Quando in televisione è sconfitta la Verità – di Giuseppe Careri

Quando in televisione è sconfitta la Verità – di Giuseppe Careri

 La deontologia, la libertà di espressione e il diritto dei cittadini ad essere informati, come recita l’articolo 21 della Costituzione, è in discussione per le incredibili e gravi dichiarazioni pronunciate dal Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, intervistato da Giuseppe Brindisi sulla rete 4. Dopo le affermazioni a Zona Bianca del Ministro  sulle origini ebraiche di Hitler ci si è cominciati a chiedere se, in periodo di guerra, sia “tollerabile” ascoltare in TV racconti ritenuti pieni di “falsità” pronunciate da esperti di geopolitica vicini a partiti come è avvenuto per alcuni  professori e tanti giornalisti.

I talk show, in passato trasmissioni di successo, negli ultimi tempi hanno reso lo studio televisivo un “ring da combattimento” dove chi urla più forte presume di essere dalla parte della ragione. Del resto in questa arena informativa sono spesso invitati “ospiti” appartenenti a formazioni politiche diverse dove è facile sin dall’inizio della trasmissione immaginare la lite con offese spesso anche personali che nulla hanno a che vedere con il tema trattato.

Sin dall’inizio dell’invasione Russa all’Ucraina ci sono state polemiche che hanno poi determinato la “scomparsa” dai teleschermi italiani di alcuni inviati, come è avvenuto con il corrispondente da Mosca Marc Innaro non più in onda nei Tg della televisione pubblica dopo il suo intervento apparso troppo vicino alle tesi della Russia di Putin.

In realtà, con lo scorrere delle drammatiche immagini della guerra, dei morti civili, le devastazioni del territorio, le fosse comuni, l’esodo di milioni di donne e bambini e l’assedio delle città Ucraine, si combatte una battaglia verbale nei comodi salotti televisivi con schiere di giornalisti diventati tuttologi a confronto con pseudo esperti di strategie militari.

Si sono pertanto schierati  a favore dell’invio delle armi all’Ucraina e delle sanzioni contro la Russia una grande maggioranza di giornali e televisioni, “contro tutti coloro considerati “pacifisti” e per questo considerati erroneamente a favore di Putin e della Russia.

E’ il caso di Michele Santoro costretto a emigrare sui social per manifestare il suo pensiero sulla guerra d’invasione della Russia sull’Ucraina. Con il suo “La Pace proibita”, Santoro porta avanti la battaglia per la fine della guerra tra la Russia e l’Ucraina anche attraverso una mobilitazione popolare simile a quella emersa in occasione della Marcia della pace Perugia Assisi condivisa con migliaia e migliaia di persone.

Dopo lo scoppio della guerra, nei talk show delle televisioni pubbliche e private ha fatto la sua comparsa il Professor Alessandro Orsini, Direttore dell’osservatore sulla sicurezza internazionale. Il Professor Orsini, al quale non è stato rinnovato il contratto con la Luiss in scadenza, aveva spesso contrasti molto accesa con gli altri interlocutori, quelli che chiedono il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio ucraino come, del resto sostiene, da sempre il Presidente Zelensky.

C’è insomma un’altra “guerra”, cui si assiste nel corso delle trasmissioni tv tra differenti opinioni, spesso con l’intermezzo di offese personali, che ha dominato la platea sin dall’inizio del conflitto in quasi tutti gli studi televisivi. Alcuni esperti di geopolitica, hanno pertanto deciso di disertare, soprattutto per l’impossibilità di esporre il proprio pensiero senza essere interrotto, magari per confutare una fake news totalmente inventata.

Ci si riferisce alla presenza di alcune giornaliste sovietiche che raccontano una verità, e si riferiscono ad una libertà d’espressione che sarebbe consentita in Russia, totalmente diversa da quella del nostro Paese. Toni esagitati che sfiorano la rissa, con parole offensive e spinte all’avversario come avvenuto tra Sgarbi e Mughini in una trasmissione su Canale 5.

C’è l’intenzione del Copasir, il Comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica, di avviare un approfondimento sull’attività della disinformazione nella guerra tra Russia e Ucraina. La prossima settimana sarà “ascoltato” tra gli altri, anche l’Amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes.

L’intervento del Copasir ci porta al conduttore di Piazza Pulita Corrado Formigli che, in una intervista rilasciata a Repubblica, giudica l’intervento del Copasir cosa poco seria; “faccio il giornalista e sono artefice sulle mie scelte” . Alla domanda se in Rai vogliono porre delle regole, Formigli risponde: “Sono grottesche. Chi le decide? Allora sì che diventiamo come la Russia”.

Dall’inizio della guerra con l’Ucraina, nei nostri teleschermi sono apparsi diversi giornalisti e giornaliste russe. Naturalmente il loro punto di vista era chiaramente a favore di Putin e della sua scelta di invadere il paese ucraino. Nello stesso tempo sono stati ascoltati giornalisti e politici ucraini come è solito fare il giornalismo.

Purtroppo per i cittadini e i telespettatori che ascoltano questi talk show litigiosi, a volte con notizie false, interruzioni continue, è difficile farsi un’opinione corretta che consenta poi al telespettatore di capire le varie ragioni di una guerra che vede tra le vittime anche civili e bambini. E’ necessario organizzare un dibattito più civile e soprattutto più chiaro per i formare i cittadini come prevede peraltro la Costituzione. In caso contrario è meglio che chiudano i loro salotti televisivi.

Giuseppe Careri