L’incertezza con cui dobbiamo convivere – di Guido Puccio

L’incertezza con cui dobbiamo convivere – di Guido Puccio

Convivere con l’incertezza: sembra questa l’unica conclusione possibile degli eventi che si succedono nel tempo che viviamo. Non occorre certo scomodare i massimi sistemi. Basta la cronaca di tutti i giorni.

Al sollievo per l’attenuarsi progressivo della pandemia fa riscontro il suo inquietante ritorno, questa volta generalizzato, nella città di Shanghai: 25 milioni di abitanti, pari a quelli di mezza Italia in un’area grande come due nostre province. Vero è che quando non si procede con vaccinazioni di massa l’unica alternativa è la chiusura, ma in questo caso gli effetti sono drammatici.

Il fatto che con la globalizzazione il grande sub-continente asiatico sia diventato da tempo la fabbrica del mondo (è qui che si producono larga parte dei manufatti del mercato mondiale) e che la pandemia comporti la chiusura di molti porti cinesi non può che avere conseguenze anche per noi.

Se poi teniamo conto che le mutazioni del virus avvengono con una frequenza quasi sistemica, ecco che le incertezze e le preoccupazioni per il prossimo autunno restano sempre aperte anche per noi.

Il furore della guerra di invasione russa in Ucraina, che “cambia il mondo” come scrive Lucio Caracciolo, porta con sé apprensioni ancora più serie. Oltre alla violenza e all’orrore è sempre grave il rischio che il conflitto degeneri e si estenda: siamo alle porte dell’Europa, non in continenti lontani, ed in gioco ci sono le grandi potenze con tutti i limiti e le fragilità delle classi politiche che le rappresentano dopo la fine dei partiti, delle ideologie, della essenzialità della politica, della autorevolezza di figure che avevano dimostrato di sapere governare le complessità e delle quali oggi si avverte la mancanza.

L’effetto più tagliente e immediato del disastro, oltre al terrore, è l’esplosione della crisi energetica che ci tocca tutti e da vicino. A breve, è ormai certo, emergeranno ben altri problemi e tra questi il più temuto è il rischio alimentare specialmente nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, dove trecento milioni di abitanti basano la loro alimentazione sul grano e sui cereali che venivano importati dalle zone di guerra. Ha ragione il professor Tremonti quando prevede la ricomparsa delle carestie e dello spettro della fame nel mondo.

Il ritorno dell’inflazione nel mondo, smentendo le previsioni che ne prevedevano il controllo e l’arresto entro un termine ragionevole, crea a sua volta incertezze.

Per tagliare corto con le mille interpretazioni correnti è bene attenerci ai nostri dati ufficiali: in Italia il recente documento del D.E.F. si basa su previsioni intorno al 6%, così come confermano gli esperti della B.C.E. che parlano di “brusco peggioramento”.

L’ultima riunione del Consiglio della Banca Centrale Europea, che si è tenuta questa settimana, ha visto ancora una volta la presidente Lagarde confrontarsi con i falchi dei Paesi “frugali” che pretendono l’aumento dei tassi di interesse. E ancora una volta l’argomento è stato rinviato di qualche mese anche se è stato annunciato nel comunicato stampa che a settembre finiranno gli acquisti netti di titoli da parte della Banca (40 miliardi ad aprile!) e i Paesi più esposti con il debito, come il nostro, dovranno tornare a fare i conti con il mercato.

Gli economisti, compresi i più scettici, sanno che con i tassi di interesse bassi e il PIL in crescita il debito tende a ridursi e diventa più gestibile nel tempo. Ma orami è certo che i tassi torneranno a crescere e quanto al PIL le previsioni per i prossimi tre anni prevedono che non andrà oltre il 2-3% nel migliore dei casi.

Ecco perché l’incertezza, anche se è “immensa e durerà a lungo” come scrive un editoriale di “Esprit”, la rivista fondata da Emmanuel Mounier nel suo ultimo numero di aprile, deve segnare un inizio, ben sapendo che dovremo convivere “stretti  nella morsa tra  dittature e autocrati da una parte  e democrazie, libertà e  Stati di diritto dall’altra.”

Guido Puccio