Stanotte la libertà – di Giuseppe Careri

Stanotte la libertà – di Giuseppe Careri

“A mezzanotte, quando la gente dormirà, l’India si sveglierà alla vita e alla libertà. Il momento è giunto, quello in cui un popolo esce dal passato per fare il proprio ingresso nel futuro in cui un epoca si conclude e l’anima di una nazione, a lungo soffocata, ritrova la capacità di esprimersi”.

La frase iniziale riguarda l’annuncio del Primo Ministro Jawaharlal Nehru al Parlamento indiano un’ora prima dell’indipendenza in India la sera del 14 agosto 1948. Per certi versi questo è anche il pensiero di milioni di italiani di svegliarsi all’indomani della pandemia con la speranza di aver finalmente sconfitto definitivamente il coronavirus, magari nel primo giorno di ritorno a una vita apparentemente normale

Infatti, sconfiggere il coronavirus significa liberarsi finalmente da un’oppressione sanitaria che ci perseguita ormai da alcuni mesi.

La prima giornata per la verità non ci ha liberato dal virus, ma ci ha fatto intravvedere una possibilità di una ripresa economica e sociale alla portata di mano. Oggi i dati pubblicati dalla Protezione Civile sono stati particolarmente confortanti. Nelle ultime 24 ore, infatti, quattro regioni hanno avuto zero contagi: Umbria, Basilicata, Calabria e Sardegna. 99 le vittime di coronavirus nelle ultime 24 ore, l’incremento più basso dal primo giorno di lockdown dell’11 marzo scorso.

In totale i morti salgono a 32.007. I malati attualmente sono scesi a 66.553 con un calo di 1.789 casi rispetto a ieri. Anche in Lombardia, fortunatamente, i dati sono migliori dei giorni scorsi.

Nella prima giornata del quasi libera tutti, si sono rivisti finalmente la maggior parte delle saracinesche di nuovo tirate su: ristoranti, bar, pizzerie, parrucchieri, estetisti, negozi, ma anche musei e le chiese per la messa. Tutto nel rispetto delle misure anti contagio e delle linee guida decisi dal Governo.

“Ripartire con un rischio da accettare” ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Conferenza Stampa  tenuta sabato a Palazzo Chigi.

Dal 25 maggio riapriranno palestre e centri sportivi; dal 15 giugno potranno riaprire cinema e teatri, sempre rispettando i protocolli decisi dal governo e dalle regioni.

Per la verità nella prima giornata non tutti gli esercizi hanno riaperto i battenti. Non ci sono ancora cifre per quantificare il numero di ristoranti rimasti chiusi.

A Milano qualcuno parla di molti ristoranti chiusi, per esempio nella zona dei navigli;  il cronista TV ha documentato quelli aperti e chiusi senza possibilità di smentita.

Ma la lotta al coronavirus non è affatto terminata. Nelle prossime due settimane si dovrà verificare se effettivamente il calo dei contagi rimane sotto il numero fatidico di R uguale zero. Forse l’annuncio di un vaccino americano pronto entro i primi mesi dell’anno prossimo fa ben sperare.

Intanto possiamo dire che gran parte dei cittadini hanno rispettato il distanziamento e le mascherine da indossare quando si entra in un luogo chiuso.

Rimane aperto il problema economico per molti dipendenti rimasti senza stipendio o in cassa integrazione a causa della chiusura forzata voluta dal Governo per contenere il più possibile l’aumento del contagio. Molti titolari di negozi, bar, ristoranti, sperano naturalmente in una pronta ripresa. Confidano nella comprensione dei clienti e nel rientro alla normalità. Un cittadino, per un caffè, ha voluto pagare 50 euro in segno di solidarietà con il barista.

In un quartiere di Roma Nord un gruppo di persone ha partecipato ad un funerale al termine del quale ci si è accorti che erano stati contagiati. Il caso si è allargato anche con i conviventi. 18 sono stati i contagiati costretti ora alla quarantena.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un assembramento assurdo di giornalisti, curiosi, poliziotti, persino il Presidente del Consiglio e il Ministro degli esteri presenti al ricevimento della volontaria rapita in Kenya Silvia Romana in arrivo all’aeroporto. Una scena da dimenticare. Per una volta i cittadini si sono comportati meglio delle istituzioni.

Ce la faremo

Giuseppe Careri