la Cina che ha l’opportunità di basare le sue navi da guerra nel Pacifico a meno di 2.000 km dalla costa australiana.

Mentre la Francia ha dichiarato che può essere “preoccupante a molti livelli, in particolare per quanto riguarda le ambizioni della Cina come attore di sicurezza regionale”, Visentin è stato riluttante a commentare se l’UE lo considerasse una minaccia alla sicurezza, fino a quando non ha visto i dettagli dell’accordo, aggiungendo che ogni stato aveva il diritto di fare scelte sovrane. “Ma ovviamente, il segnale che le Isole Salomone ci hanno inviato è forte e chiaro: l’UE e gli altri devono fare di più”. (…)

Un piano di sicurezza più intensivo non comporterebbe la creazione di basi militari né il dispiegamento di truppe se non in presenza di una crisi, ha affermato Visentin, ma piuttosto lo svolgimento di addestramento militare ed esercitazioni dal vivo a terra e in mare, potenziando l’intelligence e facendo passare le navi dell’UE attraverso zone di interesse marittimo.