Italiani: non razzisti tolleranti coi razzisti? Oppure razzisti senza… neppure saperlo?
Gli Italiani, ha detto qualche giorno fa, un giornalista del britannico “The Guardian” dicono di non essere razzisti ma tollerano il razzismo. Forse è vero, anche se sentircelo dire da un rappresentante di uno dei popoli moderni classisti, e con un passato non proprio anti razzista, ci dovrebbe portare ad istituire un dibattito, ma lasciamo stare.
La maggioranza degli italiani sostiene di non essere razzista, forse una parte di questi lo è senza rendersene conto, e un infima parte sa di esserlo e non lo nega.
Ma cos’è il razzismo? La definizione che leggiamo sul dizionario dice: razzismo – “ogni tendenza politica o psicologica che fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre, o su di un’altra, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio”.
Se dobbiamo attenerci a questa spiegazione forse siamo più razzisti di quanto crediamo. Le discriminazioni che facciamo quotidianamente in tutti i campi lo testimoniano.
Il fatto è che l’essere umano appartiene al genere animale, e noi in particolare siamo animali sociali.
Tendiamo quindi ad unirci in gruppi e a distinguerci dagli altri. Siamo distinti in etnie per condivisione di lingua, cultura, abitudini, religione etc. e in razze per condivisione genetica di caratteri peculiari e inconfondibili come ad esempio il colore della pelle: rossa, gialla, nera, bianca.
Per spiegare meglio, se un neonato italiano fosse stato adottato da una famiglia africana e vissuto in Africa ne avrebbe assorbito la lingua, la cultura le abitudini etc. e si sarebbe riconosciuto come appartenente a quell’etnia, ma non sarebbe stato mai considerato di razza africana, bensì di razza diciamo caucasica.
Quindi ci saremmo trovati dinanzi ad un bianco di cultura africana. Come ci saremmo comportati davanti a questo uomo una volta cresciuto, come l’avremmo considerato? Comunque superiore ai genitori adottivi perché neri?
Abbiamo creato vari tipi di “razzismo”, culturali, genetici, di classe costituendo una sorta di livelli
fra le razze, e singoli individui, Da qui ci si sente superiori agli altri, ma in realtà siamo solo diversi Abbiamo valori e caratteristiche diverse, non possiamo partire da osservazioni superficiali e generiche considerando gli altri esseri umani, e fare di tutte le erbe un fascio.
Non esistono popoli con l’esclusiva della migliore civiltà, tutte apportano qualcosa all’umanità. Lo dimostrano tutte le civiltà antiche che si sono succedute l’un l’altra nei secoli.
Fra l’altro, noi siamo, biologicamente, il prodotto di unioni di diverse etnie e razze. Come possiamo credere di essere una razza “pura” o“superiore”?
Allora perché siamo razzisti, per latente senso di insicurezza e paura degli altri,dello straniero? Può essere, ma sono la sicurezza e il coraggio le caratteristiche di chi affronta tutto con “superiorità”.
Mi chiedo se, gli atti di razzismo più evidenti e riportati sui giornali in Italia, mi riferisco a quanto accade negli stadi contro alcuni calciatori come Balotelli, ad esempio, o contro il ministro Kyenge, siano veramente dettati da senso di superiorità nei loro confronti, o piuttosto da grave stupidità.
Balotelli è indubbiamente un ottimo giocatore superiore, lui si, a molti giocatori bianchi e non. Quanto al ministro Kyenge, è un bravissimo medico da quanto dicono i colleghi, stimata politica per il suo equilibrio,preparazione e pacatezza, e io, aggiungerei, dotata di senso di umorismo all’inglese, quando al lancio di banane ha risposto: ” che spreco di cibo”.
Coloro che urlano contro i giocatori neri allo stadio, se sono così superiori a Balotelli, perché non sono nello stadio a giocare. O alcuni sostenitori dei valori della lega, o addirittura il nostro vice presidente al Senato, Roberto Calderoli, in che è superiore, cosa ha da contrapporre al ministro Kyenge, la sua bravura e preparazione che ha dimostrato nel concepire il “Porcellum” o nel bruciare scatoloni che erano già destinati a fare quella fine?
Ma non sarà che si tratta solo di grassa ignoranza e maleducazione, queste sì dovute a vere inferiorità atletiche o culturali?
Temo che il vero razzismo in Italia sia un’ altra cosa e c’è, ma quando lo pratichiamo verso i lavoratori più umili, di qualunque colore di pelle, o attuiamo politiche inique verso gli stessi connazionali, mettendo in atto vere discriminazioni sociali, e creando disuguaglianze incolmabili, non lo riconosciamo come tale, e lo tolleriamo come riporta il quotidiano “The Guardian”.
Lucilla Verticchio