Sei alpinisti italiani morti in Alto Adige. Due diverse sciagure sul Gran Zebrù durante scalate del monte Koenigjoch

(3.851 metri) nel gruppo dell’Ortles. I primi tre alpinisti, due della provincia di Parma e uno di quella di Novara, sono precipitati nel vuoto per 500 metri. La tragedia, avvenuta alle 8,30, molto probabilmente è stata provocata dall’improvviso cedimento del ghiaccio. Il piccolo gruppo stava cercando di raggiungere la vetta del monte Koenigjoch (3.851 metri), nel gruppo dell’Ortles. Erano partiti intorno alle 4 dal rifugio Pizzini, in val Cedèc (sopra l’abitato di Santa Caterina Valfurva in Valtellina), e al momento dell’incidente si trovavano a circa 3.500 metri di altitudine, a soli 350 metri dalla vetta. L’allarme è stato dato da due compagni che erano con loro ma che facevano parte di una seconda cordata. Gli uomini del Soccorso alpino di Solda, intervenuti con un elicottero, hanno potuto solo recuperare i corpi senza vita dei tre sfortunati scalatori.

La seconda sciagura è stata scoperta dopo le 14 con il ritrovamento di tre corpi di giovani dall’appparente età tra i 20 e i 30 anni. Il soccorso alpino di Solda ha così dovuto far ritorno sullo stesso luogo per recuperare gli altri tre corpi senza vita. Dovrebbero essere quelli di una seconda cordata che avrebbe incontrato lo stesso tragico destino. Al momento le generalità delle tre vittime, così come quelle della disgrazia precedente, non sono ancora note. Come non è stato ancora possibile accertare la dinamica dell’accaduto.

Con sei morti nello stesso giorno e nel giro di poche poche il Granz Zebrù sio sta avvicinando al tragico record del 5 agosto del 1997, quando prima caddero e morirono tre vigili del fuoco ed un loro amico, tutti di Reggio Emilia, e poche ore dopo una guida alpina venostana (la stessa che aveva lanciato l’allarme per la prima disgrazia) con due clienti tedeschi.