Governo, Renzi ci riprova, Conte dice no – di Giuseppe Careri

Governo, Renzi ci riprova, Conte dice no – di Giuseppe Careri

La prova del nove ci sarà mercoledì 27 gennaio alla Camera dei Deputati e giovedì al Senato quando Deputati e Senatori saranno chiamati ad approvare la relazione del Guardasigilli Bonafede sulla giustizia. Italia Viva ha già annunciato che voterà no alla legge grillina con il sostegno di altri parlamentari contrari, tra l’altro, all’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio.

E’ un altro degli ostacoli da superare nel cammino del Governo guidato da Giuseppe Conte impegnato a intercettare i voti dei responsabili, o costruttori, che hanno nel frattempo formato un gruppo omogeneo nel Parlamento.

Come è ormai noto, il Governo Conte non ha la maggioranza assoluta al Senato, pertanto è costretto da giorni a trovare dei parlamentari disposti a votare a favore del Governo per raggiungere appunto i 161 voti necessari per approvare le leggi.

E’ storia di questi giorni di continue riunioni infuocate dei partiti per un chiarimento definitivo dopo che Conte, il Partito Democratico e i 5 Stelle, hanno dichiarato Renzi inaffidabile per un nuovo coinvolgimento di Italia Viva nel Governo.

Da parte sua Matteo Renzi lancia segnali a Conte e al Partito Democratico dichiarando di essere disponibile con i suoi parlamentari a fare un accordo politico di legislatura con la ex maggioranza per evitare il voto anticipato.

“Europeisti aiutateci”! Aveva chiesto Giuseppe Conte ai Deputati e Senatori di Camera e Senato per convincere quanti erano disponibili, dopo le dimissioni dei parlamentari di Italia Viva, a votare a favore della fiducia al Governo. Per tutta la durata della crisi e’ stato questo il principale argomento discusso nei corridoi del Transatlantico attraverso contatti informali tra i parlamentari per capire il loro orientamento al voto.

A complicare indirettamente la ricerca di volenterosi, è sopraggiunta anche la “tegola” della procura calabrese che ha indagato il leader dell’Udc Lorenzo Cesa, forse uno dei possibili responsabili disposto a unirsi a Giuseppe Conte.

Bruno Tabacci, del Centro Democratico, un tempo democristiano, a sua volta sta tentando di raggiungere un accordo con Di Maio e Giuseppe Conte; creare un gruppo strutturato in Parlamento per una maggioranza più solida, a patto però, ha poi dichiarato, si faccia un Governo Conte Ter con un nuovo esecutivo.

Del resto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sempre sostenuto la necessità di formare una maggioranza coesa e ben strutturata in Parlamento ben lontana, quindi, dall’includere parlamentari sparsi qua e la in cerca di una poltrona o una carica da sottosegretario.

Il Presidente del Consiglio, a sua volta, non intende abbandonare il percorso che porta alla ricerca di volenterosi, una volta chiamati voltagabbana, per formare una maggioranza di Governo più forte e per non essere costretto a dimettersi con il rischio che non ottenga poi il reincarico dal Quirinale.

Nessuno, al momento, sa quale piega prenderà la crisi. Se Conte riuscirà a convincere un nutrito numero di parlamentari per formare una maggioranza più forte, compresa magari anche di Parlamentari di Italia Viva, oppure se dovrà ripiegare a ottenere un nuovo incarico dal Presidente della Repubblica.

La frattura con Italia Viva sembra insanabile, ma la politica è, come si sa, l’arte del possibile, la capacità di trovare, cioè, una soluzione al di là delle dichiarazioni di facciata. Ricordiamo l’affermazione convinta di Zingaretti in una direzione del Partito Democratico del febbraio 2019: “Io ve lo dico davanti a tutti. Mi sono persino stancato di dire che non intendo favorire nessuna alleanza o accordo con i Cinquestelle.

Come si ricorderà, fu poi Matteo Renzi e lo stesso Zingaretti che favorirono la nascita del governo giallorosso per non andare alle elezioni politiche e consegnare il paese alla destra.

Fu, insomma, un gesto di grande responsabilità politica. Responsabilità politica che non sembra abbia avuto oggi lo stesso Matteo Renzi,  salvo poi cercare di ricucire con la maggioranza attraverso un patto di legislatura; responsabilità nei confronti del paese ignorata, però, anche da Giuseppe Conte che non intende per nessun motivo riallacciare una collaborazione politica con Italia Viva. A tratti sembra di assistere più ad una disputa personale, anziché politica.

Rimandare la soluzione politica attraverso un patto istituzionale, fa male soprattutto ai cittadini già sottoposti alla crisi sanitaria e a quella economica. Scriveva Niccolò Machiavelli: “Non si deve mai lasciar seguire uno disordine per fuggire una guerra, perché non la si sfugge, ma si differisce il suo disvantaggio”.

Ecco, dopo tante polemiche, scontri, dichiarazioni, sarebbe bene che ognuno deponga le proprie armi e pensi soprattutto a risolvere i problemi dell’Italia.

 Giuseppe Careri