L’Europa si muove dopo che il piccolo Aylan è stato trovato morto su una spiaggia turca
Forse, dopo aver visto il corpicino di Aylan Kurdi morto sulla spiaggia turca di Bodrum, l’Europa ancora una volta dà segni di vita per affrontare la questione dell’enorme e drammatico flusso migratorio che sta travolgendo tutto e tutti e lasciando dietro di se solo una scia di morti.
In questo caso, a differenza di tutti i falsi allarmi dei mesi scorsi, forse qualcosa si concluderà perché, per la prima volta le nazioni più grandi, Germania, Francia e Italia hanno deciso che era venuta l’ora di intervenire e costringere tutti i 28 a farsi carico di una precisa responsabilità in materia e definitivamente fissando le quote per tutti i paesi dell’Unione.
Anche il Regno Unito è sotto pressione da parte di un’opinione pubblica che invita il Governo conservatore a non gettare all’ortiche una tradizione di accoglienza e di solidarietà, cui fa riferimento anche l’Arcivescovo di Canterbury in un diretto messaggio a David Cameron.
Intanto resta l’angoscia scatenata in tutto il mondo dalle immagini del piccolo Aylan trascinato a riva senza vita, così come accaduto al fratellino ed alla madre.
Con loro, contrariamente a quanto fatto circolare nelle prime ore, c’era il padre che non ha potuto fare niente per salvarli dalle onde che ha travolto la piccola barchetta con cui cercavano di raggiungere la Grecia.
Il loro obiettivo era il Canada dove una sorella di lui. Abdullah Kurdi, aveva fatto di tutto per far accogliere la famiglia che scappava dall’Isis che aveva appena occupato la loro città Kobane, nel Kurdistan siriano.
Ora Abdullah, dice a tutti, di fronte all’obitorio turco in cui sono composti i corpi della moglie e dei due figlioletti, che non ha più alcun interesse né ad andare in Canada, né in Europa. Vuole solo tornare a Kobane, dove la loro casa è stata comunque distrutta, ma per seppellire i suoi cari.