Mamma Rai – di Giuseppe Careri

Mamma Rai – di Giuseppe Careri

A Mamma Rai, alla sua antenna e ai suoi trasmettitori in bianco e nero, e poi a colori, si sono avvicendati tutti i partiti dell’arco costituzionale a partire dalla nascita della Televisione negli anni 50/60. I primi ad innalzare il proprio vessillo alla poderosa antenna della TV di Stato sono stati i Democristiani di Ettore Bernabei, legato al potente Amintore Fanfani. Sin da  primi anni la DC ha issato la bandiera sul pennone più alto della TV fino agli anni della prima riforma del 1975/76.

Alla formazione dei primi governi di Centro Sinistra, a partire dal 1962, oltre alla presenza massiccia della DC in Rai, si sono poi aggiunte le bandiere dei socialisti di Nenni e De Martino, e poi dei Socialdemocratici di Tanassi e dei Repubblicani di Ugo La Malfa. Infine, per non scontentare nessuno, Mamma Rai ha fatto salire sul suo cavallo i Liberali di Malagodi e persino qualche bandierina dei missini di Giorgio Almirante, per arrivare, infine, trionfanti al traguardo, la Lega di Umberto Bossi e il Movimento 5 stelle di Grillo.

Per la verità la svolta si ebbe con la prima riforma nel 1976, quando si decise che il Tg1 sarebbe stato assegnato alla DC, il Tg 2 ai socialisti, e al Tg3 i comunisti di Telekabul, del mitico direttore Sandro Curzi. Era, insomma, la famosa lottizzazione, un canale assegnato in base alla forza elettorale di ciascun partito al governo.

Occorre aggiungere la grande professionalità di giornalisti, tecnici e maestranze nel confezionare servizi e realizzare dirette televisive. Basta ricordare Sergio Zavoli con la Notte della Repubblica, il processo alla tappa e i servizi di TV 7. E poi Arrigo Levi con la diretta indimenticabile della guerra dei sei giorni tra arabi e Israeliani; Enzo Biagi direttore del Tg unico del 1961 e autore del fatto quotidiano.

Con il passare degli anni “l’occupazione” della Rai si fa più stringente e a volte si ricorre anche all’epurazione, come accaduto a Enzo Biagi, Santoro e Luttazzi all’epoca del primo governo Berlusconi. Ma questo sistema “padronale” continuerà anche in seguito quando altri partiti si alterneranno alla guida del governo. L’ultima è la “cacciata” di Lorella Cuccarini, la più amata degli italiani da parte dei 5 stelle.

Veniamo ai giorni nostri con la diretta televisiva del Concertone del Primo Maggio dedicato ai lavoratori. Nella trasmissione televisiva in onda su Rai Tre, un cantante di nome Fedez, lancia un attacco inusitato alla dirigenza della Rai perché, dice, lo vuole censurare. Per dimostrare la sua tesi registra e trasmette in diretta la telefonata avuta con gli organizzatori del concerto e con il Vice Direttore di Rai Tre Ilaria Capitani. La telefonata, della durata complessiva di 11 minuti, viene in realtà ridotta a 2 minuti da Fedez per dimostrare “la censura” della Rai.

Da ricordare, però, che il concerto è stato organizzato da una produzione esterna alla Rai pagata dai sindacati Cgil, Cisl, Uil. La Rai, a sua volta, trasmette l’avvenimento culturale sul suo canale televisivo. In realtà gli interventi dell’organizzatore dell’avvenimento prima, e quello di Ilaria Capitani dopo, tendono a smussare il problema ritenendolo inopportuno per una trasmissione sulla festa del lavoro. Fedez fa delle affermazioni su delle frasi oscene dette in passato da alcuni leghisti che naturalmente nessuno dei presenti condivide, tanto meno l’organizzatore del concerto e Ilaria Capitani. Per loro quei nomi e quelle frasi senza contradditorio sono inopportune e lo dicono a Fedez con gentilezza anche eccessiva: “quelle citazioni con nomi e cognomi possono essere fatte in contesti diversi”, dice l’organizzatore della manifestazione. “Io sul palco dico quello che voglio visto che non è un contesto di censura” ribadisce Fedez. Infine il vice direttore di Rai tre Ilaria Capitani sottolinea: “la Rai non ha nessuna censura da fare”. Infatti Fedez potrà liberamente dire quello che lui ritiene legittimo. Nessuna censura dunque.

Fedez, al dunque, ha denunciato le frasi orribili e inqualificabili dei leghisti, Bene. Poi ha “dialogato con “Mario”, il Presidente del Consiglio, per il disagio dei lavoratori dello spettacolo. Vista la festa del lavoro del Primo Maggio Fedez si è solo dimenticato di parlare di Amazon e dello sfruttamento, soprattutto in questo momento di pandemia, dei lavoratori costretti a turni massacranti regolati da un discutibile algoritmo che cronometra automaticamente le consegne dei pacchi ai cittadini. Un cottimo brutale già vissuto e condannato dai sindacati e dagli operai delle fabbriche italiane negli anni 50/60. Infine i partiti scesi  in campo per difendere Fedez dalla censura della Rai; lo ha fatto il Segretario del PD Letta, così pure Di Maio e Leu contro la censura e la governante della Televisione Pubblica.

Molti dei politici che hanno criticato la presunta, e non avvenuta, “censura della Rai” a Fedez, dimenticano che da sempre se ne sono serviti per la loro propaganda. Infatti, da sempre sul cavallo di Viale Mazzini di Mamma Rai si sono seduti tutti, a cominciare dalla DC confluita poi, per una sorta di magia, nel Partito Democratico; e poi tutti gli altri, a finire con la Lega e i 5 Stelle. Paradossalmente tutti chiedono “fuori i partiti dalla Rai”, quando è evidente il contrario quando arriva il loro turno.

Quanto a Fedez, continui a cantare, a vendere la sua immagine e i suoi prodotti sui social insieme a sua moglie Chiara Ferragni, ma lasci le questioni politiche al Parlamento e se vuole, con tutti i suoi milioni di follower, entri nell’agone politico e poi, se eletto, vediamo cosa saprà fare. Intanto, impari a rivolgersi con più cortesia al Presidente del Consiglio Mario Draghi; per nome chiami i suoi amici sui social. Quello è al momento il suo campo di battaglia.

Giuseppe Careri