Dalla Siria all’Iran. Grandi manovre per “smilitarizzare” il Medio Oriente. Gli arabi chiedono conto anche ad Israele del suo arsenale nucleare

Dalla Siria all’Iran. Grandi manovre per “smilitarizzare” il Medio Oriente. Gli arabi chiedono conto anche ad Israele del suo arsenale nucleare

La crisi siriana potrebbe, paradossalmente, far individuare degli spiragli utili all’avvio di un lungo processo per giungere alla soluzione delle questioni più ampie che riguardano i rapporti dell’Occidente ed i paesi del Medio Oriente con l’Iran ed i suoi progetti di sviluppo nel campo nucleare.

Il nuovo Presidente iraniano Hassan Rouhani, già tra i più moderati e realistici negoziatori per l’Iran sulla questione, ha lanciato chiari messaggi sull’intenzione di modificare in maniera importante la strategia di Teheran, compreso l’atteggiamento in materia di nucleare.

In occasione della riunione dell’Assemblea Generale dell’Onu il suo Ministro degli esteri, Mohammad Javad Zarif, avrà al riguardo un incontro con lady Catherine Margaret Ashton rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea.

Siamo di fronte ad una possibile svolta? Vedremo. Quello che sembra certo è che a Teheran sembrano cambiare gli equilibri interni.

Guida suprema Ali Khamenei

Guida suprema Ali Khamenei


Rouhani appare intenzionato a svincolare sempre più il Governo dal condizionamento delle forze più estremiste, a partire dai Guardiani della Rivoluzione, e ad assumere alcune di quelle funzioni di responsabilità svolte finora dalla Guida suprema Ali Khamenei, tra cui spiccano le decisioni in materia di sviluppo dei progetti atomici iraniani.

Barack Obama ha dichiarato Martedì 17 Settembre di essere disposto ad aprire un dialogo con l’Iran dopo i segni distensivi venuti dai nuovi governanti di Teheran. Tuttavia, il presidente ha detto che l’Iran dovrebbe dimostrare la propria serietà interrompendo i progetti avviati sul nucleare militare.

Tutte le cancellerie stanno seguendo gli sviluppi in corso dopo i numerosi segnali lanciati dagli iraniani sulla disponibilità a trovare compromessi sui principali temi caldi che interessano la regione e ad imprimere una svolta alle trattative sul nucleare, prevedendo la chiusura dell’impianto di arricchimento dell’uranio di Fordow e permettendo agli ispettori internazionali di controllare la rimozione delle centrifughe.

Fordow

Fordow


Questa è l’intenzione che il tedesco “Spiegel” attribuisce a Rouhani citando fonti di intelligence.

Israele, anche, sta seguendo attentamente tutto l’evolversi della situazione. Ciò che riguarda l’Iran ed il Medio Oriente ha contraccolpi immediati sul paese ebraico. Una sorta di “bonifica” della regione dalle armi chimiche e nucleari non può non interessare e coinvolgere anche Tel Aviv.

I paesi arabi, tanto per fare un esempio, hanno chiesto che parlando di denuclearizzazione dell’Iran, cosa da loro fortemente voluta, si affronti anche la questione dell’atomo in mano degli israeliani. Gli israeliani, in realtà mentre hanno creato il centro di produzione di energia civile nucleare di Dimona, hanno sempre negato di avere la bomba atomica.

Dopo aver provato invano ad indire una conferenza internazionale sulla liberalizzazione della regione dalle armi atomiche, lo ricorda anche il “Jerusalem Post”, gli stati arabi hanno proposto una risoluzione in sede di Agenzia nucleare internazionale, AIEA, per esprimere la preoccupazione sulle ” capacità nucleari israeliane”.

Centro nucleare di Dimona

Centro nucleare di Dimona


Gli arabi, in sostanza, chiedono ad Israele di aderire ad un patto globale contro le armi atomiche e porre i suoi impianti nucleari sotto il controllo dell’AIEA.

La mossa araba, però, ha provocato la reazione degli Stati Uniti secondo cui la risoluzione presentata non favorirebbe il lavoro in corso per giungere all’obiettivo di creare una zona denuclearizzata completamente. “Mina, invece, sostiene Joseph Macmanus del Dipartimento di Stato Usa, gli sforzi verso un dialogo costruttivo per raggiungere questo obiettivo comune”.

John Balcony