L’Italia verso l’austerity – di Giuseppe Careri

L’Italia verso l’austerity – di Giuseppe Careri

“Colto da malore alla guida della sua auto per l’accensione della spia della benzina”. Ancora: “Si presenta al distributore di benzina con una fiala e chiede 10 gocce di gasolio”. Da giorni, ormai, imperversano sui social vignette per ironizzare sull’aumento dei carburanti arrivati alle stelle a causa dell’invasione russa all’Ucraina. Una guerra che sta seminando la distruzione di un Paese libero, con centinaia di morti civili e migliaia di feriti, vittime principali e inconsapevoli di una invasione assurda che ancora continua, costringendo milioni di cittadini ucraini a un esodo biblico, donne e bambini soprattutto; infine, una guerra insensata che ingigantisce i problemi quotidiani delle imprese e delle famiglie, soprattutto di quelle più povere ed emarginate.

La guerra combattuta nel cuore dell’Europa ha fatto aumentare i prezzi non solo dei carburanti, indispensabili nella vita moderna, ma anche dei generi alimentari con riflessi negativi sui pescatori e i trasporti su strada impossibilitati a sostenere aumenti dei carburanti così consistenti. A ciò si aggiunga la speculazione e le accise di guerre lontane, i terremoti e le alluvioni; infine l’inflazione, l’aumento dei prezzi al consumo, dal pane alla pasta, ma anche alla quasi totalità dei generi alimentari. Una guerra ingiusta che si protrae nel tempo, aumentando morte e disperazione anche tra la popolazione civile.

E proprio questa guerra, ingiusta come tutte le guerre, ci fa tornare indietro di 50 anni, quando Egitto, Siria e Israele si affrontarono nella guerra del Kippur per la riconquista di alcuni territori. La guerra causò un consistente aumento del greggio da parte dell’Opec fino ad arrivare all’embargo. La crisi arabo/israeliana peggiorò  ulteriormente con la chiusura del canale di Suez.

Drammatiche, allora, le conseguenze nei paesi, come l’Italia, dipendenti dalla fornitura del petrolio e dalle fonti energetiche. La notte nel 23 novembre 1973, il Presidente del Consiglio Mariano Rumor, in una seduta drammatica, decise il varo del decreto numero 304 che stabiliva misure urgenti su tutto il territorio di limitazioni e rinunce per i cittadini italiani a dir poco drammatiche.

Per l’Italia, come per altri paesi, iniziò così un periodo di sofferenze. Dopo gli anni travolgenti ed irripetibili del “miracolo economico”  degli anni sessanta, dove anche in Italia ci fu benessere, una grande ripresa economica e un periodo di tranquillità sociale, arrivò improvviso il risveglio per una delle tante guerre che hanno funestato il mondo intero.

A causa della guerra del Kippur, le restrizioni decise dal Governo prevedevano il “tutti a piedi” nei giorni festivi e nelle domeniche; la diminuzione della velocità nelle strade statali e nelle autostrade; dal divieto di circolazione erano esclusi solo i mezzi pubblici, le ambulanze e i taxi; per una volta la norma riguardava tutti, compresi i Ministri e il Presidente della Repubblica. Curioso fu l’arrivo a Piazza di Spagna, alla festa della Madonna dell’8 dicembre, del Presidente della Repubblica Giovanni Leone a bordo di una carrozza trainata da cavalli. In breve tempo le città italiane si abituarono all’austerity a volte trovando anche l’aspetto positivo di andare a piedi nei giorni festivi. Infatti, nella città di “tutti a piedi”, comparvero poi milioni di biciclette, tandem, pattini a rotelle, sci, perfino cavalli

Le domeniche a piedi permisero, però, a molti cittadini di guardarsi intorno, di ammirare magari una piazza sfiorata soltanto in automobile, di osservare monumenti e siti archeologici, il Colosseo, San Pietro, e poi via dei Fori Imperiali con il passeggio domenicale a piedi o in bicicletta. Ma le limitazioni non erano solo per l’automobile. C’era anche l’orario ridotto dei negozi, cinema; perfino la Televisione Pubblica, la Rai, fu costretta a terminare le trasmissioni televisive alle ore 23. Il Telegiornale delle ore 20.30 fu anticipato alle ore 20. Carosello, straordinario programma per la pubblicità fu sostituito dagli attuali spot pubblicitari. Anche i locali pubblici, i bar, i ristoranti, le sale da ballo, dovevano chiudere entro le ore 23. Le città ridussero l’illuminazione del 40%, nella notte era prevista l’accensione di un lampione su due. Addirittura si ridussero le luminarie del natale. Ridotta anche la temperatura all’interno delle abitazioni.

Oggi purtroppo ci risiamo, a causa della guerra tra Russia e Ucraina e della speculazione; si parla di ridurre il riscaldamento delle abitazioni, degli uffici pubblici e di altre misure restrittive, con la speranza che la diplomazia sia più forte delle armi e consenta una pace che non umili nessuna delle due parti. Ancora ieri, però, c’erano combattimenti, morti, feriti, distruzione di edifici, anche di ospedali.  Donne e bambini che fuggono disperati, con gli occhi segnati dalla paura, dagli stenti e dal dolore di aver perso un parente, un genitori, un figlio, oltre alla perdita della propria casa, dei propri beni. Tutti aspettano, quasi con rassegnazione, che tutto finisca.

C’è una vignetta che circola in questi giorni che dovrebbe essere ironica, ma che è invece una previsione amara. Rappresenta Snoopy seduto su un piccolo carro armato che dice: “Attenzione!!! A causa dell’aumento della benzina, dell’energia elettrica, della tassa sui rifiuti, dell’Irpef, e di tasse varie, informiamo che la luce in fondo al tunnel è stata staccata”.

Giuseppe Careri