Renzi é pronto a fare il Segretario del Pd Ma gli altri non sembrano proprio d’accordo
Matteo Renzi va alla Festa del Pd di Genova e dice che sta facendo un “pensierino” sulla sua candidatura a fare il Segretario del Partito. Non è che penserà, davvero, di essere molto creduto sul fatto che questo sia un “pensierino” sbocciatogli in testa solamente nella notte tra il 31 Agosto ed i primo di Settembre 2013?
Tutti sanno che, in realtà, lui ci sta pensando, e come, da un bel pezzo. E’ costretto, però, a mettere ancora un po’ le mani avanti quando dice che devono essere gli elettori a scegliere. Egli sa infatti che nessuno nell’apparato del partito gli sta srotolando tappeti rossi.
Anzi, semmai, c’è chi è già pronto a sbarrargli la strada con Enrico Letta che, in fatto di popolarità interna al partito, non sembra oggi essere da meno del Sindaco di Firenze.
E’, appunto, questo il problema di Renzi. Nemo profeta in Patria. Mentre egli, in teoria, conta su un grande sostegno tra chi non vota Partito Democratico, è molto più debole internamente al partito. Anche se c’è da dire che negli ultimi tempi, almeno a parole, sono arrivati in suo sostegno ex grandi capi, come d’Alema e Veltroni, i quali si muovono in una logica che, però, potrebbe anche finire per non combaciare completamente con la strategia di Matteo Renzi.
Questi, infatti, oggi punta alla Segreteria perché è l’unico modo per arrivare a Palazzo Chigi, che resta il suo vero obiettivo ed al quale non può ambire altrimenti visto sia il vecchio Statuto del partito, sia la situazione in cui si trova dopo l’avvento di Enrico Letta alla guida del Governo.
Una certa ala dei più vecchi, invece, punta ad un’accoppiata, in America si chiamerebbe un “dream ticket”, che consenta di distinguere le due cariche, anche per bilanciare, come accade oggi con l’accoppiata Letta- Epifani, entrambe le due principali anime interne: ex comunisti ed ex Dc.
Si sa da un pezzo che Massimo D’Alema, ad esempio, ha già scelto per la segreteria del partito di appoggiare Cuperlo il che garantirebbe, così, un adeguato gioco di bilanciamento.
Matteo Renzi, invece, e per questo qualcuno comincia a chiamarlo il “berlusconino”, punta chiaramente a liberarsi dei vecchi “giochi” della nomenclatura del partito e ad innestare sul vecchio tronco del Pd un nuovo modo di fare politica e di presentarsi sulla scena del Paese.
In questo senso deve essere vista anche la sua invettiva contro le correnti. Da buon fiorentino, probabilmente, deve avere familiarità con la vecchia esperienza di Amintore Fanfani che, una volta raggiunto i vertici della Dc e del Paese, anche grazie ad una corrente organizzatissima, ad un certo punto cominciò ad evocare la necessità che il partito superasse il correntismo. Però, Matteo Renzi dovrebbe informarsi anche su come andò a finire. Fecero fuori Fanfani e gli altri si tennero le loro correnti!
Oggi, gli avversari interni hanno facile gioco nell’ironizzare con Matteo Renzi, come ha fatto l’ex Segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che invita il Sindaco di Firenze a cominciare a sciogliere la sua di corrente.
In ogni caso, si sta per giungere al dunque dentro il Partito perché è il momento di fissare le regole che definiranno la contesa interna. Prima passando dall’Assemblea Nazionale prevista per settembre, poi con il Congresso che dovrebbe tenersi a Novembre.
Quelli del Pd continuano anche rintuzzare le sortite del Pdl sul caso Berlusconi. Ma su questo versante per loro è tutto più facile. Non hanno alcuna intenzione di assecondare il capo del Pdl e, pertanto, assicurano tutti che saranno compatti come un sol uomo a votare perché Berlusconi sia considerato decaduto da senatore, così come previsto dalla Legge Severino.
Neppure l’iniziativa di Luciano Violante è servita a smuovere granché. Anzi è servita solo a ridurgli i consensi interni ai suoi se e quando si tratterà di votarlo per la Corte Costituzionale.
Giancarlo Infante