La Pasqua e la guerra – di Giancarlo Infante

La Pasqua e la guerra – di Giancarlo Infante

Se la Pasqua indica una prospettiva nel Cielo, quella della Resurrezione e, quindi, della riconciliazione nel “passare oltre”, la realtà delle cose della Terra ci dicono tutt’altro in questo che è il giorno più importante per la cristianità intera.

Non è stato accolto l’appello alla tregua pasquale lanciato dalle Chiese europee (CLICCA QUI). Le vicende belliche, le dichiarazioni delle autorità di entrambi gli schieramenti, i sentimenti ulteriormente esacerbati dai successi, o dagli insuccessi, reclamati sul campo non facevano già sperare, comunque, niente di buono allorquando l’appello venne reso pubblico pensando ad una deposizione delle armi dalla Pasqua dei cattolici a quella degli ortodossi del 24 aprile.

La Russia non può fermarsi proprio in momento in cui diversi paesi occidentali contano di  rifornire ulteriormente gli ucraini di armi nel giro dei prossimi cinque, sette giorni. E forti sono i rullii di tamburo, e dai gas di scappamento dei carri armati segnati con la famigerata “Z”, che giungono dalle aree orientali del Donbas dove forse, a prezzo di chissà quale carneficina, Putin conta di chiudere vittoriosamente, almeno, questa prima fase dello scontro con l’Ucraina. Kiev non è neppure in grado di tollerare, e far accogliere, l’invito di Papa Francesco a una famiglia ucraina a portare la croce con un’altra russa nel corso della Via Crucis di due sere fa.

Eppure, la richiesta delle Chiese europee e l’invito di Papa Francesco erano cose assolutamente da farsi. A dispetto di ogni visione realistica, si deve sempre puntare sulla Pace. In una condizione come quella attuale si tratta di accettare la dura realtà delle cose, ma non di abbandonarvisi completamente, anche se in questo momento prevalgono le ragioni di chi vuole provare a portare le cose fino ad un limite ultimo e, in quel momento, avviare un tavolo di trattative. Ma a quel tavolo si dovrà pure giungere.

Riguardando alla preparazione della Prima e della Seconda guerre mondiali siamo di fronte a delle vere e proprie scommesse. Forse lucidamente fatte, ma antitetiche e contrarie. Bisognerà vedere chi dei due schieramenti ha meglio previsto la linea ultima oltre la quale l’antagonista non intende arrivare. Anche se questo gran parlare dell’uso delle armi nucleari tattiche rischia di rendere sempre meno chiara la stesura una tale linea di confine.

Questo riferimento all’uso dell’arma atomica è troppo ricorrente. Nonostante lo scorso 4 gennaio i cinque paesi componenti il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite abbiano sottoscritto congiuntamente un documento con il quale venne ribadito il “no” all’uso della bomba atomica e sostenuto che un confronto nucleare “non deve neppure essere pensato” (CLICCA QUI). In quel documento potrebbe essere ritrovato il senso del dopo conflitto giacché invitava a” lavorare con tutti gli Stati per creare un ambiente di sicurezza più favorevole ai progressi nel disarmo”.

Il Vice ministro alla difesa della Cina, Ma Zhaoxu, definì la dichiarazione “positiva e forte”, destinata a favorire l’aumento della” fiducia reciproca e a sostituire la concorrenza tra le principali potenze con il coordinamento e la cooperazione”.

Visti gli sviluppi della vicenda ucraina, precipitata poco meno di cinquanta giorni dopo, a seguito della invasione russa, iniziata il 24 febbraio, bisognerebbe tornare a quel documento quale alternativa alle scommesse fatte in questi giorni.

Giancarlo Infante