Caro Pd: dì una cosa di sinistra – di Giuseppe Careri

Caro Pd: dì una cosa di sinistra – di Giuseppe Careri

Nella recente Direzione del Partito Democratico, Nicola Zingaretti ha sollecitato gli iscritti a prepararsi alle elezioni politiche. Secondo la sua tesi il governo gialloverde è ormai alla fine del suo mandato. Inoltre, nel corso della sua relazione, ha tenuto a sottolineare, nessun accordo con i 5 stelle, almeno per il momento; dopo il voto si vedrà, lasciando così aperta una finestra.

Indubbiamente una relazione prudente, non divisiva, politicamente possibile, ma certo l’indicazione sull’alleanza futura con i 5 stelle comunicata ai delegati Dem non è tra quelle perentorie, inattaccabili e definitive.

Questo atteggiamento prudente del Segretario del Partito Democratico, malgrado l’urgenza di fare un opposizione più agguerrita al governo gialloverde, ci riporta indietro nel tempo, esattamente a settembre del 2002. Al governo di allora si era insediato il secondo governo Berlusconi che avrebbe governato fino al del 2006.

In una notte stellata e primaverile si tiene a Piazza Navona una manifestazione politica del Pd all’epoca all’opposizione dopo i due brevi governi di D’Alema dall’ottobre 1998 all’aprile 200.

Dopo gli interventi di Rutelli e Fassino, sale sul palco il regista ed elettore del PD Nanni Moretti accolto da una folla festante e da tanti applausi. Attacca il suo discorso: “Devo dire che avendo ascoltato gli ultimi due interventi di Rutelli e Fassino anche questa serata è stata inutile. Nei precedenti interventi si chiedeva un minimo di autocritica rispetto alle scelte degli ultimi anni, rispetto alla timidezza, rispetto a non saper più parlare alla testa, all’anima, al cuore delle persone. Mi dispiace dirlo, ma con questa sinistra per vincere bisogna saltare due, tre, quattro generazioni”.

Oggi l’Italia è governata, attraverso il collante di un contratto, dalla Lega di Salvini e i 5 Stelle di Maio, con un Presidente del Consiglio con il ruolo, si può dire, di notaio. Una “coalizione” di Governo litigiosa su tutto, dal Reddito di Cittadinanza, a quota 100, all’Ilva, la Tav, i migranti. Non c’è tema che li veda uniti, dalle autonomie regionali, alla legge di bilancio, al salario minimo chiesto dai 5 stelle.

Liti apparentemente insanabili, continue, ma poi, quasi per magia o per accordi sotterranei e segreti, con riappacificazioni e voglia di continuare.

In questo balletto continuo, c’è da rilevare la forte crescita della Lega alle recenti elezioni europee, con il conseguente “salasso” dei 5 stelle che hanno perso metà dei loro elettori. Per contro, il PD ha iniziato una lenta e timida risalita rimanendo però ininfluente, almeno fino ad oggi, nell’opposizione ai due partiti di governo.

Sono ormai lontani i tempi in cui l’allora Segretario del Partito Comunista Berlinguer si presenta all’alba del 1980 ai cancelli di Fiat Mirafiori per solidarizzare e appoggiare gli operai contrari alla minaccia dell’azienda di licenziare quasi 15 mila lavoratori. Oggi Luigi Zanda, un autorevole esponente della direzione del PD, finalmente dice: “rimettiamo al centro i lavoratori; basta disuguaglianze”. E Zingaretti: “vogliamo preparare nei territori una mobilitazione generale contro questo governo”. Al di là degli slogan e delle buone intenzioni del partito, è giunto ormai il momento di dire basta alle critiche e passare, invece, alle proposte per un reale cambiamento del paese attraverso il coinvolgimento di tutti i cittadini, dei pensionati, dei giovani.

Intanto la Lega di Salvini miete successi continui perché, come diceva Nanni Moretti a Piazza Navona 17 anni fa, parla alla testa della gente, alla sua anima, al cuore degli elettori. Il Ministro dell’Interno non “cincischia”, è diretto, ripete frasi semplici, comprensibili ai cittadini comuni. Lo ha fatto con la chiusura dei porti contro gli emigranti, con la promessa della Flat Tax, con la vittoria sulla Tav, con il populismo più facile e demagogico “prima gli italiani”.

Il PD, invece, continua la sua lotta interna, i suoi battibecchi con Renzi, con l’eterno quesito stantio se allearsi o no con i 5 stelle. Insomma, non arriva alla testa e al cuore della gente. Sul caso Bibbiano, la Lega ha preso subito a pretesto gli arresti domiciliari di un sindaco targato PD; ne ha fatto una campagna denigratoria sugli affidi, le complicità, le manchevolezze di una giunta comunale. Lega e Fratelli d’Italia si sono precipitati a Bibbiano, hanno fatto cortei e comizi, hanno manifestato la loro vicinanza ai poveri bambini dati in affido con l’inganno e le falsificazioni di assistenti sociali e psicologi.

Il PD nulla. Si è trincerato nel silenzio, ha lasciato lo spazio mediatico interamente agli avversari politici, quasi avesse paura del confronto. I 5 stelle, a loro volta, sono terrorizzati di andare alle urne, di perdere la poltrona dorata del Parlamento, di essere fagocitati da un Salvini ancora in ascesa secondo gli ultimi sondaggi.

Nella dolorosa e tragica vicenda del giovane carabiniere ucciso da uno dei due ragazzi americani, Il Partito Democratico ha prontamente condannato il delitto del giovane carabiniere, rilevando la necessità di salvaguardare anche il diritto dei due ragazzi di essere difesi secondo regole democratiche. Non a caso Repubblica scriveva un bellissimo articolo di Massimo Giannini dal titolo “onore alla vittima e al diritto”, con la foto in primo piano del ragazzo arrestato in manette e bendato. Foto che ha suscitato un vespaio di polemiche anche all’estero.

Purtroppo, sottolineare con forza, giustamente, i diritti degli imputati, mediaticamente ha messo in secondo piano la tragedia del carabiniere ucciso in modo feroce con undici coltellate.  Infatti alle esequie del carabiniere ucciso, il Generale dell’Arma dei Carabinieri Nistri ha detto: “Ho delle richieste da fare: rispetto e riconoscenza. Perché il cuore d’oro di Mario, infranto da 11 coltellate, non si merita la 12esima coltellata. Sono giusti i commenti e i dibattiti, ma non oggi. Facciamo che i toni siano rispettosi per l’uomo che era, per il carabiniere che era”.

In futuro ci saranno altre vicende politiche, altre storie drammatiche dove ogni partito utilizzerà il populismo o la forza della democrazia per prevalere sull’altro. Il PD, in particolare, deve ricordare la lezione di Nanni Moretti di tanti anni fa, di abbandonare le sue estenuanti e inconcludenti lotte interne che favoriscono solo la Lega e i 5 stelle e allontanano i propri elettori, vecchi e nuovi, verso altri lidi o, peggio ancora, al disimpegno in caso di nuove elezioni.

E’ già successo in passato. Ripeterlo di nuovo sarebbe imperdonabile.

Giuseppe Careri