Salone Margherita: cala il sipario del tempio del varietà romano – di Giuseppe Careri

Salone Margherita: cala il sipario del tempio del varietà romano – di Giuseppe Careri

Dal 30 settembre scorso riflettori spenti dello storico teatro Salone Margherita di Roma, complice il Coronavirus, ma anche la Banca d’Italia, proprietaria dell’Immobile, che da oltre due anni ha richiesto la restituzione delle chiave del famoso teatro.

E’ una battaglia che si è conclusa, al momento, per l’arrivo della pandemia che ne ha accelerato la chiusura. Per la verità sono dieci anni che la Banca d’Italia tenta di vendere l’immobile, ma finora non ci sono stati acquirenti.

Il teatro, un gioiello in stile liberty, fu realizzato nel lontano 1898 come Cafè Chantant della capitale. I fratelli Marino, imprenditori teatrali, avevano intuito i gusti della generazione della bella Epoque; ingaggiarono per i loro spettacoli artisti, ballerine, comici, cantanti. Il Teatro della Vanità, così era chiamato all’epoca, riscosse uno strepitoso successo tra gli spettatori e la critica. Il palcoscenico del Salone Margherita ospita, per diversi anni, gli spettacoli satirici del Bagaglino sotto la geniale e abile regia di Pierfrancesco Pingitore. Su questo famoso palcoscenico si sono esibiti attori del calibro di Ettore Petrolini, Totò, Aldo Fabrizi, Pippo Franco, Oreste Lionello, Leo Gullotta e tanti altri comici.

Negli anni che seguirono Oreste Lionello, attore comico, doppiatore e imitatore delizia il pubblico del teatro con le imitazioni dell’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e del suo eterno rivale Giulio Andreotti. Famose le imitazioni dei due uomini politici apprezzate da un pubblico raffinato. Storica, anche se irriverente, l’intervista di Pippo Franco a Giulio Andreotti. Il successo satirico del Bagaglino negli anni 70/80 approda infine in televisione dove ha un successo strepitoso di telespettatori che raggiungono i 14 milioni di contatti.

Da alcuni anni il Salone Margherita è sotto la spada di Damocle della vendita dei locali; ma ci sono numerosi tentativi per salvare il teatro dalla vendita a palazzinari per farne magari un supermercato al centro di Roma, a due passi da Piazza di Spagna.  Come noto la pandemia ha purtroppo causato la chiusura di diverse sale cinematografiche, di teatri e spettacoli culturali.

La chiusura del Salone Margherita sarebbe l’ultimo atto di una tragedia annunciata per la cultura e per il pubblico romano e di tutta Italia. La Banca d’Italia, che non ha rinnovato il contratto di affitto alla compagnia, è comunque in attesa di iniziative per continuare la tradizione del Salone Margherita.

Non potendo continuare la programmazione teatrale in un contesto drammatico a causa della Pandemia, Nelio Schiavone, titolare del Teatro, in una nota pubblicata dall’Ansa, si rivolge a Bankitalia: “Siamo consapevoli ed orgogliosi di aver dato nuova linfa vitale in questi ultimi 8 anni al Salone Margherita con 300 repliche l’anno. Siamo certi che Bankitalia farà vivere il Teatro  concedendolo alle produzioni con contratti transitori, in attesa di un acquirente che non si è ancora mai palesato pur se in vendita da oltre 10 anni. Anzi ci candidiamo sin da subito per poter continuare ad offrire ogni anno al nostro pubblico gli spettacoli ideati scritti e diretti dal maestro Pier Francesco Pngitore”.

A sua volta l’autore e regista del Bagaglino auspica la ripresa dell’attività teatrale al termine della pandemia. Sono impegnati a difendere il Salone Margherita naturalmente anche i principali attori che per tanti anni hanno calcato la scena del teatro. Martufello, uno dei mattatori insieme a Pamela Prati, è sicuro che la Banca d’Italia farà i lavori necessari e poi affiderà il teatro di nuovo alla compagnia teatrale che tanto successo ha avuto in tutti questi anni. Gli attori e gli artisti che hanno partecipato a questa avventura teatrale sono certi che la Banca D’Italia, nel caso vendesse il teatro a qualche impresa, mantenga comunque nel contratto la clausola di lasciare i locali alla compagnia teatrale per le rappresentazioni culturali della città di Roma.

Sono solo ipotesi. Per il momento i locali non sono stati venduti. Intorno al Salone Margherita c’è ora un’attenzione particolare da parte di attori, registi, manager e intellettuali che daranno battaglia nel caso ci sia una destinazione d’uso diverso da quello degli ultimi anni del Bagaglino. Per questo si rivolgeranno ai politici, in particolare al Ministro dei Beni Culturali Franceschini per continuare una tradizione teatrale orgoglio di una città.

“Il Salone Margherita è stato il tempio del varietà e della satira italiana ed è un gioiello del liberty”, scrive il giornalista della Stampa Andrea Cionci. E lancia un appello al quale ci associamo anche noi: “non perdiamo un altro spazio culturale”!

Giuseppe Careri