Immigrati e la teoria del complotto – di Luigi Milanesi

Immigrati e la teoria del complotto – di Luigi Milanesi

In maniera ossessiva ed insistente si diffondono sul tema dell’immigrazione idee totalmente prive di fondamento, l’allarme sociale che ne deriva è un potente motore elettorale.

Una di queste idee è quella da parte degli immigrati.

In parte Oriana Fallaci riprendeva questa suggestione con Eurabia inquadrandola in uno scambio tra l’Occidente e i paesi islamici.

L’Occidente avrebbe ottenuto vantaggi nell’acquisto di materie prime e i paesi islamici avrebbero trovato in Occidente una terra per lo sfogo della propria pressione demografica.

In realtà le osservazioni della Fallaci riguardavano più la nostra incapacità di reazione di fronte all’offensiva culturale islamica che al problema di una vera e propria invasione.

Da questo punto di vista le osservazioni della Fallaci sono giuste e condivisibili.

L’Occidente in un equilibrio dinamico mai definitivo tra capitalismo dal punto di vista economico, democrazia dal punto di vista politico e cristianesimo dal punto di vista religioso ha generato società dove la qualità della vita individuale e collettiva è sicuramente superiore a quello concretamente realizzato in altre parti del mondo.

Di questo noi Occidentali non abbiamo nulla da vergognarci e dovremmo riaffermare con forza le nostre ragioni.

La questione dell’invasione è un’altra cosa.

Qui parliamo dell’idea, diciamo subito indimostrata, che l’immigrazione sia il frutto di un preciso piano volto alla sostituzione etnica del nostro territorio.

Territorio di volta in volta individuato a seconda delle tornate elettorali (Italia se sono italiane, Europa se sono europee).

Questo piano sarebbe ordito da ignote élite culturali ed economiche tendenti ad annullare ed assoggettare le nostre società ai loro voleri.

Se proprio vogliamo dare un nome a queste ignote all’occorrenza vengono mobilitate la lobby ebraica, la massoneria, il club Bilderberg senza dimenticare il filantropo Soros che come ricco, ebreo, scampato all’olocausto e finanziatore di moltissime ONG che si battono per le libertà è il personaggio perfetto per ricamare qualsiasi fantasia.

Commetteremmo un errore nel ritenere queste cose un incidente dei tempi che viviamo.

Tempi in cui la mia ignoranza vale quanto la tua cultura.

Sono idee che vengono da lontano, dai periodi bui della nostra storia, periodi che trovano per varie ragioni ammiratori.

Questa idea dell’invasione è la teoria del complotto sul piano Kalergi.

Nel libro Praktischer Idealismus (1925), Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972) filoso austriaco effettuava una distinzione tra l’”uomo rustico e l’”uomo urbano”.

Le caratteristiche dell’uomo rustico erano: endogamia, forte di volontà e debole di spirito

Le caratteristiche dell’”uomo urbano” erano: povero di carattere e ricco di spirito.

Soprattutto l’uomo urbano era (Blutmischung) frutto di un misto di razze.

Kalergi riteneva migliore l’”uomo urbano” in quanto più portato alla pace e ne augurava una sua diffusione.

Kalergi, inoltre, era un convinto europeista.

Queste riflessioni, per nulla inserite in un contesto razzista vengono riprese da un altro pensatore austriaco Gerd Honsik che nel suo libro Addio Europa, le intende come annullamento delle identità nazionali o locali, imposizione del meticciato etnico per l’estinzione dei popoli europei con una sostituzione con quelli africano-asiatici al fine di ottenere un mercato indistinto e senza coscienza di consumatori e lavoratori da parte di non misteriose élite economiche.

La teoria del complotto sostiene, allora, che il fenomeno migratorio sia programmato, voluto, organizzato e gestito; lo stesso processo di integrazione europea sarebbe parte di questo piano di annientamento dell’uomo continentale.

Sono tesi che chiamano allo scontro sociale perché instillano l’idea che quello che avviene non è un caso fortuito ma voluto.

Chi propone queste idee porta prove a sostegno dell’esistenza di questo piano?

No.

Chi propone queste cose si occupa o preoccupa di portare prove a sostegno?

NO.

Senza opporci, questa è la questione forse più grave, accettiamo una regressione culturale che nega il metodo scientifico che pretende le prove a supporto delle affermazioni per innamorarci della cultura del sospetto aspettando lo stregone di turno ci accarezzi.

Abbiamo il dovere di dire che sono sciocchezze ad arte diffuse e amplificate.

Ad uso e consumo di un popolo che non disdegna il nemmeno terrapiattismo.

Luigi Milanesi

Pubblicato su www.politicainsieme.com