Due ore intere di vertice a Palazzo Chigi per trovare una soluzione all’intricato caso di Alma Shalabayeva

moglie del dissidente politico del Kazakistan, Mukhtar Ablyazov, espulsa dall’Italia senza che il Governo di Roma ne sapesse niente. O, almeno, questa e’ la versione ufficiale. In ogni caso, si tratta solo di rattoppare una situazione scabrosa diventato un vero e proprio caso internazionale e nazionale. Deciso, infatti, il ritiro del provvedimento di espulsione, gia’ eseguito, si tratta adesso di riavere indietro la signora Shalabayeva e la figlia. Il nostro ministero degli esteri ha inoltrato al governo kazako il provvedimento di revoca dell’espulsione ma l’Italia e’ nella condizione solo di sperare che le autorita’ di Astana rilascino la signora Alma e la figlia Aula di sei anni. Intanto, la moglie del dissidente kazako Muhktar Ablyazov e la bambina, che non risulta abbiano subìto maltrattamenti, si trovano “agli arresti domiciliari in casa del padre di lei”. Un bel pasticcio, insomma. Reso non piu’ onorevole da un vero e proprio, classico scaricabarile di responsabilita’ tra i ministeri dell’Interno, della Giustizia e degli Esteri Bonino, oltre che dalla partecipazione della Polizia di Stato. Il ministro Alfano, pero’, ha sostenuto nel corso del vertice che il pasticcio e’ stato provocato da ben quattro provvedimenti assunti dalla magistratura: la Procura del Tribunale dei minorenni, il Giudice di Pace, la procura della Repubblica presso il Tribunale e la Procura della Repubblica per i minorenni.

Red