Il Papa messaggero di pace – di Giuseppe Careri

Il Papa messaggero di pace – di Giuseppe Careri

In una cornice suggestiva di immagini e colori si è svolta al Colosseo la cerimonia della Via Crucis con Papa Francesco. La solenne cerimonia del Venerdì Santo questa volta però è stata accompagnata dalla polemica sollevata dall’Arcivescovo Greco Ortodosso di Kiev per la presenza delle due infermiere del Bio Campus, Irina Ucraina e Albina Russa, che hanno portato la croce nella XIII stazione. Infatti da parte Ucraina la partecipèazione delle due infermiere alla cerimonia religiosa è stata giudicata “inopportuna e ambigua che non tiene conto dell’aggressione militare russa”.

Ma la Santa Sede sottolinea che “Papa Francesco è un pastore, non un politico. Il Papa agisce secondo lo spirito evangelico, che è di riconciliazione” dice Padre Antonio Spataro, consigliere del Papa, in una dichiarazione rilasciata alla Rete 1 della TV.

La cerimonia, dunque, si è svolta senza la lettura della meditazione; Nella tredicesima stazione si invita a pregare in silenzio e si assiste, grazie alle stupende riprese televisive della Televisione Pubblica, alle due ragazze che si tengono per  mano intorno alla croce del Signore e si guardano con viva tenerezza. Una scena commovente per il significato simbolico che porti alla pace tra i popoli.

Ma la presenza delle due infermiere ha poi avuto la conseguenza che le immagini della Via Crucis, con la sua coreografia, i suoi colori, i fedeli con i lumini, non è apparsa sui giornali cattolici dell’Ucraina, ne trasmessa nei canali della televisione nazionale. Uno sgarbo nei confronti del Papa e di tutti coloro che credono nella pace e nella riconciliazione dei due paesi. Questo episodio, peraltro, non è stato messo i risalto dai quotidiani italiani e dalla TV. Certo la situazione in Ucraina è ancora drammatica dopo oltre 52 giorni, a partire da quel 24 febbraio che ha visto l’armata russa invadere l’Ucraina, il suo paese confinante.

Da quel giorno si sono cominciati a contare i morti dei combattenti, ma anche dei civili, molti dei quali costretti poi a fuggire lasciando la propria casa e i propri beni sotto le bombe e i missili dell’invasore russo. Palazzi distrutti, rasi al suolo, strade ricoperte di morti, di detriti, scuole, ospedali, ponti distrutti.

Da giorni si continua a combattere una guerra apparentemente impari. Con un paese, L’Ucraina, che ricorre a tutta la sua forza, la generosità, l’altruismo e il coraggio a combattere per salvare il proprio paese dall’invasione russa a rischio della propria vita e dei propri familiari.

Certo, l’Europa tutta e gli Stati Uniti, da subito hanno aiutato l’Ucraina con l’invio di armi, istruttori e sanzioni contro la Russia che finora, purtroppo, non hanno sortito nessun effetto concreto per una tregua.

Ma ormai è giunto il momento di fare uno sforzo supremo per costringere Russi e Ucraini a incontrarsi intorno a un tavolo per trovare la via della pace e il ritorno a una difficile, dolorosa e lunga ricostruzione del paese.

Finora le armi inviate all’Ucraina non hanno favorito nessuna tregua, nessun accenno a una pace. Come spesso accade nelle guerre, c’è il rimbalzo delle responsabilità attraverso la propaganda che allontana sempre più i due paesi nella ricerca di un accordo.

Si fanno appelli a tutto il mondo, si invoca una tregua prima di arrivare a una situazione ineluttabile, un destino che rischia di coinvolgere il mondo intero con la minaccia di utilizzare le armi nucleari.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti, oltre alle armi e alle sanzioni al Cremlino, dovranno pensare e favorire seriamente una soluzione di tregua “costringendo” entrambi i paesi a una conferenza di pace per trovare un compromesso che soddisfi Putin e il Presidente Zelensky, a sedersi a un tavolo di trattativa.

Il costo così alto di vite umane e in distruzioni lo esigono per il bene di tutti, soprattutto dei cittadini, dei civili, delle donne e dei bambini, costretti alla sofferenza e a un esodo biblico.

La vicenda della Via Crucis e la polemica che ne è seguita non è un buon segnale. A questo punto della guerra occorre che ognuno rinunci a qualcosa, per permettere una riconciliazione che dovrà favorire le necessità, politiche e morali, di entrambi i paesi belligeranti. Il braccio di ferro tra i due contendenti è una sconfitta per tutti. Per questo anche il Papa invoca con forza la pace.

Giuseppe Careri