Covid-19: migliora il colore delle regioni – di Giuseppe Careri

Covid-19: migliora il colore delle regioni – di Giuseppe Careri

L’ultima ordinanza del Ministero della Salute ha stabilito che la maggior parte delle Regioni hanno “scalato” la propria classe di appartenenza a quella meno “rischiosa”. L’unica a rimanere nella zona rossa è l’Abruzzo; le altre Regioni, Valle d’Aosta, Provincia di Bolzano, Toscana e Campania passano in zona arancione.

Dalla zona arancione a quella gialla passano Puglia, Umbria, Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia. Confermata la zona gialla per le altre.

Lo sforzo di Governo e Regioni per coniugare le vacanze natalizie con il rispetto delle nuove restrizioni ha finalmente visto la luce.

Confermato nell’ultimo Dpcm la riapertura delle scuole superiori in presenza al 75% a partire dal 7 gennaio, mentre elementari e medie lo saranno al 100%. Confermato l’impegno dei prefetti a regolarizzare gli spostamenti della popolazione nei mezzi di trasporto in concomitanza della riapertura delle scuole.

Delusione per gli amanti della montagna e dello sci: tutti gli impianti di risalita rimarranno chiusi fino al 7 gennaio. Chi tornerà dall’estero sarà costretto al suo ritorno a stare in quarantena. Questo per evitare “fughe” in altre zone dove gli impianti di risalita rimangono aperti, come la Svizzera.

Dal 21 dicembre al 6 gennaio i negozi saranno aperti fino alle ore 21 per evitare, dice il governo, nuovi assembramenti; chiusi i centri commerciali nei fine settimana, festivi e prefestivi compresi. Confermata l’apertura di bar e ristoranti fino alle 18, saranno aperti, invece a Natale, Santo Stefano, Capodanno ed Epifania, ma solo a pranzo.  Confermato poi il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino ad eccezione di Capodanno “aperto”  fino alle ore 7. Spostamenti vietati per tutte le Regioni, anche tra le zone considerate gialle.

I provvedimenti presi nell’ultimo Dpcm dal Governo e illustrato in una Conferenza Stampa dal Presidente del Consiglio Conte, ha naturalmente comportato una discussione approfondita con le Regioni che non sempre hanno condiviso le scelte del Ministero della Salute e del Governo.

Del resto i decessi avvenuti nelle ultime 48 ore, quasi 1000 l’altro giorno, e 814 ieri,  hanno, per così dire, costretto il Governo a tenere duro sulle restrizioni per evitare quanto più possibile una terza ondata a gennaio non sopportabile dal nostro paese sia da un punto di vista sanitario che economico.

Nella consueta conferenza stampa, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha lo ha ribadito: “La strada per uscire dalla pandemia è ancora lunga e dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere meno violenta dalle precedenti ondate”.

I dati di ieri parlano di 24 mila contagi con 212 mila tamponi effettuati, con un rapporto salito all’11,3. Cala poi di 30 unità la presenza dei malati in terapia intensiva, ma rimane sempre l’alto il numero dei malati ricoverati.  Malgrado i decessi e i contagi siano ancora alti, al Comitato Tecnico Scientifico valutano i dati con un certo ottimismo ma anche con grande preoccupazione.

Nella conferenza stampa al Ministero della Salute, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha tra l’altro ha dichiarato: “In larga parte delle regioni c’è un sovraccarico e un rischio alto. La trasmissione ha raggiunto Rt inferiore a 1 e c’è un calo dell’incidenza, che però rimane elevata. Quindi siamo in una situazione di miglioramento ma di assoluta attenzione perché il numero di 20 mila casi al giorno è ancora troppo alto. Bisogna portare tutte le regioni sotto Rt 1”.

Come spesso capita di ascoltare a tutti i cittadini, non bisogna abbassare la guardia. La nascita di altri focolai mettono a rischio tutti i sacrifici che abbiamo sin qui fatto. E’ notizia di questi giorni, pubblicato da diversi quotidiani locali e nazionali, di un focolaio avvenuto in una casa di riposo di Scauri, frazione di Minturno, con 70 anziani positivi su 74 e 24 sanitari contagiati su 32.

Come si può capire da questi numeri drammatici, il pericolo del contagio è sempre presente e pericoloso soprattutto per gli anziani, ma non solo.

Nasce da qui anche l’esigenza di convincere l’opinione pubblica a vaccinarsi a cominciare dal personale delle strutture sanitarie, i medici, gli infermieri, le forze dell’ordine, e poi gli insegnanti e tutti gli altri. Inizialmente non sarà obbligatorio.

Più avanti si valuterà a seconda di come è la situazione dei contagi e dei decessi. Occorre un ultimo sforzo di tutti noi per sconfiggere definitivamente il coronavirus. Ma ce la faremo.

Giuseppe Careri