Femminicidi e molestie sulle donne – di Giuseppe Careri

Femminicidi e molestie sulle donne – di Giuseppe Careri

Sono stati 109  i femminicidi commessi quest’anno in Italia da mariti, ex fidanzati, uomini respinti e migliaia le violenze fisiche e psicologiche delle donne nelle più diverse situazioni. Per questo motivo il Consiglio dei Ministri ha approvato, finalmente, un disegno di legge per inasprire le pene da infliggere a tutti coloro che hanno la sola arma della violenza da mostrare al prossimo per soffocare il diniego della donna che si ribella ai suoi soprusi e ai suoi modi violenti.

Nel disegno di legge presentato alla stampa da tutte le donne che fanno parte del Governo, sono contenute nel dettaglio le restrizioni per fronteggiare ed eliminare la violenza degli “energumeni” sulle donne.

Uno dei punti qualificanti del disegno di legge riguarda la possibilità per gli organi di giustizia di procedere contro il molestatore violento, spesso assassino, anche in mancanza di una denuncia o di una querela della donna offesa.

Inoltre è previsto un uso massiccio del braccialetto elettronico; scatterà il carcere nel caso il braccialetto venga semplicemente manomesso. Le donne maltrattate e violentate saranno a loro volta preventivamente informate nel caso l’aggressore esca dal carcere prima dei termini di custodia.

Alla conferenza stampa, presente il Presidente del Consiglio Mario Draghi, erano allineate tutte le Ministre proponenti il disegno di legge, da Elena Bonetti delle Pari Opportunità, alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e poi tutte le altre. La Ministra delle Pari Opportunità ha detto: “Tutte le donne vittime di violenza devono sapere che non sono sole, che ci sono le istituzioni che sono pronte ad accogliere la loro richiesta di aiuto”.

L’alto numero dei femminicidi degli ultimi anni ha accelerato il disegno di legge per salvaguardare l’incolumità delle donne costrette a subire la violenza di una persona dominata da una passione malata e incontrollabile. La Ministra Cartabia specifica il senso del disegno approvato dal Consiglio dei Ministri: “una pluralità di misure che hanno un obbiettivo chiaro, anzi un duplice obbiettivo: rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione delle donne”.

La prevenzione. E’ indubbio che l’intervento delle forze dell’ordine e dei Giudici deve essere sempre più tempestivo per arginare una violenza che spesso avviene dentro le mura domestiche. Spesso, infatti, la paura e il terrore di subire altre violenze impediscono alla persona percossa e umiliata di sporgere denuncia. Ma è anche un problema di carattere culturale, in cui per anni tutta la società è stata basata sul dominio dell’uomo sulla donna riscontrabile anche nel mondo del lavoro. Un problema culturale assente che ha consentito fino ad oggi di insolentire, spesso di usare violenza, come accaduto recentemente alla giornalista Selvaggia Lucarelli nel corso di un raduno dei no vax al Circo Massimo di Roma.

La giornalista si era presentata in modo anonimo per intervistare i partecipanti no vax sul motivo della loro protesta chiedendo semplicemente: “perché è qui oggi”? Poco dopo le prime interviste è stata minacciata anche da donne; una le ha detto in modo minaccioso: “A me nun me riprende perché t’arriva ‘na gomitata in faccia”! Altra donna: “sei una venduta. Vergognati, vergognati”! Un uomo: “perché ti metti questa pezza di carta da culo? Cretina, cretina”. Un altro, sempre con fare minaccioso: “e allora te ne vai, te ne vai! L’uomo le dà improvvisamente una testata che finisce fortunatamente sul cellulare della giornalista e poi sugli occhiali. Parte il coro dei presenti che avevano accerchiato la giornalista: Giornalista, giornalista, terrorista, terrorista…”.

Alla rassegna delle violenze dobbiamo aggiungere anche l’episodio dello stadio dopo la partita di calcio Empoli Fiorentina. La telecronista Greta Beccaglia inviata di Tv Toscana è in collegamento diretto con la redazione centrale quando un tifoso ancora eccitato dal tifo sportivo “accarezza” il sedere della giornalista. Altri tifosi la molestano verbalmente. Lei reagisce incredula e dice al tifoso “selvaggio”: “questo non lo puoi fare, non lo puoi fare”.

Episodio da condannare non solo per il gesto in sé e per le parole offensive, ma soprattutto per la mancanza di rispetto per una donna che sta svolgendo il suo lavoro. E’ certo che se il giornalista fosse stato invece un uomo, il tifoso molestatore non si sarebbe permesso la molestia come ha osato con la donna. Su questo episodio si sono poi scatenati, i telegiornali e le rubriche televisive con servizi, collegamenti, dirette, immagini della manina sul sedere ripetuta tante volte.

In una di queste trasmissioni, vita in diretta, si è discusso per ben due giorni dell’episodio della mano sul sedere della giornalista con ospiti che condannavano, naturalmente, il gesto del molestatore dalla mano leggera. L’episodio lo hanno replicato in tutte le salse, con commenti, condanne, orrore per il gesto di un “idiota”. Giusto. Legittimo deplorare e condannare un gesto volgare e offensivo.  Entrambi gli episodi riferiti alle due giornaliste molestate vanno quindi condannati da ognuno di noi senza se e senza ma.

Su Repubblica Natalia Aspesi scrive un articolo sull’argomento che fa riflettere: Scrive: “Sulla prima pagina dei quotidiani l’altro giorno c’era la storia di una collega che alla fine di una partita era stata molestata da un tifoso arrabbiato che ha sfiorato con la mano sinistra la natica destra della giornalista. Io sto naturalmente con la collega, ma non col clamore che ha suscitato. Negli stessi giorni Repubblica ha messo in prima pagina i mille morti per lavoro in dieci mesi, (100 al mese, tre al giorno – ndr), un’ingiustizia infinita che ogni volta viene raccontata con rammarico e nessun orrore, quasi come un evento inevitabile”.

Condanna unanime, dunque, per la mano sul sedere della giornalista, senza mai dimenticare, però, quello che accade a volte di più grave nel nostro paese. Si tratti di violenza di genere, di cyber bullismo o di morti sul lavoro.

 Giuseppe Careri