Codice rosso: argine alla violenza – di Giuseppe Careri

Codice rosso: argine alla violenza – di Giuseppe Careri
Rossella, Diana, Veronica, una maestra d’asilo, un arbitro, un’impiegata comunale, vittime di violenza sessuale e mediatica commessa spesso da un proprio familiare, marito o compagno dopo una vita trascorsa in comune.
L’ambiente familiare, dunque, anziché essere luogo sicuro nasconde a volte il pericolo per una donna di essere sottomessa a violenza di vario genere. Dopo l’aumento di tanti delitti a sfondo sessuale, si è finalmente giunti a una legge per arginare i continui delitti nei confronti soprattutto delle donne. E’ la legge n. 69 del 9 agosto 2019 denominata Codice Rosso che prevede una decisa accelerazione nelle indagini per i maltrattamenti, violenza sessuale, stalking e lesioni.
La nuova legge istituisce nuove fattispecie di reato: violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; costrizione o induzione al matrimonio; deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni. Molti ricorderanno le lesioni permanenti di Jessica Notaro colpita al viso dall’acido con la perdita di un occhio; e poi dell’Avv. Lucia Annibali aggredita sempre con l’acido da due uomini assoldati dal suo compagno poi condannato a 20 anni di reclusione.
Nella nuova legge in vigore dal 9 agosto 2019 ci sono poi una serie di misure restrittive; una delle ultime norme introdotte riguarda i reati del cosiddetto Revenge Porn, “ la diffusione non consentita di immagini o video sessualmente espliciti”. Il nuovo reato intende punire la diffusione di materiale pornografico sessualmente esplicito contro la volontà della persona offesa. La condanna prevista è da 1 a 6 anni di reclusione, oltre il risarcimento da 5 a 15 mila euro. Se le immagini pubblicate su strumenti telematici o informatici riguardano persone minorate  psichiche, inferiorità fisica o donna incinta, la pena viene aumentata da un terzo alla metà. Naturalmente la norma inquadrata nel Revenge Porn, vendetta porno, riguarda anche coloro che hanno ricevuto in regalo o acquistato le immagini per pubblicarle in seguito sui social. ​
Il Codice Rosso nasce, dunque, per proteggere il più possibile le persone sottoposte a violenza sessuale, da chi ha subito lesioni permanenti, a coloro sottoposte alla gogna mediatica per la pubblicazione di immagini vistosamente a
contenuto sessuale. La persona offesa ha tempo fino a sei mesi per effettuare la denuncia, e la remissione della querela può essere decisa soltanto dal giudice e non dalla polizia dove è stata presentata l’istanza nei giorni procedenti.
Bene, dunque, la nuova legge chiamata Codice Rosso. L’aumento delle pene nella nuova legge sarà un deterrente contro la violenza a sfondo sessuale, oppure a impedire la pubblicazione di immagini sessualmente esplicite. Ma la pena di per se non può eliminare il problema della violenza di genere. Occorre, ancora una volta, ricorrere all’educazione familiare in simbiosi con la scuola che insegni, finalmente, ai ragazzi e agli stessi genitori, il rispetto dell’altro, della donna e delle persone più deboli.
Siamo ormai in un’epoca in cui la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa è ormai generalizzata: dai telefonini, ai computer, ai social, Instagram, Facebook, Telegram. La facilità di scattare foto, fare filmini, sia pure per divertimento, non devono poi portare a un’esasperazione e a un utilizzo vietato dalle convenzioni e dalle leggi.
Occorre che ognuno di noi si faccia parte dirigente, chiarisca le problematiche della vita e delle regole con i propri figli, per evitare distorsioni non sempre accettabili. Sul Revenge Porn occorre una riflessione più profonda. Ormai con uno smartphone è possibile scattare foto, girare filmati, inserirli facilmente nei social e quello che sembra del tutto naturale spesso non lo è; a volte è facile deragliare per entrare in un terreno “minato” per sé e gli altri.
Pubblicare un video sessualmente esplicito per gioco, per fare uno scherzo a un amico/a può rovinare l’esistenza di una vita. ​
Secondo la Polizia Postale, scrive il Sole 24 ore, nel 2021 il reato di Revenge Porn è aumentato del 78% rispetto all’anno precedente. Lo scrive il Censis che segnala i vari Centri antiviolenza diffusi in tutto il territorio. Esiste anche il numero 1522 attivo 24 ore su 24 multilingue cui arrivano migliaia di segnalazioni; negli ultimi 5 anni sono arrivate oltre 100 mila denunce per violenza e stalking. Nella stessa indagine del Censis risulta che circa il 72% della popolazione ritiene che nella nostra società esiste il problema della violenza di genere sulle donne. Solo il 23% lo esclude.
Vista tanta consapevolezza dalla gente comune, occorre che anche le istituzioni, la scuola, la famiglia e il governo, alzino il livello di attenzione per evitare che i fenomeni di violenza sessuale e il reato di Revenge Porn continuino ad aumentare. Il Codice Rosso è solo il primo passo per arginarli.
Giuseppe Careri