“Noi denunceremo”. Giustizia per le vittime del Covid – di Giuseppe Careri

“Noi denunceremo”. Giustizia per le vittime del Covid – di Giuseppe Careri

Il coronavirus entra nel palazzo di giustizia. L’inchiesta di un pool di Magistrati guidati dal pm Maria Cristina Roma, parla di epidemia colposa per la mancata istituzione della zona rossa nelle località di Alzano Lombardo e Nembro alla fine di febbraio. In quei giorni c’era stata l’allerta del focolaio e le forze dell’ordine furono chiamate a presidiare la zona. Ma poi non se ne fece nulla. Perché? Intanto i contagi e i decessi in tutta la zona aumentavano. A chi spettava, dunque, dare l’ordine di istituire la zona rossa nella Val seriana?

Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana, ascoltato in Procura come persona informata dei fatti, ha dichiarato ai magistrati che la decisione doveva essere presa dal Governo. La stessa versione è stata fornita anche dall’Assessore al Welfare. Secondo il loro racconto i due politici avevano chiesto a Roma di decidere sulla chiusura di tutta la zona della al Seriana.

Pronta la risposta del Governo nel sostenere una tesi opposta a quella regionale. Replica infatti il Presidente del Consiglio: “non sono preoccupato. Ho l’atteggiamento sereno di chi ha agito in coscienza”, ha dichiarato ai cronisti in attesa nel cortile di Palazzo Chigi.

Dopo l’audizione dei vertici regionali e del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, nella giornata di oggi saranno ascoltati in una audizione lo stesso Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il Ministro della Salute Roberto Speranza. Ognuno fornirà il proprio contributo per stabilire  a chi competeva prendere la decisione di chiudere tutta la zona contagiata della bergamasca.

Certo è che la mancata chiusura della zona rossa dal 23 febbraio al 7 marzo, giorno precedente il lockdown di tutta Italia, ha di fatto aumentato in maniera esponenziale i decessi di tutta la Val Seriana, come pretendono di sapere i familiari delle vittime nel loro esposto alla Procura.

Mio padre, morto a 65 anni di Covid, dice a Repubblica la farmacista Cristiana Longhini, “lo hanno portato a Ferrara con i camion militari. Ho fatto denuncia contro ignoti. Chiedo verità e giustizia per mio padre”.

Tutti, infatti ci ricordiamo delle drammatiche immagini dei camion militari che trasportavano, in un surreale corteo funebre, le salme di tanti cittadini morti in quei giorni in Lombardia.

Certo, lo scaricabarile tra Istituzioni non fa onore a nessuno; è un offesa a quanti hanno perso la vita e ai loro familiari che giustamente vogliono sapere la verità. Questo “scaricabarile” non è poi rispettoso nemmeno dei tanti medici, infermieri e personale delle strutture sanitarie che si sono impegnati per mesi a salvare la vita di tanti malati, a costo della propria vita.

Tutti si sono sacrificati contro un nemico invisibile, purtroppo sconosciuto ancora oggi alla comunità scientifica. Siamo pertanto certi dell’impegno politico e sociale profuso anche dalle istituzioni. Ma certo non fa onore assistere a queste accuse e contro accuse di coloro che ci rappresentano.

In questi mesi abbiamo assistito ad altri episodi drammatici accaduti nelle case di riposo in Lombardia e in una clinica nel Lazio. Non sempre siamo stati all’altezza della situazione, pur con tante difficoltà da superare. Non a caso, proprio in questi giorni è scattato l’allarme per un focolaio anche a Roma al San Raffaele Pisana dove i contagi sono già arrivati a 70 casi. I Nas hanno acquisito la documentazione alla Asl per verificare se siano state rispettate le procedure in ingresso e in uscita e se siano state isolate le persone positive.

In questa emergenza, dobbiamo considerare il dolore dei familiari e di tutti coloro che hanno perduto un parente stretto; occorre avere rispetto della loro condizione di tristezza e di dolore soprattutto quando ci sono state carenze ormai documentate in alcune case di cura. L’emergenza Covid ha coinvolto tutti, istituzioni e cittadini. Ma è giusto, come ha dichiarato Il Ministro della Salute Roberto Speranza, “che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza debba essere poi pronto a rendere conto delle scelte fatte. E’ giusto così”.

Giuseppe Careri