Drone Usa uccide il generale iraniano Qasem Soleimani. Iran: atto di terrorismo

Drone Usa uccide il generale iraniano Qasem Soleimani. Iran: atto di terrorismo

Decisione estrema di Donad Trump contro l’Iran. Il generale iraniano, Qasem Soleimani, capo delle Guardie armate della rivoluzione, Quds, è stato ucciso in Iraq a seguito di un bombardamento effettuato da un drone Usa su diretto ordine del Presidente Donald Trump.

Teheran ha immeditamente reagito dichiarando che si è trattato di un atto di terrorismo.

La morte violenta dell’uomo forte dell’Iran, considerato nel suo paese e tra le comunità sciite del Medio Oriente un eroe nazionale, segue un’acuta fase decisamente critica nei rapporti tra Washington e il regime iraniano e rischia di prefigurare degli scenari inediti e gravissimi.

La Guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha già annunciato che una ” grave vendetta attende i criminali” che sono dietro l’attacco.

Trump ha diffuso un twitt con la bandiera americana e il prezzo del petrolio è subito aumentato del 4%.

Tra Washington e Teheran si aprono ora degli scenari davvero nuovi e dagli esiti imprevedibili anche se oggi è difficile prevedere le forme concrete di quello che può diventare un vero e proprio scontro diretto tra Stati Uniti e Iran.

L’uccisione di Soleimani, avvenuta nei  pressi dell’aeroporto di Baghdad, aggraverà anche lo stato delle relazioni tra Usa ed Iraq, che già nelle ultime ore avevano raggiunto punte di estrema polemica, dopo che un recente bombardamento statunitense ha provocato la morte di circa 25 miliziani iraniani in Iraq e ha portato gruppi di iracheni ad assaltare l’ambasciata Usa di Baghdad.

Soleimani ha svolto negli ultimi anni una funzione fondamentale per la presenza iraniana in tutto il medioriente lungo l’asse che da Teheran raggiunge il Mediterrano, attraverso Iraq, Siria e Libano. Decisivo il suo impegno nel raccordare tutte le milizie sciite con i gruppi armati iraniani che lungo quell’asse hanno cambiato gli equilibri regionali e reso possibile, anche grazie al supporto politico e militare russo, il mantenimento al potere a Damasco di Bashar al Assad.