La Luna, da lassù ci sta a guardare… di Giuseppe Careri

La Luna,  da lassù ci sta a guardare…  di Giuseppe Careri

E’ il 1948, l’ultima volta che la luna, grande e luminosa, è stata così vicino alla terra. Sono trascorsi 68 anni dall’ultimo evento che ha visto il riavvicinamento di ben 50 mila Km della Luna alla Terra, con una luminosità maggiore del 30% e un disco più grande del 14%.

Occhi puntati al cielo, dunque, a godere di una magia dello spazio che si verifica ormai solo a distanza di tanti anni.

La Luna è l’unico satellite naturale della Terra. Orbita ad una distanza di circa 380 mila km dalla crosta terrestre, abbastanza vicina da renderla visibile anche ad occhio nudo e da distinguerne alcuni tratti e rilievi sulla superficie.

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Per milioni di persone è stata da sempre una confidente muta e preziosa, un’amica segreta, dispensatrice di ottimismo e, a volte, di felicità. Ma per i diseredati e i senza tetto è stata spesso una Luna sconosciuta, fredda, distante, priva di calore e di amore. Per i ricchi è stata solo un satellite naturale privo di interesse culturale, spesso presi e interessati soltanto ai beni materiali della terra.

 

La Luna parla una lingua universale, comprensibile a tutto il globo terrestre; con la sua immagine affascinante e ricchissima di luce, spunta dal profondo degli abissi dell’oceano indiano, appare improvvisa dal deserto del Tenerè, spunta come una magia dai grattacieli di New York, appare improvvisa dalle colonne dei monumenti greci, spunta silenziosa e piena di luce dalle montagne delle dolomiti, illumina e accarezza case, tetti, chiese e monumenti della città eterna.

Per secoli scrittori, poeti, pittori e autori di canzoni ne hanno raccontato la storia, le suggestioni, il romanticismo.

Ha “illuminato d’immenso” le pagine dei romanzi, le figure di pittori famosi, i versi dei poeti, le favole dei bambini con la luna nel pozzo, le illusioni degli innamorati, le speranze di ognuno di noi.

Tu, luna luna tu, luna caprese

Ca faie sunna’ l’amore ‘e nnammurate

Adduorme a nenna mia ca sta scetata

E falla ‘nnamura’pe na bucia

Tu, luna luna tu, luna buciarda

Famme passa’sti pene ‘e gelusia

Sono i versi di una canzone resa famosa da Peppino di Capri negli anni ‘60 che racconta le pene della gelosia tra gli innamorati, con la Luna che di lassù li sta a guardare. O i viaggi di speranza di un pittore raccontati da William Somerset Maughan all’inizio del 1900 nel romanzo La Luna e sei Soldi e rappresentati dalla pittura di un campo di grano con la Luna che sorge da dietro le montagne dipinta da Van Gogh nel 1890.

Storie raccontate dai grandi della letteratura nel corso dei secoli. Storie di viaggi immaginari creati da artisti del pensiero, dalla penna di Ludovico Ariosto che racconta la pazzia di Orlando per il tradimento di Angelica e che  incarica Astolfo di andare sulla Luna per recuperare il senno dell’eroe cristiano. Ma la pazzia non abbonda sulla luna, scrive, “poiché essa è rimasta tutta sulla terra, custodita gelosamente dagli uomini”.

Notte stellata di V. Van Gogh

Notte stellata di V. Van Gogh

E sulla Terra continuano i viaggi fantastici della fantasia dei parolieri, dei cittadini di tutto il mondo, con i loro dialoghi segreti con la luna, le loro speranze perché conservi i loro desideri in eterno nel suo seno.

E ‘a luna rossa mme parla ‘e te,
Io lle domando si aspiette a me,
e mme risponne: “Si ‘o vvuó’ sapé,  ccá nun ce sta nisciuna…”
E i’ chiammo ‘o nomme pe’ te vedé,  ma, tutt”a gente ca parla ‘e te,
risponne: “E’ tarde che vuó’ sapé?!  Ccá nun ce sta nisciuna!…”
Luna rossa,  chi mme sarrá sincera?

Luna rossa,
se n’è ghiuta ll’ata sera senza mme vedé…
Ma la Luna, la confidente segreta del genere umano, in ragione di un progresso a volte discutibile, l’abbiamo infine sottratta alla sua “aura”, alla sua magia, con il viaggio degli astronauti sulla luna del 20 luglio 1969. Erano in tanti i curiosi, milioni e milioni, che vedevano per la prima volta le immagini del suolo lunare. Immagini che, in fondo, amaramente, hanno poi deluso quanti ne avevano un’immagine romantica, come del resto era stata declamata da sempre dai poeti del rinascimento e del romanticismo.

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?

La Luna struggente di Leopardi, la Luna Rossa di Gabriella Ferri, e poi quella delle favole, la SuperLuna, la Luna più bella, più grande;  la nostra Luna che rivedremo così grande e così illuminata, ormai, solo tra 18 anni, nel 2034.

Giuseppe Careri