La guerra tra orrori e sanzioni – di Giuseppe Careri

La guerra tra orrori e sanzioni – di Giuseppe Careri

Continuano i bombardamenti dell’esercito russo su diverse città dell’Ucraina. Piovono missili sull’aeroporto di Odessa; danneggiata la pista. Scoperta un’altra fossa comune con alcuni cadaveri con le mani legate alla schiena e colpiti alla nuca con un arma da fuoco. Per fronteggiare gli orrori commessi anche sui civili, l’occidente ricorre a tutte le sue forze per aiutare l’Ucraina attraverso l’invio delle armi e con numerose sanzioni di carattere economico e militare per indebolire la politica di Putin di proseguire la guerra. Per questo sono previste altre sanzioni concordate tra L’Unione Europea, Gli Stati Uniti e La Gran Bretagna.

Ma il campo di azione dell’Occidente per far recedere dal campo di guerra la Russia di Putin va oltre le sanzioni militari ed economiche. Il raggio di azione delle sanzioni contro la Russia si estende anche nei settori dell’arte, della cultura e dello sport a cominciare dalla cancellazione dei russi dalle fiere del libro, dai teatri e dal cinema. Per il momento sono esclusi dalle sanzioni le “passeggiate” e gli abbracci nello spazio dei tre astronauti, russi e americani, a bordo della Soyuz atterrata poi nelle steppe del Kazakistan.

Anche la religione, per certi versi, era sfuggita alle sanzioni dell’occidente e soprattutto alle proteste dell’Ucraina che non aveva accettato l’abbraccio tra le due infermiere, Irina Ucraina e Albina Russa, mentre portano la croce di Gesù nella via Crucis pasquale. Un affronto per l’Ucraina che ha vietato la trasmissione in diretta nel proprio paese della cerimonia religiosa.

Ricerca spaziale e religione, dunque, al di fuori di un conflitto che purtroppo non accenna a finire. Nel frattempo è lo sport nell’occhio del ciclone a causa della guerra d’invasione russa all’Ucraina.

Il 27 giugno inizierà il torneo internazionale di tennis a Wimbledon e gli atleti russi e bielorussi sono stati esclusi dalla prestigiosa competizione. Wimbledon è infatti la manifestazione sportiva più antica del tennis, nato addirittura nel 1877. Ovvio il desiderio di ogni tennista di volerci partecipare.

Naturalmente sono iniziate le polemiche, anche da parte dei nostri campioni, sulla decisione di All England Club di escludere gli atleti russi dalle gare di Wimbledon.

Panatta in una dichiarazione ha detto: “I tennisti russi esclusi? È una stupidaggine ed è una ipocrisia totale”. In una dichiarazione all’agenzia Adnkrons Paolo Bertolucci, compagno di Panatta di tanti incontri, ha commentato: “questi ragazzi non c’entrano niente con la guerra. Sono solo dei ragazzi che giocano a tennis”.

Per la verità la decisione di escludere i tennisti russi  è una decisione scaturita dalla volontà e dalle indicazioni politiche del governo Johnson per sottolineare in un contesto sportivo così prestigioso l’invasione della Russia all’Ucraina e farlo conoscere a tutto il mondo.

L’otto maggio 2022 si terranno a Roma gli internazionali di tennis e nulla esclude che anche la federazione italiana possa prendere una decisione analoga a quella di Wimbledon. Lo sapremo presto.

Ma c’è un aspetto ancora più importante per quanto riguarda lo sport, la sua dipendenza dalla politica che spesso è troppo invasiva. Del resto lo sport “macina” soldi, ha bisogno di sovvenzioni che spesso senza un appoggio governativo non potrebbe avere.

Il “frastuono” su Wimbledon e sugli internazionali di Roma, non possono far dimenticare un altro avvenimento sportivo che si è concluso recentemente. Parliamo delle paraolimpiadi di Pechino che si sono svolte a marzo di quest’anno.

E’ proseguita, infatti, la “marcia anti russa” anche in questa manifestazione. Dopo una trattativa difficile, la Commissione Olimpica ha deciso di escludere dalle gare gli atleti russi e bielorussi anche se avessero gareggiato in modo “neutrale”.

Per chiarezza: riteniamo giusto punire una nazione che ha invaso un altro paese anche attraverso sanzioni. Ma punire dei ragazzi, ragazze, uomini e donne, con particolari problemi fisici, persone che per quattro lunghi anni si preparano con sacrifici, gioia e dolori, escluderli da una olimpiade per una colpa non loro è davvero difficile da accettare. Questo non significa stare contro i russi; nè si possono dimenticare situazioni difficili e dolorose, di ragazzi e ragazze con deficit che in maniera “eroica” si cimentano e si sacrificano per anni, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto.

Credo proprio non sia giusto punirli impedendogli di partecipare a una gara che per loro significa tutto, in nome della ragion di stato e di una invasione scellerata di cui loro non hanno nessuna colpa. No, non è giusto!!!

Giuseppe Careri