A Pasqua tutti a casa – di Giuseppe Careri

A Pasqua tutti a casa – di Giuseppe Careri

“Non abbassare la guardia, proseguire con le restrizioni” è l’invito pressante lanciato ai cittadini dal Prof. Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, e da Angelo Borrelli della Protezione Civile, per contenere sempre più il numero dei contagi al coronavirus.

Per questa ragione anche i cittadini più riottosi alle regole devono convincersi di rimanere a casa per evitare contagi per se e per gli altri. Solo così si può sperare che la battaglia contro il Covid-19 sarà vinta il più presto possibile.

Per la verità le immagini trasmesse da tutte le Tv del mondo e dai quotidiani mostrano piazze famose e  strade deserte; i pochi passanti increduli osservano la città immersa nel silenzio innaturale di un paese, una città, una metropoli quasi sconosciute; Roma, Parigi, New York, la Piazza Rossa di Mosca: deserte!

Siamo da giorni vicino al picco, dicono scienziati e politici, ma molto probabilmente tutti gli italiani saranno costretti a celebrare la Santa Pasqua chiusi nella propria abitazione. E’ la previsione anche del Professor  Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, alla domanda del giornalista su quanto tempo dobbiamo ancora rimanere a casa, ha così risposto “Intanto arriviamo prima a Pasqua e poi guardiamo i dati per stabilire come procedere; questa infezione globale, che per sua natura incide su aspetti importanti delle relazioni e dei contatti tra le persone, non scomparirà in tempi brevi. Per il momento, quindi, lo slogan “Io resto a casa” almeno fino a Pasqua è quasi certo; comunque, precisa il Prof. Brusaferro, “la decisione finale non spetta a me”.

I dati pubblicati dalla protezione Civile ci dicono che sono 75.528 contagi, 11.591 le vittime e i guariti 14. 620. Complessivamente, compresi morti e guariti, sono giunti così a quasi 102 mila. Negli Stati Uniti sono 142 mila i contagiati, con quasi 2.500 morti, di cui 1.000 solo nello stato di New York. Drammatica la situazione della Spagna con 85 mila contagiati, più di quelli della Cina.

A leggere solo i numeri, a  volte ci si dimentica del particolare di chi ha vissuto il dramma del Coronavirus in prima persona, di chi ha perduto parenti e amici;  lontani nell’ultimo atto della vita del proprio familiare morto a causa di un virus invisibile, cattivo, sconosciuto ancora alla scienza di tutto il mondo.

Ci consola, a volte, la solidarietà che si riceve dal vicino di casa, da un amico, da una istituzione. Ci conforta sapere che il Presidente dell’Albania, un piccolo paese che abbiamo salvato in passato dalla fame e dal comunismo reale dichiari con solennità: “Siamo tutti italiani. Vi aiuteremo; l’Albania non dimentica che ci avete salvato”. Nel nostro paese colpito dalla tragedia del Coronavirus sono quindi in arrivo dieci medici e venti infermieri pagati dall’Albania; due di loro avevano studiato in Italia.

Solidarietà che sarà sempre più necessaria per superare una crisi economica internazionale, dove l’Europa stenta ancora a trovare una strategia comune per uscire da un crisi che sarà drammatica per tutti quanti. Il Governo italiano insiste con Bruxelles per far approvare una norma valida per tutti, Germania e Olanda permettendo;

Nel frattempo migliaia di persone sono già in difficoltà; troppi disoccupati, la cassa integrazione; i precari, le Baby sitter, le colf, coloro che avevano un part time, un lavoro in nero come tanti migranti, e non solo. Senza dimenticare poi i senza tetto, i clochard che vivevano solo dell’offerta di qualche volontario che consegnava loro un pasto caldo e che ora, chissà!

Il clima si sta facendo sempre più disperato. Si cercano misure per alleviare la sofferenza di tanti cittadini. Il Governo ha iniziato con lo stanziare un pò di milioni ai Comuni per alleviare al momento le loro sofferenze e le loro difficoltà anche a fare la spesa. Sono pochi, dicono subito i Sindaci; Forse è così. L’importante, però, è cercare altre risorse per i più deboli, per le famiglie ormai senza reddito e per chiunque è abbandonato a se stesso. Certo, adesso la battaglia più grande è quella sanitaria, vincere il coronavirus, salvare il maggior numero di cittadini; ma dopo, stressati, tristi, in una situazione drammatica, impauriti come dopo una guerra, dopo la pandemia, occorre uno sforzo economico maggiore, altrimenti rischieremo di non risollevarci mai più. Per questo dobbiamo rimanere tutti uniti. Solo così

 “Ce la faremo”

Giuseppe Careri