Djokovic espulso dall’Australia, ma le motivazioni fanno discutere – di Giancarlo Infante

Djokovic espulso dall’Australia, ma le motivazioni fanno discutere – di Giancarlo Infante

Novak Djokovic, il Numero uno al mondo del tennis ha definitivamente perso la battaglia per disputare gli Open di Australia. La Corte federale ha infatti accolto la tesi del Governo che il tennista rappresenta un pericolo per le sue posizioni in merito alla vaccinazione anti Covid-19 rovesciando così una prima decisione del Tribunale di primo grado.

Djokovic non si è mai voluto vaccinare. Aveva ricevuto il visto d’ingresso sulla base di una esenzione dalla vaccinazione perché era stato colpito dal virus in precedenza, ma le polemiche nate all’indomani del suo arrivo in Australia avevano portato le autorità a ritirargli il visa.

L’Alta corte ha fatto dunque sua la decisione del ministro all’immigrazione australiano, Alex Hawke, assunta sulla base della considerazione che la presenza di Djokovic in Australia potrebbe rischiare di creare “disordini civili” perché il tennista serbo è diventato un “talismano del sentimento anti-vaccinazione”. La difesa di Djokovic ha negato ogni coinvolgimento del proprio assistito nella campagna dei “no vax” facendo notare che, tra l’altro, egli non è mai stato sentito al riguardo.

Il presidente della Corte Suprema James Allsop ha spiegato che la decisione del tribunale non rifletteva “i meriti o la saggezza della decisione” del Governo, ma piuttosto se fosse da considerarsi irrazionale al punto da essere illegale.

Messa così sembra che allora ci si trovi di fronte ad una decisione “politica” che non entra nel merito del rischio sanitario rappresentato dal tennista, bensì sulle sue opinioni.

Da convinto sostenitore della vaccinazione, e in attesa del dispositivo completo che spieghi la sentenza, mi limito per il momento a sostenere che, fino a quando non vengono commessi precisi reati, chi è contro il vaccino ha tutto il diritto di pensarla come gli pare ed anche, eventualmente, sostenerla pubblicamente. Non può certamente essere sottoposto ad alcuna sanzione se non mette a rischio la salute degli altri.

Le buone intenzioni, come saranno quelle che stanno alla base del “pasticcione” governo australiano, il quale prima concede il visto e poi lo ritira solo perché molti cittadini si sono infuriati, spesso lastricano la via dell’inferno … e un pezzetto di selciato in tal senso può essere steso da chi non rispetta, comunque, i principi fondamentali validi per ogni essere umano, a partire da quello che ci lascia liberi di pensarla come la pensiamo.

Giancarlo Infante