Restrizioni fino al 3 maggio. L’impazienza di voler ripartire – di Giuseppe Careri

Restrizioni fino al 3 maggio. L’impazienza di voler ripartire – di Giuseppe Careri

“Se noi cedessimo adesso rischieremo che i risultati positivi fin qui raggiunti potremmo perderli. La nostra determinazione è di allentare le misure delle attività produttive per far ripartire il motore a pieno regime”.

Lo ha dichiarato il Presidente del Consiglio Conte nella Conferenza Stampa tenuta a Palazzo Chigi dove ha subito chiarito che ci sarà la proroga delle restrizioni fino ai primi di maggio. Nel frattempo, a partire da martedì 14 Aprile, potranno riaprire le librerie, le cartolibrerie e i negozi per neonati e bambini, rispettando comunque le regole delle distanze, della sanificazione e della difesa dei lavoratori.

E’ una timida apertura che, se migliorerà ulteriormente la discesa della curva, ha detto ancora Conte, potremo adottare altre misure produttive per le imprese e i lavoratori.

Curva che scende lentamente, anche se la buona notizia è il calo dei ricoverati nelle sale intensive nelle ultime 24 ore. Nella veloce Conferenza Stampa alla Protezione Civile sono stati poi diramati gli ultimi dati del coronavirus. I decessi sono stati 570, i nuovi positivi 1.396, e i nuovi guariti 1.985. Infine il totale dei contagi è arrivato a toccare quasi 100 mila unità.

Per la fase due, ha detto ancora Giuseppe Conte, “non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto; dovendo conviverci stiamo lavorando alla nascita di un nuovo gruppo di lavoro presieduto da Vittorio Colao, con la collaborazione di esperti di varie professionalità. Collaborerà con il Comitato Tecnico Scientifico e avrà la possibilità di modificherà alcuni modelli organizzativi”.

In attesa di un ulteriore calo dei contagi e dei ricoverati, si sta studiano quali potrebbero essere le imprese che potranno riprendere la loro attività produttiva. Per questa ragione sono state indicate tre fasce con tre colori verde, giallo e rosso per indicare i vari rischi nelle riaperture delle attività lavorative.

Il verde è contrassegnato come rischio basso che comprende le coltivazioni agricole, studi legali, fabbricazione di mobili e riparazione di materiale elettronico e per la casa.

Il giallo è considerato rischio medio e comprende: fabbriche meccaniche, siderurgiche, tessili, e chimiche; uffici pubblici e privati con ricorso allo smart working; negozi ed esercenti al dettaglio.

Il rosso: rischio alto per scuole, ristoranti e bar, parrucchieri ed estetisti, palestre e discoteche.

Nel mondo le vittime sono ormai 100 mila, mentre in America ci sono mezzo milione di contagi e 17 mila vittime. E proprio in Usa si è assistito alla sepoltura comune di gente povera, sconosciuta, senza che un parente lo potesse riconoscere per dargli l’ultimo saluto. E’ accaduto nel ghetto del Bronx, nello Stato di New York,  esattamente ad Hart Island. Decine e decine di bare sono state sepolte in una fossa comune, un’immagine davvero straziante ripresa da un drone. Ogni settimana in questo luogo macabro ne arrivano in media 25, malati di Covid-19. Dal 1980 nella fossa comune sono stati sepolti circa 70 mila cadaveri; In un passato non lontano era un rifugio per i poveri e per i senza tetto. Ma sembra che anticamente nelle viscere della terra ci siano più di un milione di cadaveri.

E’ un’immagine che ci riporta ai camion dell’ esercito che trasportano le bare degli anziani morti nelle case di riposo della Provincia Lombarda, di Bergamo, Alzano, Nembro. Oppure la visione dell’altra immagine straziante bare allineate nella cappella del Pio Albergo Trivulzio di Milano in attesa di avere una sepoltura e un ultimo saluto dai parenti.

Sono tanti i morti nelle Rsa in attesa della sepoltura che è difficile saperne anche il numero esatto. E sono tante le domande dei parenti per sapere se le cure ricevute dal papà o dal nonno erano adeguate. Noi ci auguriamo  che la verità riveli tutti i risvolti di una vicenda che ha colpito dei poveri anziani probabilmente non più in grado di combattere da soli la loro ultima battaglia.

“Ce La faremo”

Giuseppe Careri