L’ America perduta di Bill Bryson – di Cassandra Verticchio

“Questo posto è un mortorio” scrive Bryson parlando di Den Moines capitale dello stato dell’Iowa, sua città natale.

Lo scrittore americano dopo più di 20 anni passati nel Regno Unito decide di tornare, verso la metà degli anni 80, nel nuovo mondo per mettersi alla guida di una vecchia Chevrolet e visitare quei posti dove il padre era solito portare la famiglia in vacanza.

Credo che la vecchia Chevy, sia in effetti la visione più bella che esce da questo racconto. L’intento di Bill non è di certo quello di esaltare la grande America, sogno di tanti, anzi il contrario…mette in luce quel lato del paese conosciuto a molti e sconosciuto ai più. Il libro ha il sapore di un diario di viaggio scritto da un annoiato personaggio che si trascina su e giù per il paese cercando di collegare i ricordi del passato con la realtà che gli si palesa davanti. Il risultato però è una strana fusione di informazioni vaghe e immagini poco dettagliate, una malinconia solo abbozzata e un degrado continuo che, seppur reale, lascia la bocca amara e polverosa come i motel nei quali Bryson soggiorna durante il suo viaggio.

Occasione persa a mio parere per donare al lettore un racconto senza fronzoli di facile lettura che potesse aprire una finestra anche su realtà meno accattivanti, se accattivante fosse stato il racconto stesso.

Pagina dopo pagina l’idea che non fossero tanto i luoghi visitati a essere sottotono e mesti, ma l’approccio e gli occhi dell’autore, è la conclusione alla quale sono approdata.

Scappato dal mortorio perché sognava le città europee, difficilmente avrebbe potuto raccontarlo con un sentimento differente, sentimento e attrazione che spesso pervadono chi, invece, è cresciuto dall’altra parte dell’oceano e continua a guardare gli Stati Uniti come un film dalla colonna sonora intrigante, una splendida fotografia e…poca polvere.

La bellezza è sempre negli occhi di chi guarda.