Il  Coronavirus batte il calcio – di Giuseppe Careri

Il  Coronavirus batte il calcio – di Giuseppe Careri

Il giudice sportivo incaricato di decidere sul risultato della mancata partita tra Napoli e Juventus ha chiesto un supplemento d’indagine per decidere se assegnare la vittoria a tavolino, 0-3 alla Juventus, oppure decidere di far giocare di nuovo la gara a data da destinarsi. Questo supplemento d’indagine si è reso necessario anche per le polemiche seguite alla gara tra la dirigenza del Club napoletano e quello juventino. A tutto questo si sono aggiunte le precisazioni della Federazione gioco Calcio e il governo sulle regole da rispettare nell’osservanza dei protocolli per chi gioca nelle diverse competizioni sportive.

Ricordiamo la dinamica che ha scatenato una ridda di polemiche tra diversi attori del mondo del calcio ma anche di altre discipline sportive. Si discute infatti sulla decisione della ASL della Campania di impedire alla squadra del Napoli di partire per Torino per la gara con la Juventus causa il pericolo di contagio tra i giocatori di calcio e i loro accompagnatori.

In una trasmissione televisa, Mezz’ora di Lucia Annunziata, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha dichiarato: “Parliamo troppo di Calcio e poco di Scuola. Le cose importanti in questo momento sono altre: è il lavoro degli ospedali e l’attenzione alle nostre scuole”.

Il Ministro ha poi ribadito il suo no all’aumento di spettatori nello stadio nella misura del 25% della capienza degli stadi. In effetti i contagi in Italia e nel mondo continuano ad aumentare. Ieri i contagi sono stati 3.678 con 125 mila tamponi. Sono poi decedute 31 persone saliti così a 36 mila morti. Era dal 16 aprile, in pieno lockdown, che non si registravano numeri così alti. Numeri che preoccupano le autorità sanitarie e il Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute.

Stupisce il Ministro Speranza, ma anche gran parte dell’opinione pubblica, la richiesta del Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini di aumentare il numero degli spettatori negli stadi, non solo dei campi di calcio ma anche di pallacanestro e di altre discipline.

La presa di posizione del Ministro Speranza ha suscitato anche la reazione del Commissario Tecnico della Nazionale di Calcio Roberto Mancini.

In una nota rilasciata a Repubblica, il Commissario della Nazionale dice: “Lo sport è un diritto, come la scuola e il lavoro, ed è praticato da milioni di italiani”.Per questo aggiunge Mancini, “gli stadi devono essere aperti a una percentuale più alta di spettatori”.

Per la verità salvare vite umane è una priorità di tutte le società civili. La pandemia ha costretto spesso a delle scelte drammatiche. La crisi dell’occupazione, migliaia di imprese che hanno chiusi i battenti, cassa integrazione a milioni di persone, il Pil a due cifre. La questione, quindi, non è favorire una posizione rispetto ad un’altra. Ma, viceversa, è quello di trovare un punto di accordo per non vanificare gli sforzi fin qui fatti dai cittadini, né di privare le persone di usufruire, almeno in parte, di situazioni pre Covid. Il calcio ha milioni di praticanti in tutto il mondo. Spesso è stato il veicolo principale per togliere migliaia di ragazzi dalla strada e dalla droga. Così altri sport, come il basket, l’atletica, il nuoto, il ciclismo e tanti sport minori.

Non si tratta pertanto di penalizzare società e spettatori, ma semplicemente di trovare un via mediana per non trovarci domani di fronte a una situazione sanitaria che ha già fatto migliaia di morti in Italia e un milione di decessi nel mondo.

Come fare? La soluzione non è in tasca a nessun. Con i dati della pandemia pubblicati giornalmente dal Ministero della Salute si dovrà stabilire di volta in volta se stringere o allargare la cinta delle attività ludiche. E’ uno sforzo, e un costo di vite umane, che medici, infermieri e strutture sanitarie stanno facendo ormai da nove mesi. Ma lo sforzo è collettivo e riguarda milioni di persone e di imprese. E, non fosse altro per rispetto dei loro morti e degli enormi sacrifici sopportati da milioni di cittadini, occorre tener conto dell’andamento della pandemia.

Finalmente Governo e Regioni concordano su come intervenire sui cittadini che non indossano la mascherina o che non rispettano il distanziamento fisico. Adesso spetta alle autorità sportive “muoversi” in sintonia con la pandemia. Non fare quindi passi azzardati da parte dei diversi attori in campo, ma seguire l’andamento del coronavirus per ritrovare nei prossimi mesi un clima più sereno e una situazione sanitaria che consenta il ripristino di tante attività sportive che hanno contribuito da sempre a migliorare le persone, a renderle più sane attraverso lo sport e, in fondo, a renderle anche un po’ più felici se possono di nuovo assistere alla partita della propria squadra del cuore.

Giuseppe Careri