Per la tragedia di Ustica si apre una nuova pagina: la Cassazione conferma il “depistaggio” e che possa essere stato un missile ad abbattere 33 anni fa il DC9 Itavia. Nuovo processo a Roma per determinare il risarcimento da parte dello Stato

Per la tragedia di Ustica si apre una nuova pagina: la Cassazione conferma il “depistaggio” e che possa essere stato un missile ad abbattere 33 anni fa il DC9 Itavia. Nuovo processo a Roma per determinare il risarcimento da parte dello Stato

Per la tragedia di Ustica ci fu depistaggio e ad abbattere il DC9 Itavia fu un missile. Lo ha stabilito la Cassazione che ha pure disposto un nuovo esame sulla vicenda affidandolo alla Corte di Appello di Roma. Occorrerà, infatti, un nuovo processo civile per valutare l’ammontare del danno provocato dai Ministeri della Difesa e dei Trasporti che con i loro comportamenti portarono prima alla chiusura e successivamente al fallimento dell’Itavia, di proprietà dell’ingegner Aldo Davanzali nel frattempo deceduto.

La Cassazione è tornata così ad occuparsi del disastro in cui morirono 81 persone la sera del 27 giugno del 1980 mentre da Bologna stavano per raggiungere Palermo, in una tranquilla serata di inizio estate. La Surema Corte, infatti, ha accolto il ricorso di Luisa Davanzali, erede di quell’Aldo che per tutto il resto della sua esistenza si è battuto come un leone, convinto sin dai primi minuti dopo l’incidente, evidentemente informato da chi “aveva saputo”, che il DC9 I-TIGI era finito in mare perché abbattuto da un missile. Alla famiglia Davanzali la Corte di Appello di Roma aveva detto no alla richiesta di risarcimento danni da parte dello Stato. Ora, con la sentenza della Cassazione, spira un’aria nuova, dal momento che il verdetto da torto ai Giudici di Appello, in quanto il giudizio di secondo grado “erra” ad escudere “l’eventuale efficacia di quella attività di depistaggio” e la causa del disastro.

Una sentenza che parrebbe poter dare giustizia dopo 33 anni di bocconi amari inghiottiti fino al 2005 da Aldo Davanzali pure accusato del disastro senza però mai esser stato processato, morto quell’anno, e ancora oggi dalle decine e decine di parenti delle vittime, mai rassegnati e che mai lo diventeranno. Aldo Davanzali dovette subire pure di tutto. Dal mattino che seguì il disastro, quando i pochi resti dell’aereo galleggiavano ancore tra le onde del Tirreno assieme ai corpi smembrati di una piccola parte delle vittime, fu accusato di utilizzare aerei vecchi e malridotti, poiché si sostenne che il DC9 era caduto per cedimento strutturale. E così poco dopo gli misero a terra l’intera flotta, con enorme piacere di “qualcuno” che non certo amava la sua crescente concorrenza. Accusa caduta poi miseramente anche per l’ira della americana Mc Donnell Douglas che aveva costruito il jet. Allora spuntò che si fosse trattato di una bomba, sempre per contrastare l’ipotesi missile che non piaceva proprio e che doveva esser in ogni modo contrastata. Ora, si dovrebbe davvero aprire un’altra storia.

Enrico Massidda