La torre di Babele – di Giuseppe Careri

La torre di Babele – di Giuseppe Careri

“Tutti i giorni ricevo messaggi di cittadini che mi chiedono di tornare a lavorare ed io ho una difficoltà perché il Parlamento, che è il cuore della democrazia e la voce dei cittadini, è escluso dalle scelte future; ma il Parlamento è il primo interlocutore del Governo, è lì che si realizza l’unità nazionale”.

E’ l’accorato appello lanciato dalla Presidente del Senato Elisabetta Casellati indirizzato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al suo Governo.

L’uscita televisiva della Presidente del Senato, trasmessa dal Tg1 delle 20.00 nei giorni immediatamente dopo l’ultimo Dpcm di Conte, ha un risvolto politico da non sottovalutare. Nei decreti firmati da Giuseppe Conte, dall’uomo solo al comando, si fa sempre più spesso riferimento alle troppe limitazioni di libertà individuale dei cittadini, come il divieto di spostarsi da una Regione a un’altra, salvo casi particolari; a mantenere le chiusure di negozi fino a nuovo ordine, a osservare divieti dei più vari senza l’approvazione del Parlamento e con lo scudo dell’art. 16 della Costituzione. I diversi Dpcm fin qui approvati stanno sconfinando, secondo molti, verso l’autoritarismo.

Protestano i Presidenti di Regioni, i Sindaci di tanti comuni, protestano i cittadini ma, soprattutto, protestano i titolari di negozi ai quali si impedisce ancora la riapertura della loro attività lavorativa insieme ai parrucchieri e agli estetisti, ai bar e ai ristoranti. Persino la Cei ha protestato contro il divieto di dire messa; insomma una babele di proteste.

Il Governo prende atto e precisa i motivi di tali decreti. Uno su tutti: il contenimento dei contagi; è necessario passare attraverso una ripresa graduale delle riaperture della produzione per non vanificare i risultati fin qui ottenuti. Ma l’aspetto politico riguarda soprattutto il rispetto degli articoli della Costituzione che, a mio parere sono salvaguardati dall’’art. 16 che recita: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”

In questo contesto così drammatico per il paese intero, si inserisce la voce autorevole della Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia che nella relazione annuale sula Consulta precisa: “Non c’è un diritto speciale, anche in emergenza. La Costituzione sia bussola per tutti. L’azione e l’energie di tutta la comunità convergano verso un unico, condiviso obiettivo”.

Per la verità Il Presidente del Consiglio Conte, ma anche autorevoli Ministri come Roberto Speranza e Francesco Boccia, assicurano che valuteranno nelle prossime due settimane a partire dal 4 maggio la situazione dei contagi. Se saranno ulteriormente calati prenderanno altre misure meno restrittive delle attuali.

Nel frattempo i dati comunicati dalla Protezione Civile segnalano un calo dei contagi ma con il numero dei morti che non accenna a diminuire.

Nell’ultimo report il numero dei contagi è di  quasi 105 mila, 550 meno di ieri. I decessi sono stati oltre 300; il totale dei morti è salito quasi a 28 mila. I guariti sono ormai 71 mila. IL dato più importante è il calo del numero dei ricoveri in terapia intensiva; ieri  sono stati quasi 1800, 68 in meno del giorno precedente.

Dai dati della Protezione Civile 36 mila malati sono in Lombardia, 15 mila in Piemonte, quasi 12 mila in Emilia Romagna e 8.300 in Veneto.

Come si vede sono ancora numeri importanti, anche se alcuni dati sono confortanti per affrontare il prossimo futuro con ottimismo.

Per la fase due, tutti i Governatori delle Regioni del Centro Destra, reclamano una maggiore autonomia. Scrivono a Mattarella: “La fase 2 è una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni”.

Il Governo aspetta i primi risultati del contagio nelle prossime due settimane. Se positivo differenzieranno le misure a seconda dei contagi in ogni singola regione. Per il momento è una promessa e una speranza. Con l’accordo sottinteso che tutti, finalmente, parlino la stessa lingua.

Ce la faremo

Giuseppe Careri